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 2016  aprile 05 Martedì calendario

Iannone si sta rovinando giocando a fare il cattivo

Quanto passa tra una domenica (quasi) perfetta e un mezzo disastro? Un centinaio di metri o poco più. «Poteva essere una giornata meravigliosa, la doppietta di Davies in Superbike, la vittoria di Mercado in Supersport e noi che in quel punto eravamo secondi e terzi, ma invece lì non siamo mai arrivati», raccontava deluso domenica Gigi Dall’Igna, indicando col dito prima la penultima curva e poi il traguardo. Dalla gioia alla disfatta in un respiro, il tempo di vedere dall’elicottero l’immagine della Ducati di Andrea Iannone che travolge come fosse un birillo la Desmosedici GP gemella di Andrea Dovizioso. Game Over.
«Se uno può vincere deve provarci, ma se non può permetterselo, deve mettersi in testa che terzo è un bel risultato», è la lezione che il direttore generale di Ducati Corse ripete a chi gli chiede un’opinione e che nei prossimi giorni, magari in modi meno calmi di quelli che si autoimpone con la stampa, ripeterà ad Andrea Iannone. «Parlare a caldo non è mai giusto, lo faremo con calma», promette Dall’Igna. «Il più dispiaciuto è sicuramente Iannone – aggiunge Paolo Ciabatti, d.s. della rossa —. La possibilità di un grande risultato, la consapevolezza di avere una moto molto competitiva, che anche qui se l’è giocata alla pari con Yamaha e Honda, ti dà la voglia di mostrare quello che sai fare, ma serve l’attenzione giusta. Andrea è veloce, ma deve imparare a essere costante e a sapersi accontentare quando il risultato è il podio. Vero che secondo è meglio che terzo, ma terzo è meglio che finire per terra».
Soprattutto se, per la tua foga, nel baratro assieme a te trascini il tuo compagno. «Lo sapevo che era lui, lo sapevo quando sono stato centrato. È il numero uno», trovava la maniera di sorridere Dovizioso prima di lasciare il circuito. Arrabbiato sì, ma sempre in completo autocontrollo, il forlivese, come dimostra la scena al momento del contatto: sbalzato a terra, mentre sta ancora scivolando nella via di fuga Dovi si vede davanti il compagno e istintivamente alza il pollice come per complimentarsi. «Avrei potuto arrivare ad Austin da secondo nel Mondiale, due Ducati erano già sul podio e invece abbiamo raccolto zero punti. È inaccettabile quel che ha fatto». In un momento in cui sulla Desmosedici si agita lo spettro di Jorge Lorenzo, molto addentro a una trattativa con Borgo Panigale per lasciare la Yamaha, la lotta per la supremazia interna tra i due Andrea assume ancor più rilevanza. «Io non ho questi pensieri in sella, non mi preoccupo, non mi interessa. Quello che voglio è far bene, concretizzare il potenziale mio e della moto, se non ci riesco vuol dire che non me la merito – respinge le accuse Iannone —. Quello che è successo fa male, ho causato una cosa negativa a me, al mio compagno e a tutti i ragazzi della squadra. Non doveva succedere, spero non accada più».
È innegabile, però, che gli errori che hanno condizionato l’avvio di stagione di Iannone possano portare a riflessioni sia in Ducati, sia in Suzuki, sulla sua reale capacità di sbocciare come top rider e la faccia glaciale di Carlo Pernat, il suo manager impegnato su più tavoli delle trattative, nel dopo corsa raccontava più di molte parole. Al contempo, l’ottimo inizio che avrebbe potuto pareggiare quello 2015, ha risollevato le quotazioni di Dovizioso, che a suo tempo ha accettato la sfida Ducati dopo lo tsunami Rossi e, Dall’Igna lo ha ricordato più di una volta, è stato fondamentale a livello di indicazioni per portare la Desmosedici al livello (o quasi) di Yamaha e Honda. «Ma questi non sono errori decisivi, le qualità di Iannone non si giudicano solo da questi due avvenimenti – riprende Ciabatti —. E noi non abbiamo fretta di decidere per il 2017, non ce l’ha ordinato il medico. Certo, ci guardiamo intorno, parliamo con altri piloti e, se succede che scegliamo qualcun altro, restano comunque altre 16 gare nelle quali i due piloti dovranno pensare a fare il loro lavoro, ma anche l’interesse della Ducati».
Ancora più schietto Dall’Igna. «Qui non c’è una poltrona per due, siamo qui per vincere il campionato del mondo e loro due sono qui per questo, non mi servono altri ragionamenti. La squadra è compatta, i piloti fanno ovviamente il loro interesse, ma deve prevalere quello Ducati, che ci paga. Questa gara poteva essere da incorniciare, ma se devo guardare al lato tecnico, dico che dove nel 2015 eravamo in difficoltà ora la moto è molto più equilibrata. Vedo un potenziale maggiore. Adesso ce la giochiamo in parità, questo va sottolineato. E voglio ripartire da qui».