La Stampa, 5 aprile 2016
Nel centro anziani, tra chi è in pensione da 36 anni: «Mi danno 600 euro al mese, se li prendano pure»
La peggior offesa per un pensionato da mille euro al mese? «Rinunciare a un soldo. Anche uno soltanto. Sono nostri, sono il frutto del nostro lavoro».
Centro anziani di via Pertengo, zona popolare di Torino, proprio ai confini di uno dei quartieri più multietnici della città, Barriera di Milano. La proposta targata Boeri scatena una sola reazione: la rabbia. Perché? «Perchè noi pensionati siamo quelli che paghiamo per tutti». E anche 50 euro l’anno in meno fanno al differenza, se nella tua vita riesci solo a fare l’elenco delle rinunce. Come quella di quest’uomo di 82 anni che di nome fa Vittorio Gagliardi, operaio in pensione dal ’94 che dice: «Io non vado a mangiare una pizza da anni. Per risparmiare la fa in casa mia moglie. E poi senti parlare di diritto acquisito per il vitalizio dei politici e noi dobbiamo fare i salti mortali anche per mangiare. Lo sa che la spesa la facciamo in base alle offerte dei supermercati: un giorno da Auchan l’altro da Mercatò, l’altro al Carrefour. Con mille euro e le spese di condominio da pagare, 50 euro sono una ricchezza». Già, fanno al differenza anche soltanto se devi comperare un regalo a un nipotino. Possibile? Raffaele Delli Santi, 79 anni, in pensione da 24 anni, il mese scorso ha rinunciato ad andare ad un battesimo. «E come lo compravo il regalo? E non è l’unica rinuncia, sa. Nel condominio dove vivo abbiamo deliberato di non mettere le termovavole perchè costano 100 euro a termosifone. Chi ce li ha tutti quei soldi?» Già i soldi. Antonio Ferrara, in pensione da 30 anni è tutta la vita che rinuncia: «Non ho mai nemmeno avuto un’automobile perchè volevo comprare la casa. E dire che ho sempre lavorato: 33 anni alla Ceat. Ma ho sempre risparmiato su tutto. E oggi anche pochi euro al mese fanno la differenza per quelli come me». «Io all’Inps non voglio proprio dare nulla. Li vadano a prendere da un’altra parte i soldi» tuona Giovanni Spiri, ex operaio, in pensione da 32 anni. «Io sono entrato in fonderia che avevo 25 anni. Guadagnavo 55 mila lire al mese. E adesso, alla mia età, devo rinunciare ancora? Ma un po’ di serietà da queste persone non c’è?» Ma in fondo sarebbe un sacrificio che fa per i figli, sebbene indiretto. «Guardi, mio figlio la pensione non la prenderà mai. Ha lavorato per anni in un posto dove non versavano i contributi. Che aiuto posso dargli io con i miei pochi euro decurtati? E chi aiuta me? Mia moglie era una casalinga. Non ha diritto alla pensione. Campiamo con i mille e 200 euro al mese della mia». Riuscite ad andare in vacanza? «Qualche giorno al mare con il Comune, se riusciamo a prenotarci. Sennò ce ne stiamo a casa».
In questo angolo di Torino che raccoglie quasi 300 pensionati, trovare uno che non si scandalizzi per la proposta di Boeri è complicato. Ci prova, più per rassegnazione che per convinzione, Selvino Biolcati, 90 anni compiuti, ritirato dal lavoro nel 1980. Ovvero, uno di quelli con 36 anni di pensione percepita. Racconta: «A me danno 600 euro al mese. Se vogliono prendermeli me li prendano. Tanto che posso farci? E poi, alla mia età, che esigenze posso ancora avere?» E come fa a vivere con quella cifra e una moglie che non ha l’assegno dell’Inps? «Guardi, i vecchi hanno meno esigenze: mangiano meno, consumano di meno. Io anche se ho solo 600 euro non muoio di fame. Non ho più l’automobile. E per le spese extra ci sono i risparmi». E ce la fa? «Sì certo, ma il conto si prosciuga un po’ all volta. Ma tanto io sono vecchio». Angela Bortot, 80 anni e una vita passata a fare la barista adesso è furibonda: «Sarà anche vero che abbiamo meno esigenze. Ma i conti chi ce li paga? Per fortuna che ho un figlio in Australia. È lui che aiuta me quando ci sono le spese di condominio da saldare».