La Stampa, 5 aprile 2016
Come Dante ha conquistato l’America
E così, quel patriota rivoluzionario indipendentista di Dante Alighieri conquistò finalmente l’America. Queste parole possono sembrare singolari a noi italiani, ma spiegano bene la fortuna del poeta negli Stati Uniti, dove ormai si vendono anche i videogiochi ispirati alla sua opera, oltre al popolarissimo romanzo di Dan Brown. Lo conferma Christian Dupont, Burns Librarian al Boston College e segretario della Dante Society of America, che venerdì interverrà all’apertura della mostra della PrPh a New York, con una relazione sul collezionismo dantesco negli Usa.
«Fino ai primi dell’800, l’autore della Divina Commedia era quasi sconosciuto in America, a parte qualche studio a Harvard. Poi l’afflusso degli immigrati nell’area di Boston e New York, alcuni molto importanti sul piano culturale come il librettista di Mozart Lorenzo Da Ponte, cambiò il panorama. Gli americani avevano molta simpatia per il Risorgimento italiano, in cui rivedevano la loro lotta per l’indipendenza, e interpretarono Dante soprattutto come un poeta filosofo precursore di questo movimento. La traduzione della Commedia che Henry Wadsworth Longfellow pubblicò nel 1867, poi, servì a diffonderla e renderla popolare». Anche autori come Melville citavano Dante, «ma negli Usa veniva visto come un poeta e filosofo morale, perché sull’aspetto religioso della sua opera gravava la tradizionale riserva degli americani verso il Papato, visto come un governo capace di interferenze esterne». Piuttosto, il viaggio verso il Paradiso «era interpretato come un percorso di liberazione personale, basato su valori universali che avevano alimentato anche il desiderio di emancipazione degli americani».
Durante il periodo della Rivoluzione industriale, «Dante era stato letto anche come una chiave per riscoprire il Medioevo, in contrapposizione all’industrialismo promosso dalla rivale Inghilterra, mentre nei primi anni del ’900 era prevalsa l’interpretazione di T.S. Eliot e il modernismo non aveva rappresentato il momento di maggior fortuna per l’Alighieri». Dopo la Seconda guerra mondiale, invece, era cominciata la riscoperta definitiva negli Usa, «con studi legati alla lingua, la poesia, la filosofia di Dante, e la capacità di anticipare il Rinascimento».
Ormai Alighieri è ovunque, dalla collezione costruita da Daniel Fiske alla Cornell University, di cui parlerà Dupont, al videogioco Dante’s Inferno pubblicato nel 2010: «“Lasciate ogni speranza voi ch’entrate” resta il verso più famoso anche negli Usa, mentre le immagini più popolari sono sicuramente quelle dell’artista francese Gustave Doré. Dante si studia dai licei fino alle università di Harvard e Yale, passando per Princeton, Berkeley. Poi ci sono collezioni molto nutrite come quella di Cornell o Notre Dame. Oggi il suo successo, oltre ai fenomeni più popolari, sta proprio nella complessità dell’opera, che lo fa percepire come una guida per il viaggio filosofico, morale e spirituale degli esseri umani».