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 2016  aprile 05 Martedì calendario

Dall’America un nuovo commento alla Commedia di Dante con le illustrazioni di Matteo Pericoli

La Commedia è uno dei testi più commentati della letteratura occidentale. E anche uno dei più disegnati, fin dalle prime edizioni a stampa. Ma, commenti a parte, nessun disegno è mai riuscito a coglierne se non singoli aspetti, i personaggi, i gironi o parti della complessa architettura. L’inseguimento continua. Ora ci prova Matteo Pericoli, con una delle sue grandi panoramiche. Non si tratta più del profilo di una città (da Londra a New York a Torino) come ci aveva abituato. Qui è questione di una molteplicità di piani, dalla terra all’Empireo.
La mappa di Pericoli fa da sfondo a un nuovo commento della Commedia (Loescher) destinato alle scuola superiori, a cura di un illustre dantista americano, Robert Hollander, e del suo collega italiano alla Princenton University Simone Marchesi, che lo ha editato e contestualizzato alla nuova destinazione. Il commento (monumentale, e molto innovativo nel campo degli studi danteschi) era già apparso nel 2011 per l’editore Olschki, tre volumi con una finalità squisitamente accademica. Questo è invece per gli studenti e dunque, in pratica, «per tutti», come spiega dall’America Marchesi, ma la scommessa rimane la stessa: consegnare al lettore un Dante sorprendente.
Non «diverso» da quello che in Italia si è sempre studiato, ma letto da una diversa prospettiva, che a noi fatalmente è sempre sfuggita mentre nel mondo anglosassone è fondamentale. Là Dante esiste perché risponde a un’esigenza di senso. «La cifra ermeneutica della Commedia è propria questa: a ogni passo ci chiede di scegliere, di fare una scelta etica. Le grandi domande sono davanti a noi, e sono contemporanee. Ne era ben conscio anche lui, quando pensava a “coloro / che questo tempo chiameranno antico”», dice il dantista citando il Canto VII del Paradiso.
Il commento di Hollander è riconosciuto come il punto più alto di questa ermeneutica, in un momento storico in cui l’America è diventata capofila degli studi danteschi. Quanto alla topografia non potrà darci risposte definitive. Perché Dante, ricorda Marchesi, offre misure precise, distanze e triangolazioni, ma il risultato, se si tenta di calcolarlo, è sempre assurdo. «E lo sapeva benissimo». Insomma, lo ha fatto apposta. «Ci sono modelli per rappresentare al computer la sua idea di iper-sfera, ma forse non ci portano da nessuna parte. Perché nella Commedia si passa dal mondo fisico a quello metafisico». È stata disegnata all’infinito, ma l’architettura generale, il tentativo di renderne intelligibile lo schema, con la modernità si è appiattito «sulla didascalia», conclude Marchesi.
La scommessa di guardare a questa complessa topografia dell’anima immaginando di farlo attraverso gli occhi del poeta, e con la matita di un artista, torna all’origine della tradizione.
Mario Baudino

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Le difficoltà nel realizzare un disegno dell’intera cosmologia dantesca possono dividersi in due gruppi: il primo comprende quelle legate al contesto, doversi cioè confrontare con una mastodontica e secolare mole iconografica; l’altro contiene questioni tecniche, cioè il tentativo di risolvere problemi pratici legati alla rappresentazione di nodi narrativi apparentemente impossibili da mostrare in un unico disegno.
Del primo gruppo vale forse solamente la pena dire che un anno di ricerche è servito a identificare quelli che sarebbero poi diventati i problemi pratici da affrontare, quelli cioè del secondo gruppo.
Delle tre cantiche, come molti sanno, l’Inferno è quella descritta meglio dal punto di vista strutturale. Se chiudiamo gli occhi, possiamo immaginare un disegno a imbuto con i cerchi che vanno restringendosi dall’alto verso il basso, dove Gerusalemme è in cima e Lucifero al centro della Terra. In pratica, stiamo visualizzando una sezione trasversale di mezza sfera terrestre, nella quale Gerusalemme, appunto, sta in alto, Gibilterra a sinistra (Occidente) e il Gange a destra (Oriente).
Ma se la norma è di rappresentare tutto ciò in sezione, come mostrare nello stesso disegno la prosecuzione del viaggio dei due protagonisti che dai piedi di Lucifero al centro della Terra, ruotando di 180 gradi, si snoderà poi verso il Purgatorio, cioè sulla superficie della Terra, senza mostrare anche il Purgatorio in sezione? E sulla porta di accesso all’Inferno, come far notare la transizione tra mondo «reale», quello superiore (dove si trova la selva), e mondo inferiore? Se si mostra la transizione, si deve per forza mostrare anche il mondo superiore.
E, proseguendo, come mostrare il viaggio di Dante e Beatrice attraverso i cieli, le stelle fisse e il primo mobile, per poi «atterrare» sull’ulteriore dimensione celeste (slegata e indipendente dalle tre dimensioni dei mondi finora attraversati) della rosa candida, delle gerarchie angeliche e di Dio?
Queste sono alcune delle tante e tormentate domande che inevitabilmente ci si trova ad affrontare nel tentativo di far stare un gigantesco «tutto» in un unico disegno. Domande alle quali ho cercato di dare delle risposte con omissioni, tratteggi, sezioni, piccoli trucchi e bugie narrative (fatti di prospettive che cambiano, angoli nascosti, vedute non possibili) che fortunatamente il disegno permette di raccontare.
Anzi, bugie che forse il disegno spinge a raccontare quando ci si butta in un’avventura ben più grande di noi.
Matteo Pericoli