La Stampa, 5 aprile 2016
Le centrali nucleari e l’Europa, costi e rischi
Fino al 2050 l’Unione europea andrà avanti con le sue centrali nucleari e per la Commissione Ue non è certo un problema. Piuttosto, scrive in una comunicazione rivolta ai ventotto governi dell’Unione, la preoccupazione è che ci sono tanti reattori nuovi in progettazione e troppi impianti (e scorie) ancora in attesa di essere eliminati. Un problema e un rischio, questo, se si considerano anche le minacce del terrorismo internazionale, come ricordano gli attentati di Bruxelles del 22 marzo.
Due giorni dopo gli attacchi bomba undici persone sono state private del badge di accesso al sito di Tihange, in Vallonia. L’esecutivo comunitario avverte: «Chi sceglierà di continuare con il nucleare dovranno garantire i più alti standard di sicurezza possibile».
Paura dei terroristi
I tecnici di Bruxelles ammettono i ritardi. «C’è da investire in sicurezza», per evitare disastri come quello del 2011 a Fukushima, in Giappone, e i kamikaze. Il nodo è soprattutto economico. La Commissione Ue stima che ci vogliono almeno 253 miliardi per liberare l’Europa da centrali in disuso da smantellare (123 miliardi) e dalle scorie (130). Permettere ai siti attivi di produrre fino al 2050 costerà invece tra i 45 e i 50 miliardi. Non è un caso, allora, se degli 89 reattori da archiviare ne siano stati demoliti appena tre, tutti in Germania. Anche perché, come nel caso italiano, non sempre ci sono fondi, e le risorse vanno reperite altrove.
Per ragioni di indipendenza e diversificazione delle fonti, basse emissioni e costi minori di altre tecnologie, il nucleare «continuerà a essere un importante componente del mix energetico europeo fino al 2050». Quattro nuovi reattori sono attualmente in costruzione in Finlandia, Francia e Slovacchia, mentre sempre in Finlandia, in Regno Unito e Ungheria sono in corso le assegnazione delle licenze per nuovi impianti a cui aggiungeranno quelli annunciati da Bulgaria, Lituania, Repubblica Ceca e Romania.
In un momento in cui in Italia si dibatte la necessità di investire sul petrolio e le trivellazioni in mare, non ritenute sostenibili né sicure, in Europa torna a porsi la questione della sicurezza dell’energia nucleare. «Insieme dovremmo essere in grado di capire come cooperare e garantire l’uso più sicuro degli impianti», sostiene il Commissario per l’energia e l’azione sul clima, Miguel Arias Cañete. Al di là dei condizionali, non certo rassicuranti, resta da capire se si saprà pagare per eliminare scorie e siti obsoleti.