5 aprile 2016
Harry Potter, impiegato del ministero e con tre figli. Il 31 luglio esce l’ottavo volume della saga
Eleonora Barbieri per il Giornale
Dopo la battaglia finale, c’è un posto in ufficio. Dopo il bagno di sangue, un cartellino da timbrare, e scartoffie e pratiche e incarichi a non finire. Harry Potter ha vinto la sua guerra, ha sconfitto il nemico, Lord Voldemort, e ha ucciso anche un po’ se stesso, quella parte di se stesso in cui il Signore Oscuro si era insinuato, ed è risorto, come un immortale, dopo una visitina nel cielo dei suoi maestri e dei suoi antenati. Ha perso molti cari, ha sofferto, ha visto e superato perfino la morte. Harry Potter, l’eroe, ora è un impiegato. Lavora al ministero della Magia, ha tanto da fare: come un bravo funzionario, ligio e responsabile. Un travet dell’immaginario. Dall’empireo dei salvatori del mondo (magico e babbano) e ritorno, nella quotidianità della routine, del posto fisso, della famiglia da mantenere. A casa sono in cinque: Harry, la moglie Ginny, i figli James Sirius, Albus Severus e Lily Luna. La cicatrice, quella lasciata da Colui che non può essere nominato, non fa male da anni. Da diciannove per la precisione, quando il nemico è morto, nella battaglia di Hogwarts. È lì, alla scuola di magia, che i figli di Harry devono andare.
Siamo rimasti tutti al binario nove e tre quarti, stazione di King’s Cross, Londra. L’epilogo di Harry Potter e i doni della morte, il settimo libro della saga. L’ultimo, disse J. K. Rowling. Che però aggiunse: «Mai dire mai». Disse anche: «So che cosa succederà dopo». Dopo che l’eroe si è salvato, dopo che lei non è riuscita a ucciderlo. Però. Se avesse scritto un altro libro – aveva precisato – forse il protagonista non sarebbe stato lui. Ora che l’ottavo libro è realtà, si sa che Harry Potter è alle prese con la normalità di una vita da impiegato statale, che il titolo è Harry Potter and the Cursed Child (cioè «il bambino maledetto») e che sarà in due parti. Uscirà il 31 luglio (giorno del compleanno di Harry e di J. K. Rowling), il giorno dopo la prima teatrale dello spettacolo omonimo, di cui è la sceneggiatura, e che andrà in scena sul palcoscenico del Palace Theatre di Londra. In Italia – spiega Salani, l’editore che ha pubblicato tutti i libri della serie – arriverà «non appena sarà tecnicamente possibile», mentre l’e-book sarà pubblicato da Pottermore, che è l’«editore digitale globale» di Harry Potter.
Il testo teatrale, oltre alla firma della Rowling, porta quella di Jack Thorne (sceneggiatore e produttore) e del regista teatrale John Tiffany. Si dice che Tiffany e la Rowling si siano conosciuti nel 1995, due anni prima della pubblicazione del primo libro, Harry Potter e la pietra filosofale (che nel 2017 festeggerà i vent’anni), quando lei ancora scriveva nei caffè di Edimburgo, e frequentava anche un locale vicino al Traverse Theatre, dove il regista lavorava all’epoca. Vent’anni dopo si sono ritrovati per realizzare insieme uno spettacolo che ha stabilito il record di biglietti venduti per il West End londinese: 175mila in ventiquattro ore. Spiega Tiffany che volevano «riportare indietro l’oscurità», e questo significa, forse, che l’eroe non è proprio anestetizzato. Che, come sempre nel mondo di J. K. Rowling, la magia e la normalità non sono antitetiche: sono la stessa storia. Solo che, magari, i protagonisti sono un po’ cambiati. Harry è invecchiato: ha 36 anni. Ma l’eroe può invecchiare? Può mettere in un cassetto la sua bacchetta, quella gemella (ma diversa) di Lord Voldemort? Potter, che non ha mai amato la fama, che ha sempre schivato il potere e la burocrazia e le istituzioni, è diventato un Auror, un difensore dalle arti oscure. E però, se nel mondo l’Oscurità è stata cacciata via...
Forse non è così. Forse a sperimentarlo, questa volta, sarà il figlio minore di Harry: Albus Severus. Lui si chiama come il maestro di Harry, il preside di Hogwarts Silente; e come Piton, «l’uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto» come lo ha definito Harry. Albus Severus, l’ultima (e la prima) volta che l’abbiamo incontrato, nell’epilogo del settimo libro, stava per salire sull’Hogwarts Express, il treno dei piccoli maghi, per il primo anno di scuola. Aveva i suoi dubbi: in quale casa l’avrebbe spedito il Cappello parlante? Albus ha il peso del destino del padre e del suo nome sulle spalle. Ha il peso del passato, che non è mai chiuso nel cassetto: la cicatrice di Harry è sempre sulla sua fronte. C’è un padre che vorrebbe la normalità di una vita banale, e forse l’aveva anche trovata. C’è un figlio che non vuole l’anormalità del padre, ma forse non può sfuggire al male che non se ne è mai andato. C’è una maga, soprattutto. Si chiama J. K. Rowling. Ha detto di sé: «Credo nel duro lavoro e nella fortuna». Una travet della scrittura che è diventata un’eroina. E, se il suo eroe è nella mezza età, è perché non ha voluto renderci tutti orfani. Harry Potter è invecchiato: come la Clodia di Catullo, aveva sempre avuto le sue rughe, ma solo la sua mamma, J. K., poteva intravederle. In fondo Harry voleva soltanto una famiglia che gli volesse bene, giocare a quidditch, divertirsi con gli amici. È l’oscurità che gli è piombata addosso, inaspettata. Potrebbe succedere di nuovo.
Fiorella Iannucci per Il Messaggero
Lo avevamo lasciato al binario nove e tre quarti mentre salutava i suoi figli che partivano per la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts in I doni della morte, ultimo atto della saga più letta al mondo. Sette libri e otto film dopo, lo ritroveremo nell’ottavo capitolo, Harry Potter and the Cursed Child (Harry Potter e il bambino maledetto) che sarà pubblicato in Italia da Salani. Lo ha annunciato ieri, alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna, Luigi Spagnol. «Anche se possiamo dire di non essere mai del tutto usciti dal mondo di Harry Potter – ha sottolineato il presidente della casa editrice – l’idea di poterci immergere un’altra volta in quelle magiche atmosfere con un nuovo episodio della saga ci riempie di gioia e di trepidazione. Come fans di Harry Potter, siamo molto grati a J.K. Rowling per questo inatteso regalo; come suo editore italiano, siamo riconoscenti e orgogliosi per la fedeltà che ci ha sempre dimostrato».
L’ottavo capitolo della saga, in realtà, è la trascrizione dello spettacolo teatrale omonimo che debutterà il 30 luglio prossimo al Palace Theatre di Londra, con la regia di John Tiffany, e che la Rowling ha scritto con il drammaturgo britannico Jack Thorne e lo stesso Tiffany. Il giorno dopo il debutto, uscirà in volume (dall’editore Little Brown in Gran Bretagna, da Scholastic negli Usa, da Hachette in Australia. E da noi? «Non appena sarà tecnicamente possibile», si legge in una nota della Salani. Che precisa che «l’ebook italiano del testo teatrale sarà pubblicato da Pottermore, l’editore digitale globale di Harry Potter e del Magico Mondo di J.K. Rowling e uscirà in contemporanea con il libro pubblicato in Italia».
Certo è che ancora una volta l’autrice britannica si dimostra perfetta promotrice di se stessa. Niente è lasciato al caso. A cominciare dalla data di pubblicazione del nuovo volume di Harry Potter: il 31 luglio 2016, giorno del suo 51° compleanno. È avvenuto sempre, per tutti e sette i libri della saga, a partire dal 1997.
Il gioco degli annunci centellinati (lo scorso dicembre quello dello spettacolo teatrale, a febbraio la conferma dell’uscita del libro attraverso il sito pottermore.com) ha avuto l’effetto di riaccendere l’interesse di lettori e media.
Si conoscono i nomi degli interpreti principali della pièce teatrale, Jamie Parker nel ruolo di Harry, Paul Thornley in quello di Ron Weasley e Noma Dumezweni, attrice inglese di origine africana, nella parte di Hermione Granger (una scelta, quest’ultima, infelicemente contestata da alcuni fans del maghetto, difesa invece dalla Rowling, che in un tweet sull’amica del cuore di Harry Potter ha affermato: «Canone: occhi marroni, capelli crespi e molto sveglia. La pelle bianca non è mai stata specificata. Rowling ama l’Hermione nera»).
Ma ben poco trapela sulla trama dello spettacolo e del libro. Di sicuro Harry Potter non sarà come lo abbiamo letto né come lo abbiamo visto al cinema. Lo rincontreremo infatti diciannove anni dopo gli eventi narrati nell’ultimo episodio della saga, ormai adulto, marito e padre di tre figli in età scolare. È un impiegato del Ministero della Magia, oberato di lavoro, diviso tra ufficio e famiglia. Mentre Harry Potter fa i conti con un passato che si rifiuta di rimanere tale, il figlio minore Albus (sì, proprio come Silente, l’indimenticabile preside della scuola di magia di Hogwarts) deve lottare con il peso dell’eredità familiare che non ha mai voluto. E sarà proprio il giovane Potter a dover fronteggiare nuove e oscure forze del male. Non si chiameranno Voldemort, ma siamo certi che J.K. Rowling non deluderà i suoi fans. Del resto già dalle scarne notizie sulla trama dell’ottavo libro si intravede una nuova possibilità: il conflitto tra padre e figlio. Che, per sua fortuna, l’orfano Harry non ha mai dovuto affrontare ma che coinvolgerà di sicuro milioni di lettori adolescenti. Perché proprio questo ha fatto la fortuna di J.K. Rowling: raccontare, trasfigurandole con la sua vivida immaginazione e in un linguaggio sontuoso e accattivante (si pensi solo ai dormitori di Hogwarts, Serpeverde, Tassodoro, Corvonero e Grifondoro, o al Quidditch, il calcio che si gioca su manici di scopa), le situazioni più comuni riservate a noi Babbani. L’amicizia, la scuola, la rivalità con i compagni e quella con e tra gli adulti. La faticosa ma indispensabile scelta del Bene, l’amore, la morte. E i conflitti generazionali. Appunto.