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 2016  aprile 05 Martedì calendario

Atene può ancora fallire, soprattutto se la Lagarde e la Merkel non si mettono d’accordo

C’è sempre un complotto che agita le scelte dei governanti greci nei momenti cruciali. Atene ha poco più di un mese per un accordo con i creditori internazionali sulla verifica delle riforme attuate o da realizzare entro l’anno. Un mese per trattare nuove richieste (una manovra da 5,4 miliardi) del quartetto dei creditori (Commissione, Bce, Fondo monetario, European Stability Mechanism ossia, ancora una volta, i governi europei). Poi l’Europa aspetterà l’esito del referendum (il 23 giugno) sulla Brexit. E cosa accade quando si hanno i giorni contati? Accade che WikiLeaks rivela i contenuti di una conversazione telefonica tra il capo europeo del Fondo monetario, Paul Thomsen, e i suoi corrispondenti ad Atene, nella quale i tecnici danno sfogo alla frustrazione per la lentezza dei negoziati, le resistenze tedesche sul taglio del debito, la linea filogreca di Bruxelles... La conversazione avrebbe prefigurato anche l’uscita di scena del Fondo stesso. Con la constatazione che «nel passato c’è stato solo un momento in cui una decisione è stata presa ed è stato quando stavano per finire i soldi e rischiavano il default. E questo potrebbe accadere di nuovo». Nel weekend, dinanzi al «complotto», il governo di Alexis Tsipras ha reclamato la conclusione immediata del negoziato. La replica del direttore del Fondo, Christine Lagarde, fa ben capire cosa pensano a Washington del complotto. Lagarde chiede al governo Tsipras di «garantire la sicurezza» dei negoziatori, osserva che il Fondo non gioca con il fuoco e non intende provocare una crisi greca per spingere l’Europa a decidere. Per il resto, vuole passi avanti. Per Angela Merkel, che oggi vedrà Lagarde, la Grecia è un fronte sempre aperto. Berlino ribadisce che si chiuderà per fine mese. Verrà il tempo delle decisioni, ma le scorciatoie non salveranno Atene.