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 2016  aprile 05 Martedì calendario

Mediaset-Vivendi, siamo ai dettagli

Le società coinvolte non commentano. La Consob monitora ma per ora non chiede delucidazioni. Il mercato si interroga e cerca di delineare i confini di un’operazione di portata rilevante nel mercato europeo dei media e che probabilmente, secondo fonti vicine al dossier, non sarà svelata domani, né giovedì, ma con ogni probabilità venerdì 8 aprile.
O al più tardi nel fine settimana. Il matrimonio dell’anno tra Mediaset  e Vivendi  sta comunque per essere celebrato. Anche se al momento le due aziende, i rispettivi azionisti di riferimento – la famiglia Berlusconi da un lato e Vincent Bolloré dall’altro – e, infine, i consulenti legali (gli studi Chiomenti e Carnelutti) devono ancora trovare la quadra su diversi aspetti strutturali.
Uno dei nodi caldi resta la valutazione di Premium. La pay tv fondata nel 2005 non ha mai chiuso un bilancio in utile, richiede investimenti rilevanti (per acquisire i diritti della Champions League, in esclusiva, e quelli dei match delle migliori 8 squadre di serie A ha messo sul piatto quasi 1,7 miliardi su base triennale), al punto che gli analisti di Equita stimano anche per quest’anno un ebit negativo per 113 milioni. Ma soprattutto zavorra i conti delle attività italiane di Mediaset, come è emerso con l’approvazione del bilancio 2015: l’ebit è sceso da 104,3 a 26,8 milioni, mentre la perdita è stata di 49,5 milioni rispetto a un utile di 1,4 milioni dell’anno precedente.
A fronte di ricavi del business pay saliti di 20 milioni a 558,8 milioni e con poco più di 2 milioni di abbonati.
Una volta definito il valore di Premium (i broker stimano una forchetta di 750-800 milioni), si potrà poi capire l’eventuale concambio azionario che Vivendi  e Mediaset  stanno prevedendo, perché i francesi non vogliono pagare cash, mentre alla famiglia Berlusconi farebbe gioco entrare con una quota del 3-3,5% nel capitale del gruppo di Bolloré. Oltre all’immediato deconsolidamento di Premium dal perimetro del Biscione. Il progetto della possibile integrazione prevede la creazione di una piattaforma comune online anti-Netflix e la nascita di una società per la produzione di contenuti (film e serie tv) in Italia, Francia e Spagna. Un piano pensato anche per fronteggiare Sky sul fronte della pay tv con l’integrazione tra Premium e Canal+, che a sua volta ha già stretto un’alleanza per ora commerciale con la qatarina BeInSports.