Libero, 5 aprile 2016
Non sono le destre ad avanzare in Europa, sono le sinistre ad arretrare
A furia di dissertazioni pensose sull’avanzata delle destre, ci si dimentica dell’arretramento delle sinistre. È da almeno un decennio che la sinistra europea perde consensi e riesce a vincere (di rado) solo dopo fisiologici crolli altrui. Il maggior partito di centrosinistra è quello di Renzi, che però al summit delle sinistre europee, il 12 marzo, manco c’era. Smarcarsi “da sinistra” in ogni caso è diventato impossibile: avete mai sentito Renzi pronunciare il termine “socialista”? Vi risulta che il link della sinistra con l’elettorato sia ancora il motore sindacale? È da un pezzo che «sinistra» non indica più uno stile di vita e meno che mai una superiorità morale, seppellita da scandali d’ogni tipo: ma soprattutto – e questo dice tutto – l’idea di un cambiamento più o meno radicale, oggi, viene associato alle destre. La sinistra è quella dell’austerità, al limite. La sinistra è quella delle buone analisi senza soluzioni concrete. Meglio: le destre individuano soluzioni giuste ma non riescono ad attuarle, le sinistre riescono ad attuarle ma sono sbagliate. Su temi importanti e di pelle, come il terrorisimo e l’immigrazione, la sinistra è percepita come una fotocopia sbiadita della destra, che ha pochissime idee ma cerca di attuarle. Ecco, appunto: si diceva sempre che destra e sinistra ormai si assomigliano perché hanno le stesse idee, ma il timore, oggi, è che si assomiglino perché non ne hanno nessuna.