Pietro Acquafredda, Anno Santo 1350. Francesco Petrarca. Lettere ai Fiorentini e a Giovanni Boccaccio, 5 aprile 2016
Giubilei– Insistentemente imploro che almeno le pubbliche vie, quelle più battute che portano fra le vostre mura – essendo il Giubileo imminente, durante il quale vi sarà gran concorso di fedeli da ogni parte del mondo – siano libere da malandrini e si aprano ai pellegrini
Giubilei– Insistentemente imploro che almeno le pubbliche vie, quelle più battute che portano fra le vostre mura – essendo il Giubileo imminente, durante il quale vi sarà gran concorso di fedeli da ogni parte del mondo – siano libere da malandrini e si aprano ai pellegrini. C’è infatti pericolo che costoro, spaventati da giustificato terrore, siano indotti a non partecipare al Giubileo o a raggiungere Roma cambiando strada» – scriveva ai Fiorentini Francesco Petrarca; e all’amico Giovanni Boccaccio raccontava del suo pellegrinaggio a Roma: «Dopo averti salutato a Firenze, mi dirigevo verso Roma, dove, da questo anno da noi, poveri peccatori ardentemente desiderato, quasi ogni cristiano viene. Per non annoiarmi in un viaggio così lungo, mi ero accompagnato a due eccellenti pellegrini: un venerando abate e un uomo ricco di scienza e di eloquenza grande... Come passano gli anni e come mutano le cose e variano i disegni degli uomini. Che questo mio quinto viaggio a Roma non sia l’ultimo? Ma questo è il più felice di tutti i precedenti, anche più splendido di quello del 1341, quando il dolce desiderio della laurea poetica mi aveva spinto a Roma invece che a Parigi. E perché proprio il più felice? Perché ora mi curo dell’anima, ora mi preoccupo della salvezza eterna e non penso affatto alla gloria che passa!». (Anno Santo 1350. Francesco Petrarca. Lettere ai Fiorentini e a Giovanni Boccaccio)