
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Giornatina difficile per governo e maggioranza: per far passare la riforma dell’università prima di Natale ieri il Senato ha dovuto fare le ore piccole (il varo definitivo dovrebbe essere stamattina). E, nell’altro ramo del Parlamento, la Prestigiacomo ha sbattuto la porta e abbandonato il Pdl (senza però dimettersi da ministro).
• Che è successo?
Si votava una legge di sostegno alle piccole imprese, detta “sulla libera imprenditorialità”. Un pezzo di questa legge riguarda gli obblighi di queste piccole imprese verso l’ambiente, faccende relativo allo smaltimento dei rifiuti eccetera. La Prestigiacomo – che è ministro dell’Ambiente – voleva migliorare questo complesso di norme con una sua idea da inserire nel decreto Milleproproghe. Chiedeva quindi l’approvazione venisse rinviata. Il capogruppo pidiellino della Camera, Cicchitto, non era d’accordo e ha lasciato che i partiti della maggioranza andassero avanti, in accordo – peraltro – con Udc e Fli. La Prestigiacomo ha quindi votato con l’opposizione, sconfitta per i soliti tre voti. Subito dopo, crisi di pianto e annuncio ai cronisti che avrebbe lasciato il partito. Stiamo bene attenti: per ora l’ha detto ai giornalisti, per uscire sul serio dal gruppo e iscriversi al gruppo misto (come dichiara di voler fare) dovrà seguire una procedura.
• Lo dice con l’aria di non crederci troppo.
La dichiarazione è molto semplice: «Non mi riconosco più nel Pdl». Poi: «Il rinvio doveva essere l’unica cosa saggia da fare per approfondire il tutto e verificarlo. Prendo atto che il capogruppo (Cicchitto) non ha voluto questo, ha voluto esporre il governo a questo tipo di votazione». Ha aggiunto che vuole parlare con Berlusconi e che, se glielo chiederà il presidente del Consiglio, lascerà il posto di ministro. Insomma, il Cavaliere deve fare da mediatore. Con la Carfagna – che voleva andarsene per via della lotta campana contro Cosentino – l’intervento di Berlusconi riportò piuttosto facilmente la pace, dato che il ministro ottenne quasi quello che voleva. Con la Prestigiacomo la faccenda è più delicata: il partito in Sicilia è spaccato in due tronconi – Micciché da una parte, Alfano-Schifani dall’altra – Micciché ha addirittura dato vita a una nuova formazione detta Noi del Sud a cui la Prestigiacomo ha mostrato tutta la sua simpatia. Micciché è l’uomo che nel 2001 fece vincere Forza Italia in Sicilia per 61 seggi a 0. Quindi Noi del Sud non può essere sottovalutato. E nel Sud si giocherà la prossima partita elettorale, perché è al Sud che Fini (e con lui parecchi altri) andranno a cercar voti. Ora che accadrebbe se Lega Nord e Noi del Sud trovassero un qualche terreno d’intesa? Che fine farebbe il Popolo della Libertà in quel caso?
• Potrebbe essere?
Sul federalismo Noi del Sud dice cose parecchio diverse dalla Lega, che indica anzi come un suo bersaglio. Però, qualche giorno fa, il sindaco di Verona Tosi e il governatore della Sicilia Lombardo si sono trovati a discutere dell’unità d’Italia e filavano d’amore e d’accordo che era un piacere vederli.
• Perché il caso Prestigiacomo di ieri ci ha portato a discutere di questo?
La Prestigiacomo è una siracusana di 44 anni, il cui marito – notaio – è coordinatore del Pdl in Sicilia. Sta in Parlamento dal 1994, sempre con Berlusconi, ha fatto varie volte il ministro, quindi va considerata un politico esperto, a parte la mania di mettersi a piangere. Il caso che ha dato origine alla rottura mi sembra di troppo poco peso per esser vero. Se non è stata spinta solo da un desiderio di visibilità, ha in mente qualcos’altro. Di occasioni per mandare a quel paese i suoi colleghi di partito ne ha avute a iosa in questi sedici anni. Penso ai pettegolezzi su una sua presunta storia con Fini o agli sberleffi dei suoi camerati maschi quando cercò di far passare una legge sulle quote rose. La sua uscita di ora fa toccar con mano le difficoltà del Pdl come partito, un organismo la cui fragilità è ben visibile adesso che la leadership del Cavaliere è in forse. Bossi ha ricominciato a chiedere le elezioni anticipate, vuole una verifica a gennaio, intende sfiduciare Fini dalla presidenza della Camera. È sintomatico che mentre Berlusconi si propone di restare a galla sgretolando i partiti avversari, il suo stesso partito dà tanti segni di sfarinamento.
• In conclusione: lei prevede che la Prestigiacomo rientrerà?
Cicchitto le ha risposto per le rime: «Sono assai spiacente per ciò che ha dichiarato il ministro Prestigiacomo, ma ho il dovere in primo luogo di ascoltare i parlamentari del gruppo che hanno lavorato per lungo tempo a questo provvedimento senza che fosse venuta nessuna indicazione diversa da parte del ministro. Su questo provvedimento, che va incontro alle esigenze delle piccole imprese, si è registrato un largo schieramento favorevole». A parte questa, ci sono state, ieri, per il ministro dell’Ambiente, anche tante manifestazioni di stima. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 23/12/2010]
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