Vittorio Marchis, Avvenire 23/12/2010, 23 dicembre 2010
DA GEPPETTO IN POI, È L’ITALIA IL PAESE DEI BALOCCHI
Balocco è contrazione di badalucco , nel senso di una cosa che si tiene a bada, ossia un trastullo, una cosa che si dà in mano ai bambini per tenerli tranquilli. Questa parola con la sua origine un po’ paternalistica, ancora presente nel ’paese dei balocchi’, è quasi scomparsa dalla nostra lingua. Ma il giocattolo è e deve essere centrale in ogni cultura.
L’inglese toy ha origini antiche, che risalgono all’inizio del XV secolo: la sua etimologia si crede possa essere legata all’antico sassone tuig (utensile). In cinese, perché bisogna sempre guardare con curiosità all’Oriente, giocattolo è wánjù, ossia ’giocare + strumento’. Ma il giocattolo è solo uno strumento? Johan Huizinga, autore del fortunato saggio Homo ludens , affermava che «ogni gioco è anzitutto e soprattutto un atto libero» e il giocattolo ne è la suamaterializzazione, perché a fianco dell’homo sapiens e dell’homo faber, non si deve dimenticare che il gioco è fondamentale nei processi di conoscenza e di crescita della specie umana, e non solo. Anche gli animali giocano. Nel nostro Paese all’origine di tutti i giocattolai sta certamente Geppetto, la cui fama ha saputo varcare ogni confine, da est ad ovest, ma anche in tempi più recenti altri hanno saputo segnare questo aspetto della nostra storia.
Siamo negli anni ’50 del secolo scorso e da poco è finita la guerra. Le città sono distrutte e grande è la voglia di ricostruire. Alessandro Quercetti è nato a Torino da una famiglia di recanatesi; prima della guerra è impiegato come operaio alla Westinghouse, ma la sua passione per gli aerei lo porta a costruire aeromodelli e quindi a conseguire il brevetto di volo a vela. È il 1938; presto scoppia la guerra e Alessandro Quercetti è pilota di caccia e di bombardieri: un impegno che lo traghetterà nella maturità quando nel 1945 a venticinque anni, congedato inizia una nuova vita, come venditore di legnami e di macchine utensili, poi finalmente alla Inco Giochi a progettare giocattoli. Trenini, tram a motore, e persino piccole imbarcazioni, ma il successo arriva con Galoppa un cowboy in groppa a un destriero meccanico: il successo è immediato in una Italia che ha voglia di guardare al futuro e che, sotto Natale, ha voglia di spendere per far felici i bambini. Quando nel 1951 la Inco Giochi è costretta a chiudere Alessandro riesce a diventarne uno dei proprietari: così nasce la Quercetti. E questo nome, forse solo per i non più giovani, presto risplende nelle pubblicità, ancora per lo più in bianco e nero, del famoso Tor . Un missile che si lancia con un elastico, che raggiunge una quota di oltre cento metri e, quando incomincia la sua parabola di discesa apre l’ogiva e dispiega un paracadute che lo riporta dolcemente a terra. È il sogno di tutti i bambini, perché proprio in quegli anni lo Sputnik e il Progetto Mercury hanno scatenato la corsa allo spazio. La passione per il volo di Alessandro Quercetti non si spegne e al Tor seguono il Mach-X e il Fireball, l’aquilone AerJet, l’aereo a elastico Libella , e ancora una serie di alianti e deltaplani.
Fino all’ultima avventura dell’Elikite un elicottero a doppio rotore controrotante che si solleva per l’azione del vento e che trattenuto da un filo come un aquilone può essere condotto in mille acrobazie. Ne provano il prototipo anche in galleria del vento al Politecnico. Ma la storia dei giocattoli di Alessandro Quercetti non sarebbe completa se non si ponessero, a fianco di missili e alianti, anche i chiodini di Coloredo , i variopinti meccanismi componibili di Georello e soprattutto Zero+1 un giocattolo di plastica per imparare a contare, che riproduce la famosa pascalina, la progenitrice di tutte le macchine da calcolo inventata dal filosofo Blaise Pascal.