Francesco Dal Mas, Avvenire 23/12/2010, 23 dicembre 2010
TAV, SEGNALI A NORDEST: C’È UNA BOZZA DI TRACCIATO
Sospiro di sollievo a Nordest. Entro fine anno, come da richiesta europea, sarà consegnato a Bruxelles lo studio progettuale per la Tav tra Mestre e Ronchi dei Legionari, in direzione di Trieste. La bozza è stata recapitata ieri agli uffici tecnici di Venezia e Trieste da parte della società Rfi.
Non è il progetto preliminare - come esiste, invece, da Verona in avanti, tanto meno quello esecutivo.
Anzi, per realizzare questi ultimi c’è assoluto bisogno dei fondi europei. Immaginarsi, dunque, quanto è lontana l’apertura dei cantieri. E l’apertura della nuova infrastruttura («Speriamo prima del 2030» ha sospirato, nei giorni scorsi, il governatore del Veneto, Luca Zaia. Il quale, tra l’altro, ha messo le mani avanti, anticipando che «non ho nessuna voglia di mostrare i muscoli», per cui «il progetto sarà condiviso con le popolazioni locali», ovvero che «non sarà un’altra Val di Susa» Dando una prima scorsa alla bozza progettuale, Renato Chisso, assessore alla mobilità del Veneto, ha subito dichiarato: «Intendo esaminare la documentazionepresto ma con calma. E in ogni caso abbiamo finalmente una base concreta rispetto alla quale articolare le aspettative e le convenienze del territorio ».«Nei prossimi giorni, entro fine anno – ha aggiunto – consegneremo alle comunità locali le copie del progetto, per dar loro modo di avere tutti gli elementi utili ad avviare il confronto che abbiamo sempre promesso ». Per Chisso è chiaro che «la Tav dev’essere a servizio del territorio e non solo una congiunzione tra un punto di partenza e un punto di arrivo ». Ovvero tra Mestre e Ronchi. Come dire, sempre per l’esponente della Regione Veneto, che il dossier non sembra soddisfare le attese dell’amministrazione.
Anche perché, tra l’altro, non prevedrebbe una stazione intermedia, se non quella presso l’aeroporto di Tessera. Non dispera Chisso, anche perché ritiene il dossier di Rfi solo strumentale per accedere al finanziamento europeo. Che l’impasse si debba sbloccare è più di una speranza. La Commissione europea ha confermato recentemente per il tratto Trieste-Divaccia, attraverso il confine italo- sloveno, i 50,7 milioni di cofinanziamento sui 101,4 complessivamente necessari per la progettazione. Il Corridoio 5 - con i treni ad alta velocità e quelli ad alta capacità per le merci ed i viaggiatori - è finanziato solo fino a Brescia e nelle settimane scorse Confindustria Verona ha ipotizzato, attraverso Franco Miller, delegato alle Infrastrutture, il ricorso a finanziamenti privati. Quali potrebbero essere? Quelli delle società autostradali. In cambio, ovviamente, di un allungamento delle concessioni.
Resta, in questa zona, il nodo di Vicenza. Uno studio commissionato dalla Camera di Commercio berica ha individuato diverse ipotesi, consegnate ai primi di novembre, dove spicca la soluzione considerata più efficace: fermata sì a Vicenza, ma a ovest della città, alla Fiera. «Gli obiettivi che, in fatto di alta velocità, mi impongo sono due – ha dichiarato recentemente il sindaco Achille Variati –: no a un’infrastruttura che abbia un pesante impatto ambientale sulla città. E, secondo punto, vorrei che Vicenza non fosse tagliata fuori dall’arteria veneta della Tav perché questo è un progetto che profuma di futuro: ciò che sta fuori rischia l’isolamento». Dalla parte opposta, quindi a Trieste, il tracciato è stato recentemente ridefinito. Non passerà sotto la città come prevedeva uno studio precedente con lo sventramento dei rioni di Gretta e Roiano e un tratto in galleria che avrebbe lambito la Valrosandra. Ma il percorso sarà quello alto, che dovrà allacciarsi e Sesana e Divaccia passando per Aurisina e Opicina.