MASSIMO COPPERO , La Stampa 23/12/2010, pagina 20, 23 dicembre 2010
I giudici bocciano il prof che non interroga mai - Il suo metodo didattico, probabilmente, non è dei più tradizionali
I giudici bocciano il prof che non interroga mai - Il suo metodo didattico, probabilmente, non è dei più tradizionali. Insegnante di diritto nelle scuole superiori, Luigi Monti, 52 anni, si era concesso qualche «divagazione», spaziando dalle rievocazioni storiche alle favole. Un modo di fare che non è passato inosservato e alla fine gli ha procurato dei guai. Ieri è stato condannato dal tribunale di Asti a 9 mesi per falso ideologico: avrebbe attestato sui registri di classe di aver svolto lezioni e interrogazioni in realtà mai avvenute. La notizia della condanna gli è arrivata mentre stava insegnando al liceo psicopedagogico intitolato ad suo omonimo, lo scrittore antifascista Augusto Monti, scuola che dista poche decine di metri dal tribunale. La storia inizia esattamente cinque anni fa, sul finire del 2005. Indagando su un’altra vicenda, la polizia ascolta alcune studentesse, allieve del docente. Queste raccontano che il professor Monti non insegnava e non interrogava in classe, ma sui registri comparivano annotazioni diverse. Anche le lezioni erano insolite: il Diritto veniva spiegato anche attraverso l’analisi critica di favole, dibattiti su temi d’attualità, proposte di partecipazione a mini-film sulla sicurezza stradale (uno dei «chiodi fissi» del docente, figlio di un maresciallo di pubblica sicurezza) e a rievocazioni storiche in costume del ’600, un altro degli interessi del professore. Il pm Barbara Badellino decide di mandare i poliziotti a scuola a sequestrare i registri di classe e quello personale dell’insegnante: confronta le annotazioni redatte da Monti con le dichiarazioni del centinaio di allievi convocati e ascoltati in serie negli uffici della polizia giudiziaria del palazzo di giustizia. Gli studenti raccontano di lezioni bizzarre basate sulla storia di «Alice nel paese delle meraviglie». Altre ragazze riferiscono di un «7 politico» regalato a un’intera classe e di un «8» concesso alle poche studentesse che si erano presentate a scuola il giorno dopo il rientro da una gita scolastica. E così si arriva al dibattimento. La procura individua il presunto reato nelle discrepanze fra quanto annotato sui registri e quanto svolto effettivamente a lezione, ritenendo inoltre inaccettabile che i voti vengano attribuiti sulla base di risultanze non legate a interrogazioni e prove scritte. L’avvocato difensore, Marco Scagliola, ha insistito molto sulla libertà d’insegnamento e di valutazione garantita dalla Costituzione italiana, ricordando tra l’altro come proprio una classe seguita dal professor Monti (che aveva anche incassato la solidarietà pubblica di alcuni colleghi insegnanti) aveva vinto una prova regionale di Diritto. Ma il giudice Ceccardi è stata di diverso avviso: pur non accogliendo completamente le proposte del pm Barbara Badellino (3 anni di carcere e l’«interdizione dall’insegnamento»), ha deciso di ritenere Monti responsabile di falso idelologico. Al professore è stata concessa la sospensione della pena ed è stata rigettata la richiesta di tenerlo fuori dalle aule, lo spauracchio più pesante per il docente che ha dedicato tutta la vita allo studio e alla didattica, conseguendo due lauree. Le motivazioni della sentenza saranno rese note fra 85 giorni. La dfiesa del professor Monti ha già annunciato per presenterà ricorso in appello.