Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 23/12/2010, 23 dicembre 2010
VINCOLO DI MANDATO UN ABITO TROPPO STRETTO
La sua risposta relativa agli eventuali compensi in denaro richiesti da alcuni deputati per votare la fiducia al Governo, mi ha lasciato molto perplesso. La politica è, quasi per definizione, «amorale». Sono passate alla storia frasi celebri che dimostrano ciò: «Parigi val bene una messa» Enrico IV di Francia, o: «Ho bisogno di qualche centinaio di morti per sedermi al tavolo di pace» Cavour. Tornando al caso specifico, nella sua risposta non viene preso in considerazione il fatto che il cittadino votante per un partito e per una persona impone implicitamente un «vincolo di mandato» a chi è stato votato e poi eletto. Ho ascoltato una trasmissione radiofonica che si svolgeva meno di un’ ora prima della votazione sulla fiducia e il deputato intervistato non voleva dichiarare il suo voto, seppure sollecitato più volte dall’ intervistatore, lasciando intendere chissà quali ulteriori contatti dovesse avere prima di decidere. Più che comportamenti «amorali» questi sono, a mio avviso e a parte l’ accertamento sulla veridicità o meno dei compensi, mancanze gravi di rispetto per il cittadino votante. Vittorio Ragaini
vittorio.ragaini@unimi.it
Caro Ragaini, anch’ io penso che la reticenza dei deputati, soprattutto alla vigilia di una votazione decisiva, non sia compatibile con la loro funzione pubblica e con l’ obbligo di chiarezza implicitamente assunto di fronte agli elettori. E anch’ io penso che il parlamentare debba dare prova di coerenza e spiegare pubblicamente la regioni del suo voto. Ma sul vincolo di mandato o «mandato imperativo», come si chiamava nei parlamenti di origine feudale occorre, credo, fare qualche distinzione. I partiti e i loro candidati chiedono il voto dei cittadini sulla base di un programma che è stato concordato prima delle elezioni e riflette, quali che siano le rispettive posizioni ideologiche, le condizioni del Paese in quel particolare momento. Quando l’ Italia è andata alle urne nella primavera del 2008, pochi economisti ed esperti di finanza avrebbero previsto la catastrofe finanziaria che ha colpito le maggiori economie del mondo fra il settembre del 2008 e la fine dell’ anno seguente. Possiamo rimproverare i governi di non avere mantenuto le promesse fatte qualche mese prima? Non è tutto. I programmi offerti all’ elettorato nel momento del voto contenevano promesse generiche, abbellimenti retorici e molte intenzionali approssimazioni: accorgimenti di cui i partiti si servono per riservarsi, nel momento della verità, il massimo possibile di autonomia. In altre parole, caro Ragaini, arriva quasi sempre il momento in cui il governo, quale che sia la sua composizione e il suo programma originario, deve navigare a vista e reagire agli avvenimenti. Prima di pensare al programma occorre anzitutto sopravvivere. È inevitabile che in tali circostanze si apra una discussione sul modo in cui sopravvivere e che non tutti siano d’ accordo su una stessa linea. Chi invoca il vincolo di mandato, in realtà, pensa anzitutto al patto di lealtà che il candidato avrebbe stretto non tanto con l’ elettore quanto con il partito a cui appartiene e con il suo leader. In linea di principio questa lealtà è necessaria al buon funzionamento di qualsiasi sistema politico. Ma che cosa dovrebbe fare un parlamentare quando si accorge che il partito non è esattamente quello in cui credeva di militare e che il leader, nel frattempo, è diventato un’ altra persona? Il Berlusconi del 2008 non era quello del 2010. Gli scandali e gli incidenti di percorso hanno rivelato una personalità che ha sorpreso per molti aspetti anche chi credeva di conoscerlo. Stare con lui o contro di lui diventa a questo punto un problema di coscienza e di convenienza. E bisognerebbe entrare nella testa di un deputato per sapere dove finisca l’ una e cominci l’ altra. Mi rendo conto di avere dato una risposta che non dice con chiarezza quale sia la mia posizione sull’ argomento. Ma vi sono questioni su cui preferisco avere dubbi che certezze.
Sergio Romano