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 2010  dicembre 23 Giovedì calendario

VITA DI CAVOUR - PUNTATA 51 - STATI UNITI D’ITALIA

Il padre Ventura... Il padre Ventura, un frate dell’ordine teatino, aveva cominciato da gesuita e sarebbe finito, all’ epoca di Napoleone III, campione dell’ortodossia. Adesso stava tra gli incendiari, predicava da un capo all’ altro di Roma e alla fine di giugno diede lettura, in Sant’ Andrea della Valle, dell’ Elogio funebre di Daniele O’ Connell , introducendo il concetto del tutto nuovo di «ubbidienza attiva» (qualcosa che potrebbe essere l’ inverso della «resistenza passiva», gli italiani sono sempre stati maestri di queste formule al limite della comprensibilità): «La Chiesa saprà fare a meno dei sovrani assoluti, si rivolgerà forse alla democrazia, battezzerà questa matrona selvaggia, la farà cristiana, come già fece cristiana la barbarie; … imprimerà in fronte il sigillo della consacrazione divina,… dirà: Regna, e… regnerà» . L’ agitazione doveva essere «amorosa», «chiedete, chiedete» . La Curia era furibonda. Altroché amorosa, l’ agitazione doveva considerarsi «infernale» . Ma Pio IX, sempre più debole, sempre più confuso, permise addirittura che il discorso venisse stampato. Gli analisti dell’ epoca non capivano: la prima enciclica del pontefice, la Qui pluribus , era una summa del pensiero reazionario ( «è noto che in questi nostri deplorevoli tempi si sta preparando una guerra asperrima e terribile contro tutti gli interessi cattolici» ), il papa aveva permesso che si stampasse il padre Ventura e intanto andava ostentatamente in visita al Collegio Romano per cantare insieme con i gesuiti di padre Roothaan. Per forza Metternich era in allarme ( «le dernier terme de la faiblesse est la mort» ). Il 2 agosto 1847 scrisse al conte Diechristein la famosa frase (citiamo in originale, abbia pazienza, si son sentite tante traduzioni sbilenche, il testo in definitiva è facile da capire): «Le mot "Italie" est une dénomination géographique, une qualification qui convient à la langue, mais qui n’ a pas la valeur politique que les efforts des idéologues révolutionnaires tendent à lui imprimer, et qui est pleine de danger pour l’ existence même des Etats dont se compose la Péninsule» . L’ Italia doveva restar divisa perché gli austriaci potessero continuare a dominarla. Quindi, come abbiamo visto, occupazione di Ferrara.

Lei ha detto che il papa protestò. Sì, scrisse anche una lettera personale alla moglie dell’ imperatore. L’occupazione aveva provocato indirizzi di protesta dai municipi, si facevano collette per comprare armi alla Guardia Civica - non contrari stavolta nemmeno i vescovi -, da Bologna e Ancona partivano emissari per procurarsi fucili in Francia, Massimo stampò una Protesta pel caso di Ferrara , facendosela approvare da Pio IX, poi scrisse di corsa un progetto per la Difesa dello Stato pontificio , partì quindi volontario per il campo militare di Forlì, approvato pure questo dal papa (Massimo dovette però contentarsi di far comizi nelle Marche), la «Bilancia» voleva che l’Austria fosse scomunicata, si celebrarono messe in suffragio dei fratelli Bandiera, agitazioni e collette anche in Toscana, Piemonte, Liguria, Lombardia, rivolta in Calabria e mezza rivolta a Messina, Garibaldi stava in Brasile e offrì la sua spada al nunzio di Rio monsignor Bedini (nessuna risposta da Roma), Pellegrino Rossi scrisse a Guizot che «la marea popolare sale», Balbo credeva che fosse cominciata «l’ êra nuova» , la stampa inglese tempestava e gli irlandesi volevano arruolarsi per venire in Italia a difendere la Chiesa, Te Deum fino a Costantinopoli e comizi fino a New York in cui si manifestava «la profonda simpatia con cui il popolo americano considera la politica illuminata e le misure liberali di Papa Pio IX, e gli sforzi del popolo italiano a favore dell’ indipendenza nazionale e della libertà costituzionale». In quell’ occasione gli Stati Uniti presero in considerazione, con l’ approvazione del Congresso, l’ idea di aprire a Roma una sede diplomatica. L’ occupazione di Ferrara aveva messo il mondo intero, eccetto la Francia, dalla parte di Roma e contro l’ Austria. Il papa intanto trattava con Vienna. E diede seguito all’ idea di rafforzare lo stato pontificio con una lega, che tenesse insieme Toscana, Piemonte, Modena e Napoli.

Un’ alleanza militare? Si trattava soprattutto di uniformare il sistema delle dogane, mettendo una tariffa unica ai confini. Ma monsignor Corboli Bussi, l’ uomo più intelligente di Roma in quel momento, che fu incaricato di trattare l’ alleanza con i prìncipi italiani, ci vedeva qualcosa di più. L’ Austria non avrebbe potuto resistere a lungo alla creazione degli Stati Uniti d’ Italia e «nel giro di pochi anni avrebbe dovuto accorgersi che il miglior partito ch’ essa potesse ritrarre dal Regno lombardo-veneto, sarebbe di stabilirvi una sovranità indipendente in persona d’ uno dei suoi Arciduchi, stipulando per sé favorevoli condizioni quanto al debito pubblico e al commercio» . Arrivato a Firenze (prima tappa) Corboli Bussi spiegò che, tra l’ altro, la Lega avrebbe staccato i moderati dalla Giovine Italia. Leopoldo II (un Asburgo-Lorena) ci pensò un paio di giorni e accettò. Corboli Bussi partì allora per Torino, seconda tappa. Aveva appuntamento con Carlo Alberto.