Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 23/12/2010, 23 dicembre 2010
IL WTI SUPERA 90 DOLLARI NON ACCADEVA DAL 2008
Il rally del petrolio è proseguito anche ieri, con le quotazioni che per la seconda seduta consecutiva hanno aggiornato i massimi da ottobre 2008, il Wti sfondando la soglia psicologica dei 90 dollari al barile (a 90,48 $/bbl) e il Brent confermandosi sopra quota 93 dollari.
La tensione sui prezzi sembra derivare in gran parte da fattori stagionali. Fa molto freddo e ci sono abbondanti nevicate non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti e in Cina. Inoltre, con l’approssimarsi della fine dell’anno da un lato gli investitori spingono l’acceleratore sugli acquisti e dall’altro compagnie petrolifere e società di raffinazione "scaricano" il magazzino, per esigenze fiscali.
È anche così che si spiega la continua riduzione delle scorte statunitensi. Il dipartimento per l’Energia ha segnalato per la terza settimana consecutiva un forte calo delle giacenze di greggio: -5,33 milioni di barili. In tre settimane 19 mb – praticamente un giorno di consumi degli Usa – sono usciti dai depositi commerciali: la diminuzione più forte dal 1998 in un lasso di tempo così ridotto. Tra l’altro, la settimana scorsa le importazioni sono risalite (+1,05 mb al giorno, a 8,71 mbg) e le raffinerie hanno rallentato, sia pure di poco, le lavorazioni (l’utilizzo degli impianti è sceso dall’88 all’87,7% della capacità).
Il consensus degli analisti interpellati dalla Reuters indica una crescita di 2,2 milioni di barili al giorno per la domanda petrolifera nel 2010, un incremento inferiore soltanto a quello del 2004. Negli Usa tuttavia la scorsa settimana le scorte di benzine sono aumentate di ben 2,4 mb, quelle di distillati – nonostante il freddo polare – sono calate di appena 589mila barili.
Continuano in compenso a sorprendere i consumi cinesi, in particolare quelli di diesel. E non ci sono in vista rallentamenti. Anzi. Ieri Pechino ha di nuovo aumentato i prezzi di vendita dei carburanti, pur contenendo il rincaro al 4% (circa la metà del rialzo registrato il mese scorso dal greggio). E l’obiettivo prevalente sembra essere quello di remunerare meglio i raffinatori, piuttosto che frenare i consumi.