Giovanni Pons, la Repubblica 23/12/2010, 23 dicembre 2010
MILANO
Chi sostiene che le banche siano fuori pericolo e che il mondo finanziario stia tornando alla normalità si sbaglia di grosso. Basta leggere l´ultima ricerca di Bofa-Merrill Lynch che stima in 73 miliardi di euro il fabbisogno di capitale delle principali banche a dimensione europea nei prossimi mesi. La più bisognosa è Deutsche Bank, a cui mancano 8,9 miliardi di patrimonio, poi c´è Unicredit in deficit per 7,4 miliardi mentre per Intesa il dato è di 3,7 miliardi. Se il mercato non sosterrà questi aumenti i big europei potrebbero essere costretti a chiedere nuovi sostegni pubblici. Altri problemi potrebbero arrivare dai Cdo corporate sintetici, cioè titoli emessi a fronte di prestiti alle aziende per spostare i rischi fuori bilancio. La verità è sempre la stessa: il modello di business "originate and distribute" è quello che ha mandato in crisi il mondo. Le banche, in pratica, non si preoccupano più di dare credito a chi se lo merita ma originano volumi di prestiti in maniera esponenziale per poi distribuirlo sul mercato incamerando la commissione. Per le banche è più utile e redditizio il carry trading (prendere a prestito dalla Bce a tassi vicino allo zero e investire in corporate bond lucrando sulla differenza) piuttosto che prestare i soldi alle aziende. Le banche anglosassoni si stanno battendo per impedire una regolamentazione dei derivati e del mercato degli swap e dei Cds, sulla scia di ciò che succede già per i future. Non vogliono cioè una cassa di compensazione che funga da controparte a qualsiasi operazione attraverso i margini di garanzia, poiché si ridurrebbero i margini di guadagno su derivati & C e di conseguenza i loro guadagni. Ma finché non si porrà rimedio a queste storture difficile sostenere che il peggio è alle spalle.
Giovanni Pons