Morya Longo, Il Sole 24 Ore 23/12/2010, 23 dicembre 2010
L’AGENZIA BLOOMBERG FA CAUSA ALLA BCE
Non usa i mezzi informatici di Wikileaks, ma le più tradizionali e antiquate vie legali. Però l’obiettivo di Bloomberg News, l’agenzia di stampa fondata dall’omonimo sindaco di New York negli anni 80, è sostanzialmente lo stesso: ottenere informazioni segrete dalle Autorità. Bloomberg News ha infatti intentato una causa contro la Banca centrale europea, per obbligarla a pubblicare alcuni documenti segreti che svelerebbero i contorni tecnici delle operazioni in derivati con cui la Grecia occultò la reale entità del suo debito e del suo deficit. La Bce non ha mai voluto diffondere quei documenti, soprattutto dopo il salvataggio di Atene. Ma ora dovrà difendere questa sua decisione di fronte al Tribunale di primo grado del Lussemburgo: se dovesse perdere, i retroscena del falso in bilancio più clamoroso del mondo potrebbero diventare pubblici.
Bloomberg News ha avviato questa causa legale contro la Bce in nome dell’informazione: «Noi vogliamo semplicemente aumentare la trasparenza sui mercati di tutto il mondo – commentava ieri Matthew Winkler, direttore dell’agenzia di stampa –. L’obiettivo è che la Bce, ma anche la Federal Reserve, chiuda con questa opacità dannosa». La Banca centrale europea non è infatti la prima a essere stata portata in Tribunale da Bloomberg: nel 2008 l’agenzia di stampa avviò una causa, per motivi simili, contro la Federal Reserve. Ma questa volta la partita si fa grossa: secondo Bloomberg News, rendere di dominio pubblico le informazioni su come la Grecia manipolò i conti statali servirebbe per prevenire altri comportamenti illeciti da parte degli Stati. Secondo la Banca centrale europea, che ieri non ha però commentato la notizia, diffondere quelle informazioni potrebbe invece minare ulteriormente la fiducia degli investitori. Insomma, la battaglia legale vede due interessi contrapposti: la trasparenza e l’informazione, contro la stabilità dei mercati. Ai giudici l’ardua sentenza.
Le operazioni in derivati della Grecia, in realtà, sono già uscite sui giornali all’inizio dell’anno nei loro contorni più generali. È noto che Atene, tra il 2001 e il 2008, fece probabilmente alcune complesse operazioni con Goldman Sachs e JP Morgan per raccogliere 5,3 miliardi di euro senza aumentare – in apparenza – l’indebitamento. Il meccanismo era sostanzialmente questo: invece di emettere titoli di stato, che avrebbero aumentato il debito pubblico, Atene vendeva i ricavi futuri delle lotterie oppure i diritti futuri di atterraggio negli aeroporti attraverso complesse operazioni finanziarie. In questo modo otteneva lo stesso risultato (incamerava liquidità per ridurre il deficit di bilancio), ma non aumentava il debito perché queste operazioni venivano contabilizzate in bilancio come vendite. Insomma: teneva la botte piena e la moglie ubriaca.
Il caso scoppiò a inizio 2010, dopo le rivelazioni del «New York Times». Questo fece immediatamente aumentare il deficit pubblico della Grecia fino al 15,4% del Pil, causando l’inizio di quella crisi terminata con il salvataggio europeo di Atene. Ora Bloomberg chiede trasparenza su quelle operazioni. Chiede che la Bce sveli i segreti di Atene. E se la causa non andasse a buon fine? Resterebbe l’oblio su quei segreti. Oppure... l’opzione Julian Assange.