
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri seconda giornata di lavori del G8…
• Sa che non ho capito la differenza tra la prima giornata e la seconda? Ieri sera ho sentito la televisione e mi pare che abbia ripetuto le stesse cose di mercoledì…
I temi sono quelli, ma la differenza sta nel numero di partecipanti. Le faccio uno schemino. Esiste il G8, che poi sarebbe un G7+1. Sono i 7 Paesi più industrializzati con l’aggiunta della Russia. Quindi, oltre alla Russia: Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Germania, Francia, Italia, Canada. Poi esiste il G5: è un gruppo che riunisce cinque economie molto importanti, un tempo considerate di seconda fila o emergenti, oggi per tanti aspetti già emerse e sotto molti punti di vista più importanti delle economie di alcuni paesi del G8. Quelli del G5 sono: Brasile, Cina, India, Messico, Sud Africa. Esiste poi il Mef, sigla per Major Economic Forum. Sono economie orientali che hanno pieno titolo per sedersi al tavolo sia con quelli del G8 che con quelli del G5: Australia, Corea del Sud, Indonesia. Questi raggruppamenti stanno insieme anche per una serie di affinità e di interessi comuni che li spingono a concordare prese di posizione e soluzioni ai problemi. Per esempio, quelli del G5 stanno discutendo sull’opportunità di darsi una moneta che valga come valuta di scambio per i loro traffici interni.
• A che servirebbe?
A cominciare a sbarazzarsi del dollaro, una valuta che riempie i forzieri di tutti e fa dipendere il mondo dalle decisioni degli Stati Uniti. Soprattutto i cinesi insistono per una valuta comune diversa dal dollaro non solo all’interno del blocco del G5, ma addirittura sul pianeta. Non creda che la proposta non sia giudicata interessante dagli altri. Ma, per esempio: il G5 e in particolare la Cina e l’India sono contrari alle decisioni prese sul clima, il G8 mercoledì ha sottoscritto un documento in cui i suoi membri promettono di adoperarsi per frenare il riscaldamento del globo e in particolare per far sì che l’aumento della temperatura terrestre stia sotto i due gradi.
• Come si può essere contrari a una misura simile?
Nella prima giornata di lavori, gli Otto si sono anche impegnati a ridurre di almeno il 50% le emissioni di anidride carbonica entro il 2050. Niente di preciso, intendiamoci, solo una dichiarazione generica, che l’Onu ha persino giudicato insufficiente, ma che ha la sua importanza politica. Ieri, seconda giornata, queste decisioni sono state sottoposte al G5, a cui per volontà di Berlusconi s’era aggiunto l’Egitto, e a quelli del Mef. Beh, il G5 e soprattutto indiani e cinesi non sono d’accordo su questo freno alle emissioni. E la ragione è questa: fate presto voi Paesi iper-industrializzati a decidere di darvi una regolata, dicono i cinesi, gli indiani e i loro amici. Avete già inquinato tutto l’inquinabile per costruire le vostre industrie e adesso che vi siete fatti la casa e la macchina, e che godete di riscaldamento, frigorifero e aria condizionata, pretendete di fare i virtuosi a nostre spese, cioè impedendo a noi, che in larga parte viviamo ancora nelle capanne, di dotarci dei vostri confort? Troppo comodo: bisogna che prima ci lasciate crescere fino al livello di benessere al quale vi trovate voi. E solo dopo, potremo prendere in considerazione l’idea di inquinare di meno.
• Quelli del G8 come rispondono?
Ci sarà una conferenza sul clima a dicembre e sia Obama che Berlusconi, il quale ha parlato alla fine della giornata ed era molto contento dell’atmosfera di collaborazione generale («è un peccato che non ci fossero le telecamere a riprenderci»), puntano a persuadere il G5 prima di quella data. L’argomento dovrebbe essere questo: i Paesi industrializzati si impegneranno a tagliare le loro emissioni dell’80% entro il 2050. Quindi, per raggiungere la media del 50, basterà che cinesi, indiani e tutti gli altri stiano sotto il 20.
• E’ credibile?
Mah. C’è un punto generalmente non preso in considerazione in questi consessi. Questo due per cento in più di temperatura globale, temutissimo e causa secondo gli scienziati di scioglimento di ghiacci, innalzamento dei mari, desertificazione, migrazioni e distruzione di specie, non dipende poi forse dall’attività dell’uomo. Voglio dire: potremmo anche smettere di inquinare (e faremmo in ogni caso bene), ma forse la cosa potrebbe essere inutile e la Terra, di qui al 2100, risultare lo stesso più calda di due gradi. In questo caso avremmo conferma del fatto che l’uomo è un moscerino e che la vicenda del clima ha le sue ragioni nel cuore troppo distante dell’universo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 10/7/2009]
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