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 2009  luglio 10 Venerdì calendario

EMISSIONI, IL TAGLIO COMINCIA IN CASA


I grandi del mondo possono fare molto. Ma per ridurre le emis­sioni di Co2 e consegnare alle nuove generazioni un pianeta a pro­va di effetto serra anche le scelte del cittadino qualunque contano ec­come. Per di più il risultato potreb­be essere qui e ora. Senza dover aspettare il 2050.

«L’Italia produce in un anno 567 miliardi di tonnellate di Co2. Se tut­ti noi ci comportassimo in modo re­sponsabile, sarebbe realistico scen­dere immediatamente a 450», fissa un obiettivo Duccio Bianchi, re­sponsabile scientifico di Legam­biente. In media ogni europeo ha sulla coscienza 8.000 chili l’anno di Co2 nell’atmosfera. Gran parte di questi sono imputabili al sistema produttivo. Se si considera solo la vita quotidiana del singolo, i chili di Co2 prodotti ogni anno scendo­no a quota 4.000. «Bene, con un comportamento responsabile ognu­no di noi potrebbe limitarsi senza troppa fatica a 3.000 o anche a 2.000 chili», assicura Bianchi.
Una frenata nella produzione di Co2 da parte degli italiani (e degli europei in genere) sarebbe tanto più raccomandabile se si pensa al confronto con le emissioni procapi­te in altre parti del mondo. «Un afri­cano o un indiano producono un de­cimo della Co2 di un italiano. Un ci­nese si ferma alla metà di un euro­peo (nel 1990 si parlava addirittura di un quarto). Certo, per non sentir­ci gli inquinatori del pianeta basta pensare agli americani: ciascun cit­tadino Usa produce in media il dop­pio della nostra Co2.
Chi volesse farsi carico del proble­ma «effetto serra» deve prima di tut­to consumare meno energia. «Un chilovattora prodotto in Italia com­porta l’emissione di mezzo chilo di Co2. Questo perché l’80% della no­stra energia deriva da petrolio e me­tano e non dall’idroelettrico o da fonti rinnovabili», spiega Gianni Sil­vestrini, responsabile scientifico del Kyoto club.
Ecco qualche esempio di compor­tamento virtuoso. Avviare la lavatri­ce solo a pieno carico comporta un risparmio annuo di 45 chili di Co2. Abbassare la temperatura di casa da 21 a 20 gradi garantisce un rispar­mio di 470 chili di Co2 in un anno. Spegnere sempre il tasto di stand by della tv vale 80 chili di Co2 in un anno. E poi ci sono le lampadine. Sostituirne una da 100 watt a incan­descenza con una a basso consumo consente di mandare nell’atmosfe­ra 35 chili in meno di Co2 in un an­no.
Il secondo comandamento del­l’ecocittadino è riciclare a più non posso. A partire dalle lattine: buttar­ne una alla settimana nel posto giu­sto consente di evitare l’emissione di 17 chili di Co2 in dodici mesi. «Ci vuole meno energia per produrre al­luminio da una vecchia lattina che per ottenerlo dalla bauxite», spiega Andrea Poggio, vicedirettore Le­gambiente che ha collaborato al si­to www.stopthefever.org in cui si consente a ciascuno di misurare ca­so per caso quanta Co2 si potrebbe risparmiare con comportamenti re­sponsabili. Altri esempi: chi si impe­gna a utilizzare anche il retro dei fo­gli di carta per i propri appunti ri­sparmia 13,13 chili di Co2 l’anno; ri­ciclare un giornale e un paio di sca­tolette di carta al giorno comporta un risparmio di 71 chili di Co2 l’an­no; infilare nella campana del vetro tre bottiglie alla settimana vuol dire 11 chili di Co2 in meno in un anno.
«In Svizzera 85 mila persone usa­no il car sharing. Se gli italiani aves­sero la stessa capacità di mettersi d’accordo per fare ogni giorno lo stesso tragitto, in giro avremmo 660 mila auto in meno», esemplifi­ca Silvestrini del Kyoto Club. E non usare l’auto aiuta eccome. Andare in bici o a piedi vuol dire risparmia­re 7,02 chili di Co2 l’anno per chilo­metro. Vien da sè che è virtuoso an­che l’uso del trasporto pubblico.
Il cittadino che ha dichiarato guerra all’effetto serra è anche un consumatore responsabile. «Tra le dieci auto più vendute ci sono vei­coli da 100 grammi di Co2 per Km come da 150 g/Km. Dal concessiona­rio bisogna tenere conto anche di questo parametro», consiglia Duc­cio Bianchi di Legambiente. Stesso discorso quando si parla dei televi­sori: un Lcd 40 pollici a parità di per­formance può consumare anche cinque volte meno a seconda della marca. Un computer portatile con­suma meno della metà di uno da scrivania. Per non parlare dei frigo­riferi. «Nel 2000 solo il 3% di quelli venduti erano classe A (consumi energetici ridotti al minimo). L’an­no scorso abbiamo superato quota 80%. E così possiamo fare a meno di una media centrale elettrica da 600 megawatt», racconta Silvestri­ni del Kyoto club.
Se gli italiani tenessero più conto dei consumi energetici anche quan­do si tratta di comprare o ristruttu­rare casa l’atmosfera non potrebbe che trarne benefici. Secondo Clau­dio De Albertis, presidente dei co­struttori di Assimpredil Ance di Mi­­lano, «costruire un edificio di clas­se A costa 170 euro in più al metro quadrato rispetto a una classe C». Ma poi i risparmi sono assicurati: «Fino al 50 per cento di consumi energetici in meno».