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 2009  luglio 10 Venerdì calendario

Cinici in economia cattivi nell’animo- Ho letto l’articolo di Franco Bruni dedicato alle cause della crisi finanziaria internazionale

Cinici in economia cattivi nell’animo- Ho letto l’articolo di Franco Bruni dedicato alle cause della crisi finanziaria internazionale. Potrebbe essere utile affrontare il tema anche da un altro punto di vista, e cioè osservare il quadro di politica internazionale al cui interno la crisi si è sviluppata fino alle sue conseguenze paradossali. Ho letto che il debito Usa (pubblico+privato) è uguale a quattro volte il pil mondiale e che la somma totale dei titoli emessi possa essere vicina a 150 volte il pil mondiale. Pur contemplando l’avidità umana come categoria interpretativa, la mia impressione è che tutto ciò non sarebbe stato possibile senza una valutazione sulla convenienza Usa ad esportare debito per garantirsi un alto livello di vita senza alcun riguardo per le conseguenze sulle economie degli altri paesi. Più o meno come quando, all’epoca della guerra in Vietnam, gli Usa esportavano inflazione e finanziavano lo sforzo bellico. La mia idea è che siamo di fronte ad un comportamento spregiudicato abbastanza consapevole, garantito dal peso internazionale della nazione in questione. Le categorie morali, se usate, rischiano di essere strumenti debolissimi. Anch’io, come il Papa, penso che dobbiamo essere tutti più buoni: può questo proposito essere contagioso? SIRIO O. Molti lettori mi chiedono costantemente spiegazioni sulla crisi americana e sul debito a stelle e strisce, ci ho provato più volte, ma per un giorno ho deciso di cedere il mio spazio al professor Bruni perché tenti lui di spiegarvelo. Ecco la sua risposta: I dati sul debito totale citati dal lettore sono forse eccessivi, ma non c’è dubbio che la crisi è nata sulla base di un eccesso di creazione di moneta e di crediti (e quindi di debiti) avvenuta in primo luogo negli Usa. I quali hanno potuto per molti anni spendere più di quanto producevano, indebitandosi con l’estero, anche perché il resto del mondo accettava volentieri i dollari in pagamento. Lo squilibrio che si è andato ingigantendo è stato alimentato dai consumatori, dalle imprese, dalle banche e dalle autorità ed è stato aiutato da chi, come i cinesi e i Paesi esportatori di petrolio, hanno accumulato per anni grandi crediti sugli Usa. Lo squilibrio è poi scoppiato; oggi, dobbiamo tenerlo presente, danneggia gravemente anche gli americani. I comportamenti economicamente malsani di interi sistemi economici difficilmente si possono attribuire a deliberata cattiveria. Di solito si tratta del risultato di regole sbagliate e inadeguate. E’ ora in corso, in tutto il mondo, una grande riflessione per correggerle. Non voglio però scoraggiarla nei suoi propositi di bontà che - anche se come economista ne so poco - credo sia davvero molto contagiosa!