Natalia Aspesi, la Repubblica 10/7/2009, 10 luglio 2009
L’ETERNO SCANDALO DI COLETTE
Un film, con Michelle Pfeiffer, e un libro celebrano gli amori e le trasgressioni della grande scrittrice francese
Interpretare una 50-60enne che ancora imbambola minorenni estasiati
La passione tra il viziato 19enne Chéri e la matura, bellissima, cortigiana Léa
La passione tra un giovinetto e una signora che potrebbe essergli mamma se non nonna, anche se da sempre molto diffusa, è tuttora in cima alle trasgressioni amorose imputabili alle donne. Il cinema ne sarebbe ghiotto, ma il problema, che solo certi registi disdicevoli, messicani o giapponesi, superano con disinvoltura, è: come rendere attraente sullo schermo, che in fatto di donne ha i suoi codici tirannici, il corpo e il viso di una attrice 50-60enne per interpretare una 50-60enne che, anziché dedicarsi alle opere pie o agli omicidi plurimi, imbambola minorenni estasiati. Viene in mente come, per descrivere la folle decrepitezza femminile, Billy Wilder, per Viale del Tramonto, scelse Gloria Swanson, che di anni nel 1950 ne aveva 53, un paio più di Madonna che oggi continua a sbattere le cosce sul palcoscenico tra milioni di minorenni estasiati.
Certo in sessant´anni le cinquantenni sono cambiate, e infatti ce ne è di meravigliose come Michelle Pfeiffer, il cui personaggio di "grande horizontale" nel film Chéri e nel celebre romanzo di Colette da cui è tratto, ne ha addirittura uno meno, cioè 49; per dire quanta angoscia ancora susciti l´età delle donne, la pubblicità del film presenta la bella peccatrice come «alla soglia dei 40». Non si sa se stia per affacciarsi un ritorno fashion alla Belle Epoque, o a Colette, o semplicemente stia nascendo una forma di nostalgia per il fulgore erotico delle cortigiane, belle, colte e raffinate, che barattavano i profumi delle loro lenzuola di seta con diamanti e carrozze e pacchetti azionari e stupende dimore, non accontentandosi come le escort di oggi, di mille euro più collanina e qualche promessa spesso non mantenuta di ingaggio politico. Di sicuro le chiacchiere investiranno il tema del tutto dimenticato dell´iniziazione sessuale, di ragazzi timidi affidati a sapienti e mature sporcaccione, per insegnar loro le delizie dell´amore e dio sa, assicurano oggi le ragazze, di quanto i loro coetanei maschi ne avrebbero ancora bisogno.
Colette, che se ne intendeva, ci scrisse più di un romanzo, tra cui, appunto Chéri, nel 1919, che uscì a puntate su La vie parisienne, suscitando grande scandalo per quella passione tra il bel fannullone e viziato diciannovenne Chéri, figlio di una ricca cortigiana, e la bellissima, matura, pensionata cortigiana Léa. Fu come una premonizione, la finzione che diventa realtà, perché nell´estate del 1920, Colette, che aveva sposato in seconde nozze il barone Henry de Juvenel, porta in vacanza nella sua casa di campagna a Rozven, il figliastro Bertrand, che non ha ancora 17 anni, bello, intelligente, con gli stessi occhi azzurri della matrigna, che ne ha 47. Il marito e padre sta inseguendo la principessa Marthe Bibesco, anche lei scrittrice, e le lezioni di nuoto di Colette a Bertrand finiscono a letto: proseguiranno, più letto che nuoto, per almeno sei anni.
E Lezioni di nuoto si intitola il bel romanzo di Valentina Fortichiari (Guanda, pagg. 140, euro 12,50) che racconta la prima estate di questo amore, vissuto apertamente davanti alla figlioletta di Colette ed Henry, Bel-Gazou, e agli amici ospiti, poeti e scrittori. Fuori da quell´ambiente intellettuale e trasgressivo, si era meno tolleranti: e per esempio nel 1921, de Juvenel aspettava di essere nominato ambasciatore a Berlino e una rivista tedesca pubblicò una vecchia foto di Colette nuda, quando era ancora la signora Willy, in una scena di Frine, con il titolo «la futura ambasciatrice di Francia»: Henry dovette rinunciare alla candidatura, ma certo, erano altri tempi.
Christopher Hampton, sceneggiatore di Chéri (Oscar per Le relazioni pericolose regia di Frears, da Choderlos de Laclos) voleva in realtà scrivere un film su Colette e sulla sua vita tumultuosa, di attrice, scrittrice, giornalista, critica teatrale, grande mangiatrice di uomini, grande lesbica, (e nel film non manca una signora vestita da uomo a ricordare forse la contessa de Balbeuf, detta Missy, una delle tante amanti di Colette, cui regalò la casa di Rozven), ma poi lasciò perdere: al culmine del suo successo, quando cioè inizia la sua lunga relazione con l´estasiato e prono Bertrand, Colette, piccola di statura, pesava 81 chili, avrebbe quindi potuto interpretarla quella fantastica Kathy Bates formato botte, che nel film ha il ruolo della cortigiana in disarmo Madame Peloux, mamma del scipito e capriccioso Chéri.
Il cinema nega alle cicciotte in età il languore, la malinconia, la credibilità della passione, così Hampton si è rifugiato in uno dei romanzi più belli di quegli anni, appunto ”Chéri´, dove l´antipatico amante (che «contemplava la sua immagine di uomo molto bello e molto giovane, né alto né basso, coi capelli dai riflessi blu come le penne dei merli»), sfruttatore anche se ricco, può rifugiarsi nelle braccia appena allentate di una creatura ancora stupenda, oltre che in grado di mantenerlo adeguatamente. «Il naso fiero trovava ancora grazia davanti a Léa: "Il naso di Maria Antonietta!" dichiarava la madre di Chéri, che non dimenticava mai di aggiungere "…e tra due anni, la nostra brava Léa avrà il mento di Luigi XVI"».
Film per signore eleganti e mai sazie d´amore, Chéri accumula stupendi vestiti stile Poiret stretti sul corpo filiforme della Pfeiffer, orrendi arredamenti pompier tutto velluti e ottoni per la casa della cortigiana Peloux e ogni sfumatura di azzurro e rosa liberty per il palazzetto pieno di servitù e maggiordomi di Léa. Frears racconta benissimo una passione impossibile eppure irreversibile tra una donna di gran classe e molto intelligente e un volgare stupidello viziato. Il finale sarebbe ovvio: dalla finestra della sua camera da letto lei lo guarda allontanarsi mentre aspira «l´aria a pieni polmoni, come un evaso», e intanto nello specchio vede il riflesso di una vecchia, e si domanda «cosa potesse avere in comune con quella pazza». Invece, sbagliando, Frears e Hampton ci appiccicano il finale di un altro romanzo, La fine di Chéri, pubblicato nel 1926: un anno prima Colette, dopo «una notte di parole invece di carezze», si separa definitivamente da Bertrand e ha già pronto il nuovo amante, poi terzo marito, il commerciante di perle Maurice Goudeket, innamoratissimo e più giovane di lei di 16 anni, e vende la casa di Rozven per cancellarne i ricordi. Invece in Lezioni di nuoto, Fortichiari elimina quel nido d´amore inventandosi un incendio in cui muore la poetessa Hélène Picard, segretaria e confidente di Colette, che invece si spegnerà nel 1945 ultraset-tantenne.