Michela Tamburrino, La stampa 10/7/2009, 10 luglio 2009
UN ANNO DI VITA PER VESTIRSI
Un anno della propria vita speso nella scelta del vestito migliore da indossare? Poco, se questo tempo solo apparentemente abnorme viene suddiviso in giorni, in minuti, in biancheria intima, in scarpe, in cinte, in borse, in accoppiamenti che non quadrano, in zip che non salgono. Scagli la prima pietra chi impiega meno di sedici minuti al giorno per mettersi addosso lo stretto indispensabile utile a un’uscita decente, considerando i freddi, i caldi, la pioggia che fa cambiare al volo quel paio carissimo di décolleté e poi ghiaccio e neve, calza inadatta, stivale improprio. La statistica, a cura del brand d’abbigliamento Matalan, certamente procede per difetto analizzando le abitudini femminili. Il campione preso è di 2.491 donne, dai 16 ai 60 anni, tutte compatte nel rivelare ciò che rivelazione non è ma un dato di fatto che gli uomini conoscono bene quando spendono i migliori anni della loro vita nell’attesa della loro donna perennemente in bilico esistenziale tra un abito e l’altro.
L’analisi dettagliata nulla lascia al caso: sedici minuti tutte le mattine prima di andare a lavorare con lo sguardo perso nell’armadio a specchio fisso. Nei festivi il tempo medio della vestizione subisce una lieve contrazione di due minuti ma si risale agguantando il picco di venti minuti se nello stesso giorno festivo si ha in programma un’uscita serale. In vacanza si è rapidissime (10 minuti) anche per compensare i cinquantadue minuti impiegati per decidere che cosa mettere in valigia. A Natale il delirio, trentasei minuti per il solito vestito rosso. Ovviamente la statistica non comprende dive, attrici comuni, veline. E neppure Victoria Beckham. Fortunatamente c’è l’immaginario cinematografico che aiuta a comprendere il fenomeno complesso della vestizione sofferta. E se Bridget Jones osava strategiche minigonne per attirare interesse sul luogo di lavoro, Carry, la protagonista di «Sex and The City», una bibbia per le modaiole, si fa costruire una guardaroba da urlo nel quale passare gioiosamente gran parte della propria vita. Anche ne «Il Diavolo veste Prada» l’abbigliamento ha un ruolo cardine. Non per la terribile Miranda, direttora della rivista. Per la giovane redattrice diventa una questione di sopravvivenza professionale.
La scena più illuminante, in tema, la regala Meryl Streep in «Innamorarsi», il romantico film che la vede, moglie, innamorarsi sul treno dei pendolari newyorchesi di un altrettanto maritato Robert De Niro. E una mattina, quella del supposto adulterio, Meryl passa intere sequenze a provarsi tutti i vestiti dell’armadio per poi gettarli con disperazione sul letto. Basilare per far comprendere la portata di quell’amore. Anche Meg Ryan in «The Women» associa il suo percorso di vita al cambiamento di look, facendoci capire che la scelta di un vestito rivela un preciso stato d’animo. Così come un capo sbagliato influirà per tutto il giorno sui nostri comportamenti. Ma chi dice che sia un problema solo femminile mente. Anche gli uomini indulgono. L’immagine più sexy resta quella di «American Gigolò» dove Richard Gere a torso nudo mette sul letto la sua ricetta perfetta di camicia, pantaloni, cinta e cravatta, accompagnato dalla colonna sonora. Tempo perso? Non per le spettatrici.