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 2009  luglio 10 Venerdì calendario

Ieri seconda giornata di lavori del G8…• Sa che non ho capito la diffe­renza tra la prima giornata e la seconda? Ieri sera ho sentito la televisione e mi pare che ab­bia ripetuto le stesse cose di mercoledì…I temi sono quelli, ma la diffe­renza sta nel numero di parte­cipanti

Ieri seconda giornata di lavori del G8…

Sa che non ho capito la diffe­renza tra la prima giornata e la seconda? Ieri sera ho sentito la televisione e mi pare che ab­bia ripetuto le stesse cose di mercoledì…
I temi sono quelli, ma la diffe­renza sta nel numero di parte­cipanti. Le faccio uno schemi­no. Esiste il G8, che poi sareb­be un G7+1. Sono i 7 Paesi più industrializzati con l’aggiun­ta della Russia. Quindi, oltre alla Russia: Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Germania, Francia, Italia, Canada. Poi esiste il G5: è un gruppo che riunisce cinque economie molto importanti, un tempo considerate di seconda fila o emergenti, oggi per tanti aspetti già emerse e sotto mol­ti punti di vista più importanti delle economie di alcuni pae­si del G8. Quelli del G5 sono: Brasile, Cina, India, Messico, Sud Africa. Esiste poi il Mef, sigla per Major Economic Fo­rum. Sono economie orienta­li che hanno pieno titolo per sedersi al tavolo sia con quelli del G8 che con quelli del G5: Australia, Corea del Sud, In­donesia. Questi raggruppa­menti stanno insieme anche per una serie di affinità e di interessi comuni che li spingo­no a concordare prese di posi­zione e soluzioni ai problemi. Per esempio, quelli del G5 stanno discutendo sull’oppor­tunità di darsi una moneta che valga come valuta di scambio per i loro traffici in­terni.

A che servirebbe?
A cominciare a sbarazzarsi del dollaro, una valuta che riem­pie i forzieri di tutti e fa dipen­dere il mondo dalle decisioni degli Stati Uniti. Soprattutto i cinesi insistono per una valuta comune diversa dal dollaro non solo all’interno del blocco del G5, ma addirittura sul pia­neta. Non creda che la propo­sta non sia giudicata interes­sante dagli altri. Ma, per esem­pio: il G5 e in particolare la Ci­na e l’India sono contrari alle decisioni prese sul clima, il G8 mercoledì ha sottoscritto un documento in cui i suoi mem­bri promettono di adoperarsi per frenare il riscaldamento del globo e in particolare per far sì che l’aumento della tem­peratura terrestre stia sotto i due gradi.

Come si può essere contrari a una misura simile?
Nella prima giornata di lavori, gli Otto si sono anche impe­gnati a ridurre di almeno il 50% le emissioni di anidride carbonica entro il 2050. Nien­te di preciso, intendiamoci, so­lo una dichiarazione generi­ca, che l’Onu ha persino giudi­cato insufficiente, ma che ha la sua importanza politica. Ie­ri, seconda giornata, queste decisioni sono state sottopo­ste al G5, a cui per volontà di Berlusconi s’era aggiunto l’Egitto, e a quelli del Mef. Beh, il G5 e soprattutto india­ni e cinesi non sono d’accordo su questo freno alle emissioni. E la ragione è questa: fate pre­sto voi Paesi iper-industrializ­zati a decidere di darvi una re­golata, dicono i cinesi, gli in­diani e i loro amici. Avete già inquinato tutto l’inquinabile per costruire le vostre indu­strie e adesso che vi siete fatti la casa e la macchina, e che go­dete di riscaldamento, frigori­fero e aria condizionata, pre­tendete di fare i virtuosi a no­stre spese, cioè impedendo a noi, che in larga parte viviamo ancora nelle capanne, di do­tarci dei vostri confort? Trop­po comodo: bisogna che pri­ma ci lasciate crescere fino al livello di benessere al quale vi trovate voi. E solo dopo, potre­mo prendere in considerazio­ne l’idea di inquinare di me­no.

Quelli del G8 come rispondo­no?
Ci sarà una conferenza sul cli­ma a dicembre e sia Obama che Berlusconi, il quale ha parlato alla fine della giornata ed era molto contento dell’atmosfera di collaborazione generale («è un peccato che non ci fossero le telecamere a riprenderci»), puntano a persuadere il G5 pri­ma di quella data. L’argomento dovrebbe essere questo: i Paesi industrializzati si impegneran­no a tagliare le loro emissioni dell’80% entro il 2050. Quindi, per raggiungere la media del 50, basterà che cinesi, indiani e tutti gli altri stiano sotto il 20.

E’ credibile?
Mah. C’è un punto generalmen­te non preso in considerazione in questi consessi. Questo due per cento in più di temperatura globale, temutissimo e causa se­condo gli scienziati di sciogli­mento di ghiacci, innalzamento dei mari, desertificazione, mi­grazioni e distruzione di specie, non dipende poi forse dall’attivi­tà dell’uomo. Voglio dire: po­tremmo anche smettere di in­quinare (e faremmo in ogni ca­so bene), ma forse la cosa po­trebbe essere inutile e la Terra, di qui al 2100, risultare lo stesso più calda di due gradi. In questo caso avremmo conferma del fat­to che l’uomo è un moscerino e che la vicenda del clima ha le sue ragioni nel cuore troppo di­stante dell’universo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 10/7/2009]