Paolo Baroni, La stampa 10/7/2009, 10 luglio 2009
DAVVERO CONVIENE L’ATOMO? (+
scheda sì/no)-
Quali obiettivi vuole raggiungere il governo?
Gli obiettivi che il governo si prefigge col ritorno al nucleare sono due: ridurre del 30% il costo dell’energia per famiglie ed imprese e ridurre l’inquinamento atmosferico con un taglio netto delle emissioni di anidride carbonica. Per fare questo occorre modificare il mix di fonti utilizzate per produrre energia passando dall’attuale 83% di combustibili fossili (carbone, gas e petrolio) al 50%, portando la quota di rinnovabili (idroelettrico, biomasse, solare ed eolico) dal 18% al 25%, col restante 25% nucleare.
Quali sono i vantaggi di questa scelta?
Oltre alla riduzione delle bollette elettriche la scelta del nucleare consente di alleggerire la dipendenza energetica del nostro paese dalle importazioni e dalle oscillazioni periodiche dei prezzi del petrolio. Oggi circa l’85% dei nostri consumi elettrici è infatti legato alle importazioni di gas, olio e carbone.
Quanto incide la materia prima sul costo di un megawatt?
Agli attuali corsi del greggio (60-65 dollari al barile) un Mw prodotto in un impianto nucleare nucleare costa 60 euro, la stessa cifra di un megawatt prodotto col carbone, contro i 70 dell’olio e gli 80 euro di un Mw prodotto dalle centrali a gas. Un megawatt di energia prodotta con le tecnologia solari ha un prezzo compreso tra 350 e 400 euro.
Quante centrali verranno costruite in Italia?
Enel ed Edf puntano a realizzare 4 centrali da 1600 megawatt l’una. Per un investimento totale di 16 miliardi di euro. In base ai piani del governo altri operatori del settore, sia italiani che stranieri, dovrebbero costruirne altre 4.
Quando potrà entrare in funzione la prima centrale?
I piani prevedono l’apertura dei cantieri nel 2013 e dopo circa 5-6 anni di lavori si prevede l’avvio del primo impianto attorno al 2018. Al più tardi entro il 2020.
Come verranno scelti i siti?
Le centrali, prevede la nuova legge, dovranno essere costruite in zone geograficamente adatte, che rispondano a criteri in primo luogo antisismici. Criteri e regole saranno fissati dalla nuova Agenzia nazionale per la sicurezza.
Quante sono le centrali in funzione nel mondo?
Nel mondo sono 436 i reattori in servizio in 31 paesi, per una potenza complessiva installata di 370 mila Mw. E forniscono il 15% dell’energia prodotta sulla terra. Dei 27 paesi che compongono l’Unione europea sono 15 quelli che utilizzano reattori nucleari, con una potenza complessiva di 132 mila Mw concentrata per il 70% in tre paesi: Francia, Germania, Gran Bretagna.
Quali sono le prossime tappe legislative?
Il provvedimento sul nucleare contenuto nel «ddl Sviluppo» prevede una delega al governo che entro sei mesi dovrà emanare uno o più decreti per individuare i siti per la costruzione delle centrali nucleari, per disciplinare la fabbricazione del combustibile nucleare e realizzare sistemi di stoccaggio e deposito di rifiuti radioattivi. Inoltre viene istituita l’Agenzia per la sicurezza nucleare, che assorbirà le competenze di Enea e Ispra.
Che tipo di autorizzazioni serviranno?
L’iter legislativo sarà velocizzato. E le aree dove sorgeranno le nuove centrali e gli altri impianti della filiera nucleare verranno classificati come siti di interesse e sicurezza nazionale, come obiettivi sensibili per la sicurezza del nostro Paese. Nel caso Regioni ed enti locali non condividano la scelta di localizzar nei loro territori un impianto scatterà quanto previsto dalla Costituzione, cioè il potere sostitutivo del governo. L’autorizzazione unica rilasciata dalle amministrazioni interessate sostituirà tutti gli atti necessari, fatta eccezione per le procedure Via (valutazione d’impatto ambientale) e Vas (valutazione ambientale strategica) «cui si deve obbligatoriamente ottemperare».
Sono previsti indennizzi per le popolazioni?
Sì. I decreti attuativi definiranno anche le misure compensative da corrispondere alle popolazioni interessate dalla costruzione degli impianti nucleari, ma anche agli enti locali e alle imprese del territorio.
A cosa servirà la nuova Agenzia nazionale?
Svolgerà funzioni di autorità nazionale per la regolamentazione tecnica, il controllo e l’autorizzazione ai fini della sicurezza, la gestione e la sistemazione dei rifiuti radioattivi e dei materiali nucleari, la protezione dalle radiazioni, nonché le funzioni e i compiti di vigilanza sulla costruzione, l’esercizio e la salvaguardia degli impianti e dei materiali nucleari.
Perché opposizione, ambientalisti e alcune Regioni sono critici?
Quella del nucleare, per il fronte del «no», è definita una scelta sbagliata dal punto di vista strategico, perché in molti paesi si sta facendo il percorso inverso, economico (perché si dubita che si riuscirà a coprire l’enorme mole di investimenti previsti) e della sicurezza. Perché si ritengono le tecnologie attualmente a disposizione non sufficientemente sicure.
Cosa replica il fronte del sì?
Innanzitutto che tecnologie come quella del reattore francese Epr, il cosidetto nucleare di terza generazione avanzata che pensa di adottare Enel nel nostro Paese, sono assolutamente sicure e già sperimentate. Mentre per valutare la sostenibilità degli investimenti l’orizzonte temporale deve essere quello dei 60 anni di vita di questi impianti e non altro.
FAVOREVOLI E CONTRARI-
«I Paesi che lo usano pagano molto meno di noi l’energia»
«Nessuno ha ancora risolto il problema delle scorie radioattive»
S
Il partito pro nucleare ricorda che con l’atomo l’Italia recupera un gap tecnologico di trent’anni rispetto ai paesi vicini, che hanno le centrali da sempre. In quei paesi, dice chi è d’accordo, proprio grazie al nucleare l’energia costa sensibilmente meno che in Italia. In secondo luogo, il nucleare non emette idrocarburi in atmosfera, e quindi non contribuisce al riscaldamento del pianeta. Qualcuno ricorda anche che il Belpaese è esposto al rischio in caso di incidenti nelle molte centrali disseminate lungo i confini. Il viceministro allo svoluppo economico Mario Urso: «anche Obama in America parla della realizzazione di altre 7 centrali. In Italia è visto come l’ecologista. Lo è proprio perché parla di nucleare».
NO
Al di là dei problemi di sicurezza connessi con il funzionamento delle centrali, i nodi sui cui si concentrano le ragioni del fronte del no sono due: anzitutto il dubbio che gli investimenti - servirebbero 30 miliardi per arrivare a produrre il 25% del fabbisogno nazionale di energia - siano in grado di ripagarsi. Poi, come dice il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, c’è la questione delle scorie «tuttora irrisolta». Secondo Errani il governo ha imboccato una strada sbagliata, dando per scontata una scelta su cui pesa la possibilità di un passo indietro sul versante ambientale. C’è poi chi ricorda il referendum (come il presidente del Piemonte Mercedes Bresso) e chiede che sia ripetuto.