Roberto Bagnoli, Corriere della sera 10/7/2009, 10 luglio 2009
QUEL BLOCCO DURATO 23 ANNI TESTA: LA PROTESTA FU IDEOLOGICA
ROMA – Nel 1966 l’Italia era il terzo produttore del mondo di energia nucleare con 3,9 miliardi di chilowattora. Erano gli anni di Felice Ippolito, padre della fissione «made in Italy» che ha sviluppato i progetti delle centrali di Garigliano e di Latina e che poi fu abbandonato dalla classe politica italiana.
L’incidente al reattore americano (1979) di Three Mile Island non ferma la corsa all’atomo e nel 1981 il ministro dell’Industria Filippo Maria Pandolfi (quinto governo Fanfani) presenta un nuovo piano energetico che prevede la costruzione entro il decennio delle centrali di Caorso e di Montalto di Castro e di altri due siti, uno in Puglia (Salento), l’altro a Trino Vercellese (Piemonte). «Tutto si ferma all’una e mezzo del mattino del 26 aprile del 1986 con l’esplosione della centrale di Chernobyl». Poi il referendum del 1987 passato con il 71,9% e del nucleare non se ne parla più sino al ritorno del terzo governo Berlusconi. Chicco Testa, 57 anni, all’epoca della rivolta popolare contro l’atomo era presidente di Legambiente, poi divenne deputato per il Pci, poi presidente dell’Enel e protagonista di una clamorosa conversione a favore del nucleare. Oggi è managing director della banca d’affari Rothschild e ripercorre con il Corriere la storia italiana del nucleare, un argomento sul quale ha scritto anche un libro per Einaudi «Tornare al nucleare?» L’opposizione allo sviluppo dell’energia atomica, in Italia ma anche nel resto d’Europa, esplode a metà degli anni Settanta ed appare subito totalmente politicizzata. «Basta rileggere le dichiarazioni di Massimo Scalia e Gianni Mattioli di Democrazia proletaria nelle quali si capisce benissimo che l’ambiente non c’entrava niente e tutto ruotava intorno alla lotta anti-imperialista e anti-capitalista». Poi arriva Legambiente, guidata da Testa e da Ermete Realacci, che raccoglie un pezzo della sinistra e cerca di riportare il dibattito sulla sostenibilità della crescita economica. «La vera svolta in senso politico-ambientalista si materializza quando Claudio Martelli al congresso dei socialdemocratici tedeschi di Stoccarda nel 1986, annuncia il cambiamento di idea del Psi, cioè contro il nucleare ». Chicco Testa ricorda come dal quel momento si scatenò un effetto a catena sull’onda dell’emozione dei morti di Chernobyl: nella sinistra comincia a prevalere un feeling anti-atomo che si espande anche nel resto del mondo politico coinvolgendo quasi tutti.
«La prova di quello che dico sta nelle dichiarazioni ufficiali dei partiti di allora alla vigilia del referendum: erano tutti a favore, missini compresi, eccetto i liberali e i repubblicani». Il Pci si era già diviso da tempo. Al congresso di Firenze – dieci giorni prima Chernobyl – Testa ricorda che perse per un soffio una mozione anti-nucleare presentata da Fabio Mussi e Antonio Bassolino contro i filo- atomici guidati da Gianfranco Borghini. La conversione dell’ambientalista Testa arriva poco dopo essersi seduto sulla poltrona della presidenza dell’Enel, alla fine degli anni Novanta. Lui oggi la racconta così: «Mi resi conto che le cose stavano diversamente e poi in quei mesi cambiarono idea a favore del nucleare personaggi del calibro di James Lovelock, autore dell’Ipotesi Gaia, Bibbia del movimento ecologista internazionale, e Patrick Moore, uno dei fondatori di Greenpeace».
La virata nuclearista di Testa non significa un suo appoggio incondizionato all’energia atomica. Il suo libro, scritto nel 2008, chiude con parole amare: «Per alcuni anni ancora non vedo le condizioni politiche e istituzionali perché in Italia arrivi il nucleare». Anche se il Parlamento ieri ha dato il via libera al ritorno dell’atomo, Testa resta molto scettico. «Forse sono stato troppo pessimista ma le difficoltà restano tutte, basta rileggere le dichiarazioni del nuovo governatore della Sardegna, il superberlusconiano Ugo Cappellacci, che ha giurato che dovranno passare sul suo corpo prima di installare una centrale nella sua terra».