
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
C’è lo strano caso del tribunale internazionale dell’Aja che spicca un mandato di cattura contro un capo di Stato in carica. Pretende che Bashir, presidente del Sudan, sia arrestato e che gli venga consegnato in modo da poterlo processare.
• Come se chiedessero – dico per dire – l’arresto di Napolitano o di Sarkozy?
Proprio così.
• E può succedere? Esiste una giustizia mondiale con una polizia mondiale eccetera?
No.
• E allora?
E’ una lunga storia. Esiste un tribunale internazionale, che si chiama Corte penale internazionale dell’Aja. Lo riconoscono 104 Stati. Questo tribunale è chiamato a giudicare i crimini di guerra, quelli contro la pace e quelli contro l’umanità. Ha avuto da giudicare sui crimini in Ruanda e su quelli commessi nella ex Jugoslavia. Un’esperienza significativa, ma avara di risultati concreti. I Paesi di questa o di quella parte del mondo, anche se dicono di voler perseguire pace e giustizia, fanno sempre politica e quindi, anche nel caso del tribunale, favoriscono o ostacolano, consegnano o favoriscono le fughe, a seconda dei calcoli e delle convenienze. Un handicap enorme del tribunale è che gli Stati Uniti, la potenza più aggressiva della Terra, non lo riconoscono. Gli americani hanno spiegato che loro non accetterebbero mai di farsi processare da chicchessia. E quindi il tribunale faccia quello che crede. Lei capisce che così tutta l’azione dei giudici internazionali è monca in partenza: tutti sono passibili di giudizio, ma non gli Stati Uniti! E come sarebbe? vero peraltro che anche all’Aja fanno politica, e che non bisogna abboccare alla falsa opinione che il bene sia tutto da una parte e il male tutto dall’altra. Per esempio questa sentenza di ieri, alla fine a che serve?
A chi serve?
• Di che si tratta?
Lei avrà sentito parlare del Darfur: deserto vasto come la Francia e che appartiene al Sudan. Deserto sopra, ma pieno di petrolio e uranio sotto. C’è, in questa zona, una vecchia rivalità per l’acqua tra agricoltori e allevatori. Gli agricoltori sono africani e animisti. I pastori, arabi e musulmani. Il governo del Sudan è in mano all’Islam e il governo sostiene naturalmente pastori e nomadi. Nel 2003 scoppia la guerra civile e da Karthoum – la capitale – parte l’incarico alla più guerriera delle tribù nomadi, quella dei Janjaweed, l’incarico, voglio dire, di massacrare i contadini africani. Questi massacri sono stati raccontati da Antonio Cassese, che è stato il primo presidente della Corte dell’Aja. «La violenza si svolge sempre nello stesso modo. All’alba appare un aereo, un Antonov (serve per il trasporto di truppe, ma viene invece riempito di bombe); lancia una o due bombe, soprattutto per terrorizzare la popolazione (un pilota di questi aerei, interrogato da noi della Commissione di inchiesta, ci disse che sganciava le bombe sulla base di coordinate che gli fornivano i superiori, e poi si allontanava senza neanche sapere cosa avesse colpito). Tutti gli abitanti scappano, ma si trovano circondati dai Janjaweed a cavallo o su cammelli, armati di fucili e mitra, e appoggiati da pick-up governativi su cui sono installati mitragliatrici e mortai. I villaggi sono subito preda delle fiamme. I civili cercano di salvare le loro povere cose, fuggendo all’impazzata quanto più lontano possibile. I miliziani armati radunano le donne e le violentano. Finiscono di bruciare le case ancora intatte, saccheggiano, uccidono quanti più uomini possibile. Sono aiutati da truppe governative in tute mimetiche o verde oliva, truppe che però di solito restano fuori del villaggio, a sparare e uccidere da lontano. Intanto uno o due elicotteri mitragliano dall’alto chi fugge. Chi si salva, quando torna qualche ora dopo trova il villaggio devastato e inabitabile. Comincia così la processione dei profughi, che si trasferiscono negli enormi centri di raccolta, dove sopravvivono solo grazie alla generosità delle organizzazioni umanitarie». I profughi al momento sono più di due milioni. Il tribunale dell’Aja vuole che per questo sia arrestato il presidente sudanese Bashir.
• Perché ha dubbi su questa richiesta?
Perché è una richiesta inutile e può solo provocare altre rappresaglie. In Sudan sono già cominciate le manifestazioni d’appoggio al presidente, che ha rilasciato dichiarazioni beffarde nei confronti del procuratore generale Ocampo, l’uomo che ha chiesto l’arresto. Vi saranno altri morti. Lo dico, sapendo che Bashir è un massacratore. Ma il Sudan è protetto dalla Cina e quelli dell’Aja non piacciono agli americani. In queste condizioni sarebbe saggio muoversi con prudenza evitando finte vittorie politiche di nessun effetto. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 5/3/2009]
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