Fabrizio Paladini, Panorama, 5 marzo 2009, 5 marzo 2009
FABRIZIO PALADINI PER PANORAMA 5 MARZO 2009
Montano Cyrano Il guascone di Livorno. Le armi (la sciabola), le donne, l’onore (di famiglia), ma anche gli amici, le canne, la tv, gli errori di letto e quelli da pedana. L’oro olimpico stavolta non mostra solo i muscoli. E come il personaggio di Rostand si rivela romantico, vulnerabile: un finto «caciarone».
«Se devo leggere un libro, preferisco le biografie dei grandi personaggi, da Giulio Cesare a Che Guevara passando per George Best e Vasco Rossi. Mi piacciono quelli un po’ matti, che hanno fatto magari anche sbagli ma che sono stati i numero uno. Prendi Best, uno che ha detto: ”I miei soldi li ho spesi in macchine veloci, whisky e donne. Il resto l’ho sperperato”. Ecco, ammiro quelli che hanno vissuto, che hanno pagine piene di inchiostro e di storie. Detesto invece quelli tutti precisi, che al posto della biografia hanno solo successi o, peggio, pagine bianche». Aldo Montano dice di essere un ragazzo normale ma con tante pagine piene d’inchiostro: «Nella mia vita, come nella scherma, sono state molte più le sconfitte delle vittorie ma l’importante è sempre la capacità di rialzarsi, magari con un po’ di leggerezza perché comunque i veri problemi sono altri».
Dopo avere vinto da fenomeno ad Atene 2004 la medaglia d’oro nella sciabola, da 84 anni assente nel carniere italiano, Montano ha partecipato al reality La fattoria. Poi è venuto il 2006 disastroso con il flop ai mondiali di Torino, l’infortunio al bicipite femorale. Tutti a distruggere il fenomeno, tutti a dire che Montano pensava solo a divertirsi, alle donne, alle zingarate tipiche di Livorno. Tutti a giudicare il «figlio di papà», i suoi valori etici e sportivi, la conta dei suoi flirt. Lui, che non è proprio il massimo della riservatezza, ci metteva del suo e i giornali di gossip andavano a nozze.
L’ hanno accusata di svendere il suo talento andando alla «Fattoria».
I miei compagni di squadra, la federazione, l’allenatore, la mia famiglia sanno cosa valgo e cosa ho fatto nella mia vita sportiva. Il resto sono stupidaggini. Mi chiamarono anche all’Isola dei famosi e ci sarei andato, ma era a inizio stagione e non si poteva. Poi non ne potevo più di tutti quei moralisti che ti giudicano. Montano con il gel a Miss Italia, Montano con la soubrette, Montano fa tardi in discoteca... Uffa, che noia.
C’è connessione tra popolarità e televisione?
immediata. All’inizio ti fa piacere, poi pensi: cavolo, ho vinto una Olimpiade dopo 84 anni che non si vinceva nella sciabola e pochi ti si filano. Poi fai La fattoria e tutti ti riconoscono. La gente mi diceva: lei è quello della tv? Io rispondevo: no, sono quello che ha vinto l’oro ad Atene. Ecco, la tv ti dà tanto ma ti toglie identità e questo è un po’ triste. Nessuno veniva a Mosca a intervistarmi dopo la finale mondiale.
Ma era così ingenuo da non immaginarlo?
A 25 anni non sei scafato.
Lo rifarebbe?
Ora ho fatto gli anticorpi e i soldi sono stati utili, quindi lo rifarei.
Sono importanti i soldi?
Aiutano a vivere meglio. La fattoria mi è stata utile ma non mi ha cambiato la vita. Per mia fortuna ho sempre vissuto abbastanza bene.
Com’era a 18 anni?
Ero un ragazzo che aveva voglia di divertirsi. Molto. Locali, discoteche, sempre. Ci andavo prima e ci vado ora. Bevo anche due bicchieri di troppo, se non devo guidare. Ero tranquillo, pochi pensieri, gli amici, motorino, ragazzine, i baci, le prime «trombate». E poi Ciccio, Uscio, Descia, Ciccia: i miei quattro amici di sempre. Io ero il Manzo. A 14 anni andavo a comprare i giornalini porno perché ero il più grande. A casa di Uccio si teneva la scorta. Noi siamo semplici, qui a Livorno, ti basta un paio di ciabatte e un costume e da aprile a ottobre non hai bisogno di nulla.
C’è una cosa che non rifarebbe?
No, le stupidaggini le ho fatte tutte e fanno parte della vita. Una volta siamo venuti via da una discoteca in cinque su una Smart e poi vedi tante tragedie e pensi: poteva succedere anche a me. Un’altra cosa che non faccio più è il «rigatino».
Cioè?
Si andava al ristorante, si mangiava come maiali e poi nell’unico attimo di distrazione dei camerieri si scappava senza pagare. A Livorno incontro ancora qualche ristoratore che mi chiede di saldare conti arretrati.
Le piace essere italiano?
Mi vengono i brividi quando sento l’inno. Ma mi dispiace che tanti non sentono il senso della nazione. Non c’entra la politica.
E Livorno?
una nazione in piccolo. Io sono amaranto dentro l’anima. Ci vivo bene, quando torno dai viaggi con la nazionale mi piace sempre tanto. Amo la gente, li conosco tutti. E poi i miei luoghi, le stradine, il modo di prendere la vita, più leggeri. Per noi la salute è vita, poca forma e tanta sostanza. Siamo i napoletani del Nord, una città di mare, un porto. Una città multietnica, il cacciucco è una parola araba, tante razze diverse e tanti pesci diversi nella zuppa.
I Montano sono schermidori da tre generazioni.
Fiero, orgoglioso della mia famiglia. Quando pensavo di smettere di tirare di scherma, a 14 anni, tutti giocavano a calcio e io come un cretino, con la sciabola in mano, ero schifato da tutti. Allora, parlai con mio nonno Aldo e fu lui che mi fece amare questo sport e capire l’importanza di portare avanti una tradizione. E io volevo fare come se non meglio degli altri Montano.
I piaceri?
La lussuria.
Cominciamo con gli amici.
Non ho mai tradito un amico. Ma sono stato tradito da uno che si spacciava per amico mio.
Gli amici come «compagni di merende»?
Il film Amici miei era il nostro mito. Facevamo la «supercazzola», andavamo in stazione per schiaffeggiare quelli affacciati, ma dopo poco hanno messo il blocco ai finestrini. Ci siamo divertiti.
Cibo?
Mi piace esagerare e poi faccio sacrifici enormi quando devo dimagrire
Alcol?
Si beve, c’è il buon vino.
Una «canna»?
Conosce uno della mia età che non se l’è mai fatta?
La donna?
La donna è in pole position. Ora ho imparato a resistere alle tentazioni, ma prima era dura dire di no.
Ha più tradito o è stato più tradito?
Secondo me hanno tutti le corna. Alcune le sai, alcune no, ma poi alla fine l’importante è saperle portare con disinvoltura.
Ma si innamora?
Mi innamoro spesso. Da più di due anni sto con Antonella (Mosetti, showgirl, ndr) che ha anche una figlia da un altro matrimonio. Potremmo sposarci a breve, fare un figlio, già viviamo insieme quando sono a Roma. Credo nell’unione d’amore, del matrimonio invece non me ne importa nulla, l’importante è star bene insieme.
mai stato senza femmine?
Senza fidanzate sì, senza donne no. Forse una volta, una settimana.
C’è qualcuna che avrebbe voluto e che non c’è stata?
Nella vita ho avuto più sconfitte che vittorie. Per fortuna dimentico facilmente.
Ha mai sofferto?
Ho sofferto per il modo in cui finisce un rapporto. Se stai per anni con qualcuno, e poi finisce tutto come se fosse cancellato, ti lascia l’amaro in bocca.
Parla di Manuela Arcuri?
Beh, siamo stati quasi tre anni insieme. Fai un investimento importante e poi da un giorno all’altro non ci si parla più. Quando finisce, giro pagina, cancello io per primo. Sono così, ma non mi piace granché. Non sono quello che ha le canzoni che gli ricordano quell’amore o quella notte stupenda. Mi sto dicendo: sono cinico, tratto le cose con freddezza. A volte mi faccio paura da solo. Ma sono deciso e non ho rimpianti.
E Antonella Mosetti, che lei chiama «Coccola»?
Coccola è il mio grande amore. La sento tanto, lei viene a Livorno lunedì, martedì e mercoledì, quando non ha teatro, e io vado a Roma il venerdì fino alla domenica.
Cosa le piace di lei?
Mi piace, fisicamente. Quello prima di tutto. Poi mi piace perché c’è la complicità, gli stessi gusti, l’intelligenza, la sensibilità.
Il sesso è un piacere?
Per amare è alla base di tutto. Se ti vai a cercare una avventura fuori, vuol dire che non hai più complicità, e se finisce la complicità, liberi tutti. A 18 anni si faceva l’amore senza pietà, quando il mare è in tempesta ogni porto è buono per l’attracco. Poi si cresce e non si vive di sola «topa». Ora vorrei un figlio, e con Antonella.
Arcuri non le sembrava pronta?
A chiacchiere sì, ma è un discorso superato. Le auguro di star bene nella vita professionale e affettiva.
Che cosa direbbe a un ragazzino che vuole tirare di scherma?
C’è un bel vivaio, ma si potrebbe curare molto di più. In Francia sono bravi.
Con le ragazze della scherma?
Non ho mai legato con le femmine. Non so perché. Il fisico della sportiva non mi fa impazzire.
C’è una sportiva che le piace?
Ci sono belle ragazze, la saltatrice russa Yelena Isinbayeva, la tennista Anna Sergeevna Kournikova.
Italiane?
Federica Pellegrini piace a tutti ma a me no, è tutta strana. Poi le nuotatrici non mi garbano: sedere piatto, tette piccole, spalle troppo grosse. Bel fisico, per carità, ma non sono il mio tipo. A me piace alta, slanciata.
Religione?
Sì, senza esagerare.
Peccatore?
Sì, ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni.
Miti?
Nessun poster ma la mia famiglia è quella che ho voluto emulare nella vita e nello sport.
Che cosa non le piace dell’Italia?
Si chiacchiera troppo, promesse, parole al vento per raccattare un po’ di voti. Destra o sinistra è uguale. La gente ha perso fiducia nella politica perché non si cambia mai. Poi non mi piace vedere il poco attaccamento alla nazione, le idiozie che chi canta l’inno è di destra.
Nelle persone?
La falsità. Si può essere ipocriti, se serve, ma la falsità no. Furbi nello sport, sì: una stoccata può valere l’oro.
Gufa contro gli avversari?
No, mai.
Imbroglietti?
Mi hanno proposto di comprare da un polacco una semifinale di coppa del mondo per 1.000 euro. Ho detto di no e ho perso. Sarei andato in finale...
Ha detto no perché non aveva i 1.000 euro?
Ce li potevo avere, ma non fa parte del mio gioco. Ma quella sconfitta non mi fece male.
un po’ ruffiano?
Forse sì. L’arbitro lo devi coccolare, non lo puoi mandare a quel paese. Devi essere bastone e carota.
Cos’è la fatica?
La scherma non è estremamente faticosa. una grossa soddisfazione tornare a casa stanco, spezzato in due, morto di allenamento, di crampi. La vittoria è bella ma breve. Ma è più bello l’allenamento per la vittoria, lento e in crescendo.
La concentrazione?
La scherma è tutta concentrazione. Da noi sono solo 15 stoccate, tutto è rapidissimo.
Cosa fa per concentrarsi?
Mi metto da solo, in un angolo scuro della palestra e penso all’incontro, all’avversario, a quello che posso fare. Se fai così lo mangi. Se invece ridi, scherzi, fai il cretino, prendi le botte da chiunque. Come nelle cose importanti della vita.
Come andò ad Atene?
Ad Atene successe una cosa incredibile. Nell’appartamento affittato dalla federazione, una casa privata, trovai tra i libri un dvd di Montreal 1976 della finale a squadre che mio padre perse contro i russi. Assurdo, una coincidenza pazzesca, in una casa greca. Me lo metto su e vedo il mi’ babbo che fa un colpo incredibile, una stoccata paragonabile a un gol di tacco nel calcio. Io non l’avevo mai visto, nel ”76 non ero nato. Vado a letto, dormo tre o quattro ore ma mi sveglio come un leone pensando a quel filmato. Poi sono in pedana, contro un ungherese. Eravamo 14 a 13 per lui e io faccio la stessa stoccata che fece mio padre. I compagni mi dissero: «Ma tu sei matto a tirare quel colpo». Ecco, quella è concentrazione, volere a tutti i costi una gara. Se vuoi più del tuo avversario, vinci.
Le sconfitte?
Posso scriverci un libro. Quella del mondiale 2007, sono arrivato secondo, ho stracciato i campioni precedenti. Ero contro il più forte russo di tutti tempi, cinque volte campione del mondo. Ero Rocky contro Ivan Drago, in Russia. Davide contro Golia. Ero sicuro di vincere, già mi facevo il film di Montano che batte a casa sua lo zar della scherma. E invece ho perso. Rocky ha perso in Russia.
Era con Manuela Arcuri?
Sì, nel 2004 e 2005 andò tutto benissimo, e tutti dicevano: «Che fico, Montano». Poi perdi un mondiale e diventi un disastro.
Futuro sportivo? Si va a Londra?
Sì, ci si va. Il 2012 è lontano ma stiamo lavorando.
Ha minacciato di gareggiare per altri.
Io volevo continuare col mio allenatore, Christian Bauer. Mi ha fatto vincere la medaglia ad Atene e poi è passato ad allenare i cinesi e ha vinto l’oro con i cinesi. La federazione l’ha mandato via per disguidi. Non criticano il suo lavoro ma il suo comportamento. un alsaziano, mezzo tedesco e mezzo francese, duro. Io lo adoravo, avevo bisogno di uno che ti bastona ogni tanto. Io sono un «caciarone». Allora ho fatto un po’ di casino, ho minacciato di andare via.
E quelli?
La federazione si è arrabbiata: Montano vada dove gli pare. Non me l’aspettavo, pensavo una cosa più mediata. Si sono un po’ rotti i rapporti, ma con la federazione abbiamo l’accordo per potermi allenare con Christian Bauer. Parte degli allenamenti li farò in Italia, parte in Cina con la nazionale cinese. Sarà una spesa, me la pago da solo.
Ma lei è ricco di famiglia...
La mia famiglia sta bene ma io non chiedo più un soldo a loro da quando avevo 15 anni.
Montano che si sveglia alle 7 e va a fare l’operaio nel cantiere di papà. vero o è un gioco?
vero. Guardi che si cresce.
Le piace la puzza di nafta?
Ce n’è tanta. Io imparo. Restauriamo navi: motori, carena, cambi di lamiera, interni.
Sarà sua l’azienda?
Se ne sarò capace, sarà mia.
Cosa ama di sé?
Io i complimenti non me li fo. Esteticamente non mi dispiaccio. Sono una persona nella norma. Ecco, il più bel complimento è dirmi che sono un ragazzo normale.