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 2009  marzo 05 Giovedì calendario

STUPRI: ALLARME SI’, ALLARMISMO NO


Febbraio è stato il mese dell’allarme stupri. E’ bastato che i mass-media concentrassero l’attenzione sugli episodi di violenza sessuale per creare una forte preoccupazione nell’opinione pubblica e indurre il governo a varare il cosiddetto decreto antistupro. In questo caso, come in altri analoghi in passato, non è stato difficile per i media creare un improvviso allarme sociale. Le violenze sessuali, infatti, fanno parte degli episodi che si potrebbero definire «sempre notiziabili».

Che cos’è un episodio sempre notiziabile? E’ un comportamento o un evento che ha due proprietà. Primo: suscita nel pubblico emozioni forti, come paura, pietà, indignazione, rabbia, curiosità morbosa. Secondo: è permanentemente a disposizione dei media, perché la sua frequenza è superiore alla soglia critica dei 1.000 casi all’anno, che corrispondono a circa tre episodi al giorno. In poche parole: quando un fenomeno si verifica mediamente tre volte o più al giorno, sono rarissimi i giorni buchi, in cui non si è in grado di agitare neppure un caso.
E’ per questo che, quando un episodio di cronaca suscita forti emozioni, per diversi giomi si susseguono le notizie di episodi consffmh. Il che non vuol dire che improvvisamente stiano aumentando i morti sul lavoro, gli stupri, i stúcidi, gli atti di bullismo: semplicemente essendo tali comportamenti in numero superiore a tre al giorno, diventa naturale per chi fa informazione riportare notizie che di solito vengono taciiute o relegate in trafiletti di poche righe.
Per avere un’idea di quanto sia difficle montare una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica facciamo tre esempi, prendendo dal 2007, per cui disponiamo di dati abbastanza completi e definitivi su morti sul lavoro, suicidi e violenze sessuali. Nel 2007 i morti sul lavoro sono stati 1.170, oltre tre al giorno. La probabilità che in un giorno non ci sia nemmeno un morto sul lavoro, e quindi giornali e televisioni restino a bocca asciutta, è pari al 4,1 per cento. C’è comunque una scappatoia, ossia considerare un caso del giomo precedente: la probabilità che per due giorni non vi sia nemmeno un morto sul lavoro è piccolissimo, appena lo 0,16 per cento.
I suicidi sono stati invece 2.867, pari a quasi otto al giomo, e quindi la probabilità che in un giomo non vi sia nemmeno un caso di suicidio scende allo 0,04 per cento.
Consideriamo infine la violenza sessuale. I casi denunciati sono stati 4.897 all’anno, in media più dì 13 al giorno. la probabilità che un giomo non vi sia nenuneno un caso è trascurabile, praticamente zero. Chi volesse calcolame il valore esatto può essere la distribuzione di Poisson:

P(k; k) = ik e ì, /k! dove P(k; k)

è la probabilità che in un dato giomo si verifichino k casi di violenza se il numero di casi atteso in media, ossia in un giomo tipico, è pari a k. L probabilità di un giorno senza denunce di violenze sessuali (k=O) è pari a 1 su 1,5 milioni. In concreto vuol dire che, se la situazione restasse quella del 2007, si dovrebbero attendere alcuni millenni per osservare un giorno fortunato senza neppure una denuncia di violenza sessuale.
Questo non significa, naturalmente, che non sia bene preoccuparsi per i morti sul lavoro, per i suicidi, per le violenze sessuali, tutti fenomeni, tra l’altro, che le statistiche ufficiali sottostimano gravemente. Però un conto è segnalare un problema, un altro è terrorizzare l’opinione pubblica inventando emergenze.
Per questo sarebbe importante, quando l’opinione pubblica è surriscaldata da una campagna di stampa, provare anche a chiedersi se l’episodio che scatena l’attenzione è rappresentativo oppure no, si inserisce in un trend o magari lo contraddice. Un compito per cui non basta il lavoro di cronaca, ma che richiede un uso rigoroso delle fonti statistiche.