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 2009  marzo 05 Giovedì calendario

Più della persona dell’imperatore, più del sacro istituto del trono del crisantemo, più dei tribunali, del Parlamento o del Primo ministro, Owada Masako, o più semplicemente Masako san, principessa e futura regnante del Sol Levante, rappresenta tutti i tormenti storici del Giappone in questo momento

Più della persona dell’imperatore, più del sacro istituto del trono del crisantemo, più dei tribunali, del Parlamento o del Primo ministro, Owada Masako, o più semplicemente Masako san, principessa e futura regnante del Sol Levante, rappresenta tutti i tormenti storici del Giappone in questo momento. Bella, intelligente, poliglotta, non aristocratica di sangue ma nobilissima di levatura, per tre anni è rimasta chiusa fra le mura della reggia, afflitta da una forte depressione. Però martedì, quasi come un raggio di sole dopo una lunga glaciazione, è uscita per la prima volta da sola in pubblico. La televisione l’ha mostrata in un supermercato, dove ha visitato una mostra di oggetti - come sbattitori per il burro o strumenti per aiutare a scrivere i disabili - inventati da casalinghe. Indossava un maglione bianco a collo alto, un tailleur-pantaloni beige e una collana di perle. Per la verità, Masako non era sparita del tutto. In alcune occasioni pubbliche accompagnava il marito, l’erede al trono Naruhito, ma erano momenti rari, che non dissipavano la ridda di voci sulla sua salute. In realtà di segreto c’era ben poco, perché il motivo della malattia della Owada era noto a tutti: le enormi pressioni della vecchia guardia della corte imperiale contro di lei, colpevole di non avere partorito un erede maschio. Lei e Naruhito hanno infatti un’unica figlia, Aiko, che adesso ha otto anni e che, in quanto femmina, non potrebbe ereditare il trono. In tempi antichi l’imperatore avrebbe ripudiato la sposa sterile o quasi, e idee simili pare siano circolate per la corte. Oppure, come volevano altri conservatori, il diritto ereditario sarebbe passato al fratello di Naruhito, che due anni fa ha dato alla luce un maschietto. A tutt’oggi la successione non è ancora risolta. Nel 2005 una commissione parlamentare raccomandò la modifica della legge per consentire anche alle donne di accedere al trono. L’anno dopo l’allora premier Koizumi ne raccomandò l’approvazione ma finora non è stata approvata né si sa se e quando lo sarà mai. In qualche modo il recente arrivo del nipotino di due anni ha rafforzato il partito dei nemici di Aiko e messo sotto nuova pressione Masako. Del resto sin da principio le cose sono andate storte, per la futura imperatrice. Nata nel 1963, avrebbe voluto fare la carriera diplomatica, come il padre. Anche il matrimonio imperiale, costretto da migliaia di regole di etichetta, all’inizio è stato difficile. Si mormora di suoi viaggi segreti in Italia e in Spagna, forse con le sorelle minori, due gemelle. Questo spirito però non andava a genio ai vessilliferi della tradizione a corte. L’imperatore è l’incarnazione del Giappone, fino a 70 anni fa era considerato un dio, parlava una lingua ieratica, diversa dal giapponese normale, è ufficialmente discendente dalla dea Amatartsu. L’arrivo di Masako Owada invece ha messo la corte nipponica sul binario inclinato delle corti europee, dove i principi si sposano, divorziano, hanno amanti, e le conversazioni piccanti degli eredi al trono sono registrate e pubblicate sui giornali popolari. Masako in qualche modo toglieva sacralità al trono imperiale. Questo sarebbe stato ancora accettabile - era un segno dei tempi e avvicinava i reali di Tokyo a quelli di Londra, di Stoccolma o di Madrid - ma la mancanza di eredi maschi è stata faccenda ben più grave. Ha segnato infatti la rottura con la figura dell’imperatore antico, quello manovrato come un pupazzo dagli Shogun, ma anche di quello moderno, forte delle riforme innovatrici di epoca Meji, o di quello contemporaneo, discreto ma rappresentativo. L’imperatrice Aiko, che potrebbe arrivare al trono tra 40-50 anni, si troverà verosimilmente a capo di un Giappone più modesto, economicamente superato in Asia non solo dalla Cina ma forse anche dall’India. L’avvento di Aiko sa di profezia cattiva, di sfortuna, per i conservatori in cerca di grandezza nipponica. O forse no. Forse Aiko potrebbe essere il giusto equilibrio in un mondo più complicato, in cui Tokyo dovrebbe imparare a essere più «femmina», morbida fuori ma decisa dentro. Forse l’uscita di Masako è il segno di una vittoria per lei, per Aiko e per un nuovo Giappone che potrebbe prendere un’altra strada.