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 2009  marzo 05 Giovedì calendario

AL Bashir, soldato bambino con l´ossessione della guerra è nato 64 anni fa in una capanna di contadini poverissimi, in un villaggio a un centinaio di chilometri a nord di Khartum

AL Bashir, soldato bambino con l´ossessione della guerra è nato 64 anni fa in una capanna di contadini poverissimi, in un villaggio a un centinaio di chilometri a nord di Khartum. Chi ha trascorso con lui lunghi anni, riuscendo infine a salvarsi dall´arresto, sostiene che il suo destino è stato segnato nell´infanzia. Il padre, coltivatore di pomodori, non può sfamarlo. Sceglie di abbandonarlo, affidandolo all´esercito quando non aveva ancora 12 anni. L´orizzonte del piccolo Omar oscilla così da subito tra solitudine e violenza, mediate dall´islam. Combatte senza paura di morire, né di uccidere, e a vent´anni guida già una compagnia. Dieci anni dopo, nel 1973, è al fianco degli egiziani nella guerra dello Yom Kippur contro Israele. Guerra ed estremismo islamico, in quindici anni, gli valgono la leadership dell´Islamic National Front di Hassan Turabi. E´ uno dei rari golpe incruenti dell´Africa. A 45 anni al Bashir, ex soldato bambino per un piatto di mais bianco, si trova alla guida di un Sudan devastato dalla fame e dalla guerra civile. Infiamma le folle con comizi nazionalisti che incitano all´unità del Paese nel nome della sharia. Non si tratta, scriverà anni dopo dal carcere Turabi, di un espediente retorico. Nei primi anni al potere, al Bashir crede realmente che il Sudan, frammentato in centinaia di tribù, possa scegliere l´unificazione nel nome dell´islam. Un sogno presto deluso. Il Nord, bianco, islamico e governato dalle influenze arabe, cede alla tentazione di sottomettere il Sud, animista, nero e aperto al dialogo con l´Occidente cristiano. Al Bashir, che conosce solo il linguaggio delle armi, torna così a combattere e non smetterà più, facendo della guerra un´autentica ossessione. Fa arrestare Turabi, l´unico intellettuale della sua cerchia. Scioglie il Consiglio della Rivoluzione, facendo sparire i suoi componenti accusati di cospirazione. Fino al 1996, quando si fa eleggere presidente con un voto definito «truffa» dagli stessi leader africani. Tre anni dopo scioglie il parlamento e svela pienamente il suo profilo di dittatore. Sono gli anni, oltre venti, del grande massacro nel Sud. Fede e pretese di autodeterminazione si confondono, giustificando lo sterminio di centinaia di migliaia di persone. Difficile provare il genocidio, trattandosi di decine di etnie. I servizi segreti sudanesi sono in compenso i più temuti del continente. Le torture, nelle caserme del nord, raggiungono limiti di raffinatezza che lo stesso Taylor, pure sotto processo all´Aja, definisce «magica». Le trattative per la pace tra Nord e Sud sono avanzate quando, nel 2003, al Bashir sceglie di legittimare il terrore con un´altra guerra. Il Darfur, a Ovest, reclama a sua volta l´indipendenza e si oppone all´avanzata delle scuole coraniche. Kartum, nel mirino degli Usa, viene accusata di nascondere Bin Laden e di essere la retrovia africana di al Qaeda. Il nuovo focolaio di frammentazione viene represso con una ferocia che gela il mondo. In cinque anni, solo in Darfur, le milizie arabe dei janjaweed, armate e pagate dal regime di al Bashir, massacrano oltre 300 mila civili e innescano l´esodo di due milioni e mezzo di profughi. I villaggi ribelli vengono dati alle fiamme, donne e bambini subiscono stupri e mutilazioni. Il Paese è un immenso campo di battaglia, conteso tra mondi contrapposti: da una parte Medio Oriente, Russia e Cina, dall´altra Usa ed Europa. Dietro la fede, petrolio, gas, acqua sotterranea e controllo di uno dei territori-chiave del continente. Il dittatore-guerriero, da ieri, ha però le spalle al muro. E si prepara, pur di non cedere un potere assoluto, alla battaglia estrema: contro tutti, per salvare se stesso sacrificando il suo popolo.