L’espresso, 5/3/2009, 5 marzo 2009
Antonio Martino guida il gruppo degli 11 deputati che si rifiutano i fornire agli uffici della Camera dei deputati le proprie impronte digitali
Antonio Martino guida il gruppo degli 11 deputati che si rifiutano i fornire agli uffici della Camera dei deputati le proprie impronte digitali. L’ex ministro della Difesa, che rivendica la sua natura di liberale doc, lo ha ribadito in una lettera a Silvio Berlusconi, non metterà mai le proprie dita su qualsivoglia macchina. Alessandra Mussolini, che lo aveva affiancato in questa battaglia, alla fine ha ceduto. Gianfranco Fini è deciso a realizzare quello che molti presidenti della Camera hanno auspicato invano: eliminare la piaga dei pianisti, i deputati che votano al posto dei colleghi, perciò si è affidato a un innovativo sistema che rileva le impronte digitali, anche se non è corretto definirle così perché si tratta di ”punti biometrici caratteristici”. Su questa decisione ha ottenuto il plauso dell’ex presidente Luciano Violante: «Avevo pensato anch’io di introdurlo ma mi avrebbero accusato di essere Vishinsky». Con riferimento alle vecchie accuse di Cossiga che lo accostò al procuratore delle purghe staliniane. Per Fini potrebbe essere un’altra medaglia nel processo di rafforzamento della propria immagine quale garantista delle istituzioni. Del resto uno studio affidato ad autorevoli giuristi lo conforta: non c’è violazione di privacy. La scadenza per la consegna dei polpastrelli è fissata per il 6 marzo. La stragrande maggioranza dei deputati di Forza Italia si era dichiarata contraria all’iniziativa ma Fini si è imposto con una telefonata al Cavaliere.