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 2009  marzo 05 Giovedì calendario

IL PICCOLO ESEMPIO DI SILVIO: STIPENDI TAGLIATI AL MILAN


«Contenete i costi, si spende troppo». Pare che a Silvio Berlusconi siano bastate queste poche parole per far capire ad Adriano Galliani che la crisi è entrata nel… pallone. Se le indiscrezioni della Gazzetta fossero vere (e potrebbero davvero esserlo), il monte ingaggi da destinare ai calciatori del Milan subirà una bella sforbiciata del 30 per cento. I tempi non consentono eccessi, soprattutto per chi oltre a essere il patron rossonero è soprattutto il Presidente del Consiglio (...)

(...) e va in tv tutti i giorni a parlare di famiglie in difficoltà. Bravo Silvio, il buon esempio deve partire dall’alto.

Dicono che a Milanello nello spogliatoio la notizia non abbia scaldato i cuori dei già ricchi giocatori. Pazienza, se non capiscono che pure per i Paperon de’ Paperoni del pallone è arrivata la stagione dei sacrifici, vuol dire che il limite della decenza è stato davvero superato. Qualcuno se ne potrebbe andare? Magari qualcuno ci farà pure un pensierino, ma andare dove? L’Inghilterra non è più l’Eldorado di poco tempo fa, il crac diffuso delle banche e delle società finanziarie ha trascinato nella crisi anche la Premier League. Lo stesso vale in Spagna (il Valencia non paga gli stipendi da mesi) e in Francia. Quanto alla Russia, pure i super ricchi stanno piangendo. Insomma si sta tutti fermi un giro.
Le opportunitàdella crisi

In fin dei conti non tutti i mali vengono per nuocere. Il Milan - che in questo momento non naviga in buone acque da un punto di vista squisitamente agonistico - potrebbe avvantaggiarsi di una imminente rivoluzione nella rosa puntando sui giovani. Il miracolo Manchester United in fin dei conti partì proprio dalla carta d’identità dei giocatori e il ricambio generazionale ha dato i suoi bei risultati. Una cosa analoga in Italia è prassi per piccole realtà come Atalanta, Roma, Lazio, Udinese e Chievo. Puntando sui giovani stanno facendo bene Juve e Fiorentina. E pure il Milan, quando s’è trattato di individuare campioni in erba, non ha sbagliato i suoi colpi. Pato e Kakà insegnano.

Va ammesso a onor del vero - e chiudo la parte calcistica - che non sempre la busta paga dei giovani è competitiva, proprio per questo infatti le rose si riempiono di stranieri fin dalle squadre Primavera. (A proposito: sacrosanta la battaglia di Michel Platini sul rischio di un nuovo colonialismo pallonaro).

La decisione di Berlusconi di rivedere al ribasso il tetto massimo per gli stipendi è una decisione di saggezza. Come presidente del Milan e come appassionato di calcio, perché l’anno prossimo ne vedremo di belle: chi ne sa più di me è pronto a scommettere che quest’estate un bel po’ di squadre tra A e B salteranno per aria. E soprattutto come presidente del Consiglio perché la sinistra è già lì pronta a portare a spasso il Cavaliere con la più demagogica delle accuse: Berlusconi non dà l’assegno ai disoccupati ma paga i suoi assi del pallone l’ira di dio. Tiè, fregati. Berlusconi - che al Milan è legato ma dal quale sta ricevendo parecchi grattacapi - ha ordinato di cambiare musica: niente eccessi e più misura, meno campioni costosissimi e più ragazzini. Se poi arriva l’operazione-affare tanto meglio. Ma dalle casse di famiglia non ci si aspettino grandi esborsi.

Torniamo alla crisi. Ogni giorno che passa i numeri si aggravano e chissà quando il gioco al ribasso si fermerà. Le stime sulla disoccupazione diffuse dall’Inps prevedono l’aumento del 553 per cento. Bankitalia tira giù il Pil a meno 2,6 per cento. Insomma c’è ben poco da fare i grulli.
La via d’uscitaimpraticabile

Intanto sullo sfondo il dibattito politico si infiamma e si avvita su se stesso. Una eccellente analisi, ieri sulla Stampa, di Luca Ricolfi presentava alla politica una via d’uscita che lui stesso nelle battute finali sterilizzava con un «Naturalmente non se ne farà nulla perché tutte le parti sociali preferiranno continuare a sedersi attorno al tavolo per negoziare tutto». Già, brutta bestia la negoziazione infinita, pratica nella quale eccelliamo.

Cosa proponeva Ricolfi? Un disegno di legge condiviso, da approvare entro un termine ravvicinato e comunque stabilito, «per il riordino e l’unificazione degli attuali ammortizzatori sociali, molti dei quali esistono già ma si tratta di integrarli». «Se una certa riforma fa risparmiare la cifra X, mettiamo quella cifra nel salvadanaio del nuovo assegno di disoccupazione. Gli iperprotetti pagheranno qualcosina, in compenso i giovani e le fasce deboli avranno finalmente un minimo di tutela».

Se Franceschini avesse davvero a cuore il problema di come far respirare i lavoratori licenziati potrebbe farla propria. Siccome l’importante è solo incassare un recupero nei sondaggi non se ne farà nulla. Come tristemente sa anche il buon Ricolfi.