Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Giampaolo Ganzer, comandante del Ros, è stato condannato a 14 anni di carcere per presunte irregolarità in operazioni antidroga condotte negli anni Novanta...
• Pezzo grosso?
Molto grosso. “ROS” è un acronimo di “Raggruppamento Operativo Speciale” dell’arma dei carabinieri. Sono quelli che hanno sostituito il Nucleo Antiterrorismo degli anni Ottanta. Indagano sulla criminalità organizzata, con un occhio particolare al traffico di droga e ai sequestri di persona. Sono tutti altamente specializzati, hanno sempre un reparto “antieversione” e per tre quarti sono almeno brigadieri o marescialli. Sono autorizzati a compiere operazioni sotto copertura, a infiltrarsi, a entrare in contatto, cioè, con la malavita per conoscerla e combatterla meglio. Soprattutto all’inizio, cioè nei primi anni Novanta, godevano di un’amplissima libertà di movimento. L’idea strategica generale era quella di corrodere mafia, camorra, ‘ndrangheta, e magari le varie cosche sudamericane o mediorientali, dall’interno, inducendo qualche contatto a pentirsi e a rivelare cose altrimenti assai difficili da scoprire. La suggestione del metodo che aveva sconfitto le Brigate Rosse.
• E invece cosa è successo?
Ganzer entra nel gruppo a Roma nel 1993. Carriera assai rapida: nel ’94 dirige il II reparto investigativo (droga), poi passa a comandare il Reparto analisi, coordinamento e osmosi operativa (1995-97), quindi diventa vicecomandante del generale Mario Mori, infine, nel 2001, viene messo a capo del Ros. Secondo la Procura di Milano, in questo periodo, profittando della grande libertà di movimento che la politica e quindi il vertice dell’Arma lasciavano al Raggruppamento, Ganzer mette su un sistema che servirà ad arricchire lui e i suoi complici e a fargli fare una gran carriera. In soldoni, il sistema è questo (stiamo sempre riferendo lo scenario disegnato dall’accusa e totalmente negato dalla difesa): i carabinieri deviati si mettono d’accordo con i grandi narcotrafficanti dell’America Latina e del Medio Oriente per far arrivare in Italia grosse partite di droga, che pagano con i soldi che vengono forniti dal Ministero per questo tipo di operazioni. Quando la droga arriva in Italia, in parte la nascondono e la trafficano d’accordo con la malavita locale. In parte la scoprono (qui ci vorrebbero le virgolette) in modo da far bella figura con stampa e superiori. Vanno avanti così almeno fino al 1997. Le operazioni che la Procura giudica sporche sono sei: le operazioni cosiddette Cedro, Lido, Shopping, Hope, Cobra, Cedro Uno. I pm sostengono che il Ros si è impossessato, con questo sistema, di almeno 502 milioni di lire.
• Ganzer che dice?
Nega tutto. Ha commentato il verdetto con una frase da Arma dei carabinieri: «Le sentenze non si possono che rispettare. Attendiamo le motivazioni». Il suo avvocato si mostra tranquillo e ha fatto sapere che, naturalmente, ricorrerà. Con Ganzer sono state condannate altre 17 persone (tutti carabinieri) e tra queste anche Mario Obinu, che adesso sta ai servizi segreti (Aise). Il tribunale l’ha condannato a sette anni e dieci mesi.
• Ma queste persone, dopo una sentenza simile, possono restare al loro posto?
È la questione del momento. Maroni, il ministro dell’Interno, conosciuta la sentenza ha commentato: «Esprimo pieno rispetto e fiducia nella magistratura, ma altrettanta fiducia nell’operato dei carabinieri, del Ros e del suo comandante. Sono fermo sostenitore del principio della presunzione d’innocenza fino a prova contraria. Il generale Ganzer ha la fiducia del Comando generale dei carabinieri, e quindi anche la mia».
• Che dichiarazione è? Ganzer è stato condannato…
Ma in Italia si è innocenti fino alla sentenza definitiva. E la sentenza definitiva chi sa quando arriverà. I fatti in questione si riferiscono al periodo 1991-97, si è cominciato a indagare nel 2003, il processo è cominciato nel 2005, e ha trovato parecchie difficoltà perché è rimbalzato da una sede all’altra. Appello e Cassazione quanto porteranno via? Ganzer ha già detto: «Ho la coscienza a posto. Affronterò serenamente il giudizio. Non ho intenzione di dimettermi. Se non avessi la coscienza a posto, mi sarei già dimesso. Ci penseranno i miei superiori». Stesso discorso per Obinu. Potrebbero allontanare Ganzer e Obinu tra qualche mese, in modo da non creare un nesso tra sentenza e rimozione. La storia è talmente complicata che il pubblico ministero Luisa Zanetti, nella sua requisitoria, ci ha messo 12 udienze per raccontarla tutta. Per Ganzer aveva chiesto 27 anni, risultati poi ridotti della metà. Sì, bisogna aspettare le motivazioni. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 13/7/2010]
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