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 2010  luglio 13 Martedì calendario

LA CRICCA RINFRESCA I GIUDICI

Diego Anemone, il sodale di Angelo Balducci, l’imprenditore di riferimento della cricca, è entrato al palazzo di Giustizia di Roma. Non come imputato, che rischia di essere messo al fresco dai giudici. Ma da protagonista, perché è stato lui a mettere i giudici al fresco. La sua Anemone Costruzioni infatti ha ottenuto fra la fine del 2007 e l’inizio del 2008 l’appalto per rifare gli impianti di climatizzazione al Palazzo di Giustizia di piazzale Clodio, tenendo i giudici al fresco nelle aule Gup 3, 4, 5, 6 e 7 e garantendo le stesse condizioni all’ufficio trascrittori nell’edificio A del tribunale penale di Roma. Ironia della sorte, si tratta proprio delle aule e degli uffici in cui verranno trascritte le udienze che vedranno Anemone come imputato dopo il trasferimento dei processi da Firenze a Roma. Nell’attesa Anemone ha già ricavato dall’appalto al tribunale di Roma 169.590 euro. La gran parte 166.364 euro gli sono stati pagati il 14 gennaio 2009 dopo avere verificato lo stato di avanzamento dei lavori. All’appello mancano 836 euro di saldo finale in sospeso, perché avendo avuto altro di cui occuparsi quest’anno Anemone si è dimenticato di fare pervenire al ministero della Giustizia la documentazione necessaria al saldo finale della commessa.
IL PRECEDENTE
L’imprenditore della cricca comunque è stato previdente. Perché se ai giudici di primo grado ha restituito la possibilità di lavorare anche in giorni di canicola come questi (gli impianti di climatizzazione erano rotti da anni e in stato fatiscente), anche quelli di appello debbono qualcosa ad Anemone. stato lui fra il 2003 e il 2004 a risanare con la sua Anemone Dino snc gli impianti elettrici del cortile interno degli uffici della Corte di appello di Roma, in via Varisco. Il lavoro è stato terminato nel 2004 ed all’esito favorevole del collaudo gli è stato saldato il 14 settembre di quell’anno con un bonifico da 206.889,63 euro.
Se non ci sono dubbi sulla conoscenza di Anemone al palazzo di Giustizia di Roma ben prima che la cricca divenisse oggetto di indagini, più di un mistero c’è sul committente. Chi lo ha portato in Tribunale, affidandogli quei lavori? I mandati di pagamento sono emessi dal dipartimento della organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi del ministero della Giustizia. L’iter del primo lavoro è partito sotto Roberto Castelli ministro. Quello del secondo sotto Clemente Mastella ministro e la procedura di pagamento è stata autorizzata dal successore, Angelino Alfano. Ma il ministero dice di non sapere nulla degli appalti in sé. Sostiene il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo che «l’amministrazione non è mai intervenuta nella scelta del contraente». Le ditte di Anemone sarebbero state scelte in entrambi i casi dal Provveditorato alle Opere Pubbliche di Lazio, Abruzzo e Sardegna, che fungeva da ”stazione appaltante”. Il provveditorato dipende da un altro ministero, quello delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ma non c’è traccia del bando di gara relativo ai lavori eseguiti dalle ditte di Anemone. E non c’è per un motivo semplice: anche se si trattava di impianti elettrici in un caso e di impianti di climatizzazione nell’altro, gli uffici della Corte di appello e quelli del Tribunale di Roma hanno chiesto e ottenuto la speciale procedura di segretezza per gli appalti.
LA DOCUMENTAZIONE
La documentazione relativa è stata dunque segretata e i lavori potevano essere eseguiti solo da imprese provviste dal cosiddetto Nos, nulla osta segretezza. L’unica traccia ufficiale che si trova di quegli appalti (anzi, solo del primo appalto), vista la segregazione chiesta dai giudici, è nella relazione ex post della Corte dei Conti sulla ”gestione delle opere segretate ai sensi dell’articolo 33 della legge 14 febbraio 1994, n.109 e successive modificazioni e investigazioni”, pubblicata il 5 febbraio 2007. Ma la citazione è solo generica: ”nell’ambito del compendio edilizio di piazzale Clodio sono stati eseguiti lavori di adeguamento alla normativa anti-incendio e di potenziamento degli impianti elettrici nell’edificio C, sede della procura della Repubblica (...)
A questi si aggiungono i lavori di ristrutturazione del parcheggio ed il rifacimento degli impianti dell’archivio generale della Corte di appello in via Varisco 11...”. Tutti appalti segretati, anche perché i magistrati vogliono da una parte garanzie su chi lavora a palazzo (e così hanno ottenuto Anemone, uno che non chiacchera mai...) e dall’altra non vogliono ficcanaso a spulciare i lavori che li riguardano.
Secondo Caliendo questi due sono gli unici appalti del sistema giudiziario che abbiano coinvolto le imprese di Anemone. Nei cui confronti però non sono ancora state chiuse le porte della pubblcia amministrazione: ”Ad oggi nessuna comunicazione riguardante la decisione del Gip di Perugia, in materia di divieto a contrattare con la pubblica amministrazione per le società del cosiddetto gruppo Anemone risulta ufficialmente pervenuta alle competenti direzioni di questo ministero”.