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 2010  luglio 13 Martedì calendario

INDIA, TREMA LA FARMACIA DEL MONDO

 considerata la «farmacia del mondo», soprattutto di quello più povero. Ora però l’India dei farmaci generici, un’industria finora molto dinamica, è a rischio.
Tutta colpa dell’eventuale accordo di libero scambio tra il subcontinente e l’Unione europea, un accordo, la cui firma è prevista entro la fine dell’anno, che potrebbe avere vaste implicazioni dal punto di vista della proprietà intellettuale.
 il prezzo che l’India deve pagare alla sua integrazione nel villaggio globale. Già nel 2005 il paese aveva dovuto adottare una legge che riconosce l’esistenza di brevetti nel settore farmaceutico, pur prevedendo delle barriere protettive per salvaguardare l’industria nazionale dei generici.
Ora però le misure si annunciano più dure. Le pressioni arrivano dall’Europa, ma anche dagli Stati Uniti, dove le multinazionali farmaceutiche da sempre denunciano «la pirateria intellettuale» in corso in India su vasta scala.
Il mercato farmaceutico indiano è dominato al 95% dai farmaci generici e all’80% da compagnie nazionali.
E anche se l’Unione europea ha voluto rassicurare il paese, affermando che il futuro accordo non limiterà in alcun modo la capacità dell’India di produrre ed esportare medicinali, tra le associazioni e tra i produttori domina lo scetticismo.
E una certa inquietudine mostra anche Medecins sans frontières, che dalla fine degli anni 90 si approvvigiona abbondantemente presso i produttori indiani di farmaci generici di cocktail antiretrovirali, destinati soprattutto all’Africa.
E intanto le compagnie straniere moltiplicano le acquisizioni in India, sperando di cavalcare un mercato che cresce in media del 12-13% e che, secondo PricewaterhouseCoopers, nel 2020 varrà 50 miliardi di dollari (40,7 miliardi di euro).
Ma non ci sono solo i farmaci generici: in India fa passi da gigante anche il settore delle apparecchiature medicali low cost. Come quelle prodotte da GE Healthcare, che ha appena messo a punto una macchina portatile per l’elettrocardiogramma che pesa meno di un chilogrammo e funziona a batteria.
Questo mercato, che, sempre secondo PricewaterhouseCoopers, vale 3 miliardi di dollari e cresce di circa il 10% all’anno, attrae compagnie come Siemens e Philips. Il segreto? Tecnologia da primo mondo e prezzi da terzo.