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 2010  luglio 13 Martedì calendario

DAL TERRORISMO A MARRAZZO, L’ELITE DELL’ARMA E I SEGRETI D’ITALIA

Dietro a quella sigla c’è lo scrigno che racchiude i segreti della nostra storia recente. E quelli di oggi, e quelli che verranno. Basta guardare il catalogo di stagione per avere un’idea di quel che passa per le mani del Ros, il Raggruppamento Operativo Speciale dei carabinieri.
C’è l’inchiesta sui Grandi Eventi e il G8 della Maddalena. In una parola, la cricca. Non si era ancora spento il clamore per quella vicenda che il 23 febbraio 2010 la procura di Roma arrestava il faccendiere Gennaro Mokbel, chiedeva lo stesso trattamento per il senatore del Pdl Nicola Di Girolamo e depositava un’ordinanza di tremila pagine che raccontava di un giro di riciclaggio internazionale che coinvolge anche Fastweb e Telecom Italia Sparkle. Da un filo di quella matassa nasce l’inchiesta sui presunti fondi neri di Finmeccanica.
A ben vedere non si tratta di un catalogo, ma della posta in gioco. Il Ros dei carabinieri ha in mano le sorti di una fetta importante di questo Paese. E la circostanza obbliga in queste ore i palazzi della politica a un riflesso pavloviano, valutare una parte per il tutto, ovvero le possibili ricadute della sentenza di condanna del generale Ganzer sull’elenco di cui sopra. Al quale bisogna aggiungere, per completezza, le indagini ancora in corso sul caso Marrazzo e lamisteriosa morte del pusher Gianguerino Cafasso, le più delicate inchieste di ”ndrangheta sull’asse Reggio Calabria-Milano, quelle sui possibili intrecci tra camorra e politica, e sono notizia di ieri gli arresti dell’ex consigliere regionale dell’Udeur Nicola Ferraro e di altre 16 persone, il sigillo alle indagini sulle attività imprenditoriali dei Casalesi, che dimostrano il controllo capillare dei clan sui politici locali. Da tempo il Ros si occupa di terrorismo, concentrandosi sull’Araba Fenice degli anarco-insurrezionalisti. I suoi ufficiali rivendicano la prima indagine nostrana sull’eversione di matrice islamica. Era il 1998, operazione congiunta dei carabinieri e della Cia per sgominare una cellula fiancheggiatrice di Al Qaeda in quel di Torino.
L’anno di fondazione è il 1991, legge 203 del 12 luglio che unifica i vari comandi anticrimine dell’Arma. «Veniamo da molto più lontano, dal 1978» diceva allora un ufficiale. Dall’antiterrorismo voluto dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il Ros nasce per ripetere quell’esperienza in chiave antimafia. Personale qualificato, costituito solo per un quarto da carabinieri semplici, gli altri sono tutti ufficiali. A rendere davvero «Speciale» il Ros è il trauma della strage di Capaci. I reparti speciali (come anche il Gico della Guardia di Finanza e lo Sco della Polizia) ottengono dalle istituzioni una autonomia reale. Un pm può indagare con loro senza passare dai vertici nazionali o locali. Sono anni di operazioni importanti per il neonato Ros guidato da Mario Mori, che fu stretto collaboratore di Dalla Chiesa. La nave della cocaina con i carichi nascosti sotto lo scafo che vengono rubati ai trafficanti dai sub del Ros. E soprattutto, la Sicilia. Nel 1993 prendono Totò Riina, l’anno seguente tocca ai fratelli Graviano. I processi e le accuse di questi giorni a Mori sono ancora lontani.
Nel 1994 il pool Mani Pulite arresta il finanziere romano Giancarlo Rossi. Nel suo ufficio viene trovato un appunto di nomine da proporre al Comando generale, discusse con il ministro della Difesa Cesare Previti. «Mori va trasferito, nessuno deve sostituirlo» si legge sul foglietto. Nel 1996 un colonnello del Ros si finge imprenditore per scoprire i traffici dei Casalesi sugli appalti per l’Alta Velocità. Si infiltra, arriva a discutere anche con politici di ogni colore, fino in Parlamento. Il confronto tra il governo Prodi e i vertici dell’Arma è durissimo. Un provvedimento del ministro dell’Interno Giorgio Napolitano sancisce la fine dell’autonomia operativa, tutto torna sotto il controllo dei comandi nazionali. Scoppiano i primi scandali, traballa la gestione Mori.
L’affaire più importante è quasi una fotocopia della vicenda Ganzer. A Genova viene incriminato il colonnello Michele Riccio. Avrebbe creato una raffineria di droga a Savona per pagare informatori con cocaina e avere carichi destinati alle operazioni sotto copertura. Riccio, che si sente scaricato da Mori, parla della mancata cattura di Bernardo Provenzano e contribuisce a innescare le indagini sulle trattative tra Stato e mafia che vedono coinvolto il suo ormai ex capo.
Dopo un breve interregno arriva Ganzer, ex capo dell’Anticrimine di Padova protagonista della battaglia con la mafia del Brenta e i giostrai slavi suoi alleati. I rapporti con Mori sono tiepidi ma non ostili, i due hanno lavorato insieme ai tempi di Dalla Chiesa. Lo stile rimane simile, grande autonomia di movimento. In comune, i padri fondatori del Ros hanno anche i guai con la giustizia. Una crepa sullo scrigno dei nostri segreti.
Marco Imarisio