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 2010  luglio 13 Martedì calendario

NO DI BERNA AGLI USA: POLANSKI LIBERO

Roman Polanski è libero da ieri a mezzogiorno. La Svizzera ha deciso di non estradare negli Usa il regista franco-polacco, accusato oltre oceano di aver abusato di una ragazza tredicenne nel 1977. Polanski secondo le testimonianze di alcuni giornalisti e fotografi avrebbe lasciato in auto verso le due del pomeriggio il suo chalet Milky Way, nella località turistica elvetica di Gstaad, nel Canton Berna, nel quale è rimasto sino a ieri agli arresti domiciliari. Un jet privato è decollato circa un’ora e mezza più tardi dal vicino aereoporto di Saanen, forse diretto in Francia.
Ma dal piccolo scalo non è venuta nessuna conferma.
Polanski, che compirà 77 anni il mese prossimo, era stato arrestato nel settembre del 2009 all’aeroporto di Zurigo,sulla base di una mandato di cattura Usa del 2005. Dal 4 dicembre scorso il regista era agli arresti domiciliari, con l’obbligo di braccialetto elettronico. Polanski aveva anche dovuto versare una cauzione di 4,5 milioni di franchi (3,4 milioni di euro).
Il no elvetico all’estradizione è stato spiegato dal ministro di Giustizia e Polizia, la signora Eveline Widmer-Schlumpf. Il primo e principale motivo è che il Dipartimento Usa di Giustizia non ha trasmesso alla Svizzera il verbale con le dichiarazioni del pubblico ministero Roger Gunson,che negli anni ’70si era occupato del caso e che secondo gli avvocati di Polanski aveva affermato che i 42 giorni scontati all’epoca dal regista in un reparto psichiatrico di un carcere Usa rappresentavano già la pena complessiva.
Se così fosse, una nuova procedura non avrebbe senso. E visto che «non è stato possibile escludere la presenza di un vizio nella domanda di estradizione statunitense», Polanski non poteva che essere liberato, ha detto il ministro elvetico. Berna non assolve Polanski, insomma, ma prende atto del vizio giuridico.
Il secondo motivo addotto da Berna è la «tutela della fiducia, principio del diritto internazionale e nazionale». Secondo il Governo svizzero occorre tenere conto del fatto che Polanski ha acquistato lo chalet di Gstaad già nel 2006 e che vi ha soggiornato nel corso degli anni passati, senza che le autorità Usa avessero mai presentato una domanda formale di estradizione. Un quadro di fiducia per l’accusato.
Una frase della WidmerSchlumpf («Bisogna sempre trovare una soluzione che sia ineccepibile sia giuridicamente che politicamente»)ha rinfocolato peraltro i dubbi sull’esistenza anche di un aspetto politico. Se da un lato Francia e Polonia hanno sempre difeso Polanski, dall’altro gli Usa non hanno nascosto il loro forte interesse a processare il regista. La Widmer- Schlumpf ha però escluso cedimenti nei confronti di Parigi e Varsavia, così come ostilità nei confronti di Washington. Un’ostilità, secondo alcune voci, che avrebbe potuto nascere sull’onda della vicenda della banca elvetica Ubs, accusata e sanzionata negli Usa per aver favorito i reati fiscali di clienti americani.
«Siamo delusi, continueremo a cercare giustizia», ha detto in serata Philip Crowley, portavoce del Dipartimento di Stato. Sempre in serata, lo stesso Polanski ha rivolto un «immenso grazie» a tutti coloro che lo hanno sostenuto, senza fornire dettagli sul luogo in cui si trova. «Sono pazzo di gioia», ha affermato il filosofo francese Bernard- Henry Lévy, autore di petizioni a favore di Polanski. Soddisfazione hanno espresso i ministeri francesi della Cultura e degli Esteri ed il ministero polacco degli Esteri.