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 2010  luglio 13 Martedì calendario

RINASCITA DI UN GRANDE PAESE VIRTU’ MORALI DEI TEDESCHI

Ci voleva il calcio per portare all’attenzione degli italiani la profonda evoluzione della Germania attuale. Nell’anteguerra ho conosciuto bene i tedeschi: un semestre a Heidelberg e molte occasioni di incontro per studio e rapporti di amicizia. Poi, in guerra, due anni come ufficiale di collegamento nella Wehrmacht per impieghi speciali. Dopo l’armistizio, internato militare in Polonia e in Germania. Infine, dopo un’avventurosa uscita dal campo d’internamento, in attesa di rientrare in Italia, addetto ai rapporti con le amministrazioni locali in un Governo militare alleato. Soddisfatto di aver chiuso i rapporti coi tedeschi, per anni non ho voluto avere con loro alcun rapporto. Poi furono i miei figli a dirmi che i tedeschi erano cambiati e d’altra parte come si fa a vivere in Europa e ignorare la Germania? Adesso sono quasi convinto che la Germania è l’unica nazione che ha condotto su sé stessa un profondo esame di coscienza e cerca di aggiornare la sua visione del mondo. Ciò non è avvenuto nel nostro Paese (salvo casi individuali), ma neanche in Francia e Gran Bretagna e, probabilmente neppure negli Usa. Terrei a conoscere il suo parere: come giudica la posizione della Germania nel panorama internazionale?
Gian Lupo Osti
glosti@tiscali.it
Caro Osti, le sue esperienze italo-tedesche mi hanno ricordato, per associazione di idee, una lettera che Alberto Blanc, segretario generale del ministero degli Esteri del Regno d’Italia, inviò a un esponente del governo dopo la guerra franco-prussiana del 1870. Blanc aveva capito che la Germania sarebbe stata teatro di uno straordinario rinascimento economico, politico, scientifico e la additava al suo corrispondente come il modello a cui l’Italia avrebbe dovuto ispirarsi. Così accadde, effettivamente. La nostre banche e le nostre industrie (spesso fondate con capitali tedeschi), i nostri partiti politici (dai socialisti ai popolari), i nostri primi passi sul terreno della previdenza sociale sono in buona parte ispirati dall’esempio tedesco. Hitler e la Seconda guerra mondiale hanno offuscato l’immagine del Paese, e non è stato facile spiegare agli italiani, per molti anni, quale patrimonio di cultura, operosità, dinamismo economico, intelligenza scientifica, profondità filosofica, creatività artistica e letteraria sia stato accumulato dalla Germania fra l’Ottocento e il Novecento.
Non sono stato sorpreso, quindi, dalla rinascita tedesca e dal peso che la Repubblica federale ha assunto nella politica internazionale, non soltanto economica. Il processo di auto-analisi e l’esame di coscienza a cui lei fa riferimento nella sua lettera non possono stupire coloro che hanno familiarità con la storia tedesca delle generazioni precedenti. Se dovessi definire sommariamente le virtù della Germania userei le parole serietà e moralità, vale a dire, nel loro significato tedesco, diligenza, impegno personale e collettivo, precisione, senso di responsabilità, lealtà. Senza queste virtù la Germania non avrebbe saputo processare se stessa per le colpe commesse nel corso della prima metà del Novecento.
Può accadere, purtroppo, che queste stesse virtù siano messe al servizio di altri obiettivi. Anche nel nazismo vi furono precisione, diligenza, impegno collettivo, lealtà. Con una forzatura paradossale si potrebbe sostenere che la Germania si è purgata del nazismo con le stesse qualità e gli stessi strumenti con cui lo aveva abbracciato. È stato detto che il popolo tedesco è, più di altri, irreggimentabile. Ma i reggimenti, se mal comandati, possono fare qualche volta la guerra sbagliata.
Sergio Romano