
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il presidente Mattarella ha dato inizio ieri sera alle consultazioni, ricevendo, ciascuno per mezz’ora, il presidente del Senato Pietro Grasso, la presidente della Camera Laura Boldrini e il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Oggi tocca alle formazioni minori (e si andrà avanti per tutto il giorno), domani sarà la volta dei partiti maggiori. Chiuderanno il M5s, senza Grillo, e il Partito democratico, senza Renzi.
• Già, che fa Renzi?
È tornato a Pontassieve. In un video lo si vede salutare allegramente i cronisti dal finestrino abbassato dell’automobile. Ha portato i figli a giocare a pallone. Poi, se ha mantenuto la promessa dell’altro giorno, avrà affrontato con loro un torneo alla playstation. C’era pure da festeggiare il compleanno della nonna di 86 anni. In tutte queste confidenze, o addirittura esibizioni, di felice vita familiare c’è naturalmente un significativo contenuto politico. Il premier uscente non vuole mostrarsi preoccupato né ferito né perdente. Il messaggio implicito è: sono talmente forte che me ne sto a casa mia come un qualunque privato cittadino. Del resto in Direzione l’ha detto: tocca a quelli del No risolvere la faccenda. Tra «quelli del No» ci sono anche i suoi compagnucci della minoranza Pd.
• È veramente ancora così forte?
Chi sa. L’uomo in ascesa dentro il Pd sarebbe Dario Franceschini, romanziere e ministro dei Beni culturali nel governo dimissionario. Controllerebbe un quinto dei membri della Direzione. Potrebbe giocare sulla non troppo forte amicizia dei gruppi parlamentari verso il premier uscente. Avrebbe stipulato un patto con Andrea Orlando, ministro dell’Ambiente nel governo di Enrico Letta e ministro della Giustizia nel gabinetto di adesso. I due manovrerebbero d’intesa per diventare uno presidente del Consiglio e l’altro segretario del Pd. Sarà possibile rovesciare Renzi anche nel partito quando, finite le consultazioni, sarà inevitabile un confronto in Direzione? Confronto in streaming, tra l’altro.
• In questa situazione, quale coniglio tirerà fuori dal cilindro il povero Mattarella?
Lo sapremo lunedì prossimo, dato che il presidente, finite sabato sera le consultazioni, si prenderà tutta la domenica per riflettere e - suppongo - per telefonare a qualche decina di uomini potenti. Le soluzioni sono al momento tre, e le andiamo ripetendo da svariati giorni. Incarico esplorativo a Padoan, al momento l’ipotesi più probabile, per un governo in qualche modo tecnico e che abbia a cuore il delicato momento economico, specie in riferimento allo stato del nostro sistema bancario. Incarico esplorativo al presidente del Senato, Pietro Grasso, per un governo cosiddetto istituzionale, ipotesi questa che non trova entusiasta lo stesso Grasso. Incarico esplorativo all’attuale ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, il più renziano dei possibili candidati. Improbabile un reincarico a Renzi. Ancora piuttosto lunari le altre ipotesi, tipo Giuliano Amato, un uomo politico che è sempre piaciuto a Berlusconi. Tutte queste idee cozzano contro la posizione del segretario Renzi, il quale non intende dar vita a nessun esecutivo che non abbia l’appoggio di tutti (e anche su questo «tutti» è in corso una discussione). Al momento resta come la più probabile l’ipotesi che non si riesca a mettere in piedi nessun governo e che resti in carica l’attuale gabinetto, dimissionario, fino alle elezioni e anche per un bel pezzo dopo. Questo se Renzi riuscirà a mantenere il controllo dei partito e un minimo anche dei gruppi, cosa per niente scontata. Draghi, comunicando ieri che il quantitative easing andrà avanti fino alla fine dell’anno (e sia pure a colpi da 60 miliardi invece che da 80) avrebbe tolto di mezzo (speriamo) l’incognita finanziaria.
• Che razza di legge elettorale potrebbe far nascere la Consulta il prossimo 24 gennaio?
Intanto non è affatto sicuro che la Corte costituzionale proceda con una decisione vera e propria. Potrebbe limitarsi (è l’ipotesi avanzata dal giudice costituzionale Giuliano Amato) a sottolineare la pericolosità di un ballottaggio senza soglia.
• Che significa?
Nella formulazione attuale, se nessuna forza politica ottiene il 40% dei consensi, vengono mandate al ballottaggio le prime due liste. In un panorama di forte frammentazione potrebbe andare al ballottaggio una lista che al primo giro non avesse ottenuto neanche il 25% dei voti. Questa lista ampiamente minoritaria potrebbe vincere il duello finale e trovarsi poi, grazie al premio, col 54% dei seggi. È uno dei punti che i 14 giudici (l’avvocato Giuseppe Frigo si è dimesso) potrebbero più probabilmente emendare. Ma se si limitassero a una raccomandazione, la palla tornerebbe a politici e alle loro infinite viltà. Sono in discussione, e saranno forse emendate, le soglie di sbarramento, troppo diverse tra Camera e Senato. Infine è auspicabile che i giudici tolgano di mezzo i capilista bloccati, quel vizio tutto nostro per cui i caporioni delle varie formazioni si possono presentare in dieci collegi contemporaneamente, essere eletti in tutti e dieci e scegliere poi loro il collegio da cui farsi eleggere. Trucchetto che dà a loro anche il potere su altre nove candidature.
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