La Stampa, 9 dicembre 2016
L’Ue: in Italia è irregolare l’80 per cento dei migranti
C’è una grande differenza tra quello che succede nelle due «porte» d’accesso all’Europa per i migranti. Dimitris Avramopoulos la riassume con due numeri, anzi uno solo: «L’80% delle persone che attraversano l’Egeo – spiega il Commissario Ue alle migrazioni – sono profughi. In Italia, la stessa percentuale indica invece gli arrivi degli irregolari». I primi possono restare in Europa, magari accolti da altri Paesi nel nome di quella solidarietà che per ora stenta a farsi vedere (in un anno ne sono stati distribuiti solo 8 mila su un totale di 160 mila). Gli altri, secondo la legge, sarebbero da rimandare nel loro Paese d’origine. E qui, per l’Italia, si apre la delicata questione dei rimpatri.
L’accordo tra Ue e Turchia, per quanto contestabile sotto molti punti di vista, un risultato lo ha ottenuto: gli arrivi nel 2016 dalla rotta orientale (177.531) sono diminuiti del 71%. E ora la Commissione ha deciso di togliere alla Grecia l’esenzione che le consentiva di evitare di riprendersi i richiedenti asilo fuggiti negli altri Paesi. Dall’altro lato del Mediterraneo, nell’area centrale, gli arrivi continuano invece ad aumentare. L’ultimo dato segna un +20%: 173.055 nei primi undici mesi del 2016, contro i 144.309 dello stesso periodo del 2015. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di migranti economici, provenienti dai Paesi africani: al primo posto ci sono i nigeriani, a quota 36.359. Come gestire chi non ha diritto alla protezione internazionale?
Da tempo l’Italia chiede all’Europa un aiuto sui rimpatri. «Rispetto allo scorso anno – spiega Fabrice Leggeri, direttore di Frontex – abbiamo triplicato il numero di rimpatri da noi gestiti in collaborazione con gli Stati». Quest’anno Frontex è intervenuta per rimpatriare 9.700 «irregolari» con 209 voli da tutta Europa. Un grande passo avanti rispetto ai 3.500 del 2015. Ma la cifra, comparata con gli arrivi, è irrisoria: solo a novembre (un mese non estivo) in Italia sono sbarcati 13.740 migranti.
La questione rimpatri potrebbe entrare anche nella riforma del regolamento di Dublino, che regola il diritto d’asilo. L’Italia ha già respinto il concetto di «solidarietà flessibile» proposto dalla presidenza slovacca e dagli Stati dell’Europa dell’Est. Questi Paesi si rifiutano di accogliere richiedenti asilo e in cambio propongono un supporto nel pattugliamento dei confini esterni o nella gestione degli hotspot. La discussione è in corso, se ne parlerà oggi al Consiglio Affari Interni e anche giovedì prossimo al Consiglio europeo.
C’è però un punto, nella proposta slovacca, che all’Italia non dispiace affatto. Anziché redistribuire i richiedenti asilo, si suggerisce di redistribuire i migranti da espellere. In questo modo sarebbero gli altri Stati a farsi carico dei rimpatri. Una pratica che magari fatica a rientrare nel concetto di «solidarietà», ma che comunque scaricherebbe sugli altri Stati un onere non di poco conto per i Paesi di frontiera come l’Italia. Non sarà facile però convincere tutti i governi, soprattutto in un’epoca in cui i movimenti populisti di destra soffiano sul fuoco dell’immigrazione sperando di trarne benefici elettorali. Proprio ieri Marine Le Pen – candidata alle prossime presidenziali in Francia – ha proposto di vietare la scuola e le cure sanitarie per i figli degli immigrati irregolari.