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 2016  dicembre 09 Venerdì calendario

CARDINALI

& VESCOVI TURNOVER IN VATICANO –
La rivoluzione di Francesco entra nel vivo. Jorge Mario Bergoglio, che il 17 dicembre compie 80 anni, sa che per dare continuità al suo progetto di Chiesa deve rinnovare i vertici anche a livello locale. Nei prossimi venti mesi arriveranno le decisioni che cambieranno il volto dell’episcopato italiano. In ballo c’è la guida della diocesi di Milano, la più grande d’Europa per numero di battezzati, puntellata da una milizia di circa 2 mila preti, 800 religiosi e oltre 6 mila suore. E poi Genova e Napoli, il posto di vicario di Roma e la poltrona di presidente della Cei: uno scenario che riguarda quasi 10 milioni di fedeli e le posizioni strategicamente più delicate.
Non c’è conclave nell’ultimo secolo, ad esempio, che non abbia avuto come protagonista o candidato forte proprio l’arcivescovo di Milano. Compreso quello del 2013 che ha visto Angelo Scola contendere il soglio pontificio al cardinale di Buenos Aires, senza però riuscire a seguire la scia di Achille Ratti e di Giovanni Battista Montini, eletti nel 1933 e nel 1963. Il 7 novembre Scola ha compiuto i 75 anni, l’età in cui i vescovi devono dare le dimissioni. Resterà al suo posto almeno fino al 25 marzo, giorno in cui Francesco arriverà in visita nella diocesi ambrosiana. Ma intanto la stagione delle nomine in Italia sarà già innescata. Tra gennaio e dicembre diventeranno pensionabili 13 vescovi ordinari, ai quali si aggiungono 10 che sono ancora in carica grazie ad una proroga. Tra questi ultimi, Agostino Vallini, vicario di Roma, 77 anni ad aprile. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, varcherà invece la soglia dei 75 anni a gennaio 2018 e sei mesi dopo sarà il turno di Crescenzio Sepe, inviato a Napoli nel 2006 da Benedetto XVI.
Nel frattempo, a maggio 2017 si terrà l’assemblea dei vescovi che dovrà eleggere il successore di Bagnasco alla guida dei vescovi italiani. E per la prima volta si applicherà il nuovo statuto che prevede una votazione plenaria da cui scaturirà una terna di candidati sottoposta al pontefice per la scelta definitiva. Francesco avrebbe voluto che i vescovi decidessero di individuare il loro presidente in autonomia, come avviene nelle altre nazioni. L’assemblea episcopale ha preferito invece una linea intermedia, rimandando l’ultima decisione al Papa che è anche primate d’Italia. Ma il voto resterà un termometro interessante degli umori della Chiesa nel Paese.
Il pontefice, tra l’altro, nell’ultimo concistoro non ha concesso nuove berrette a ordinari italiani evitando così segnali che potessero sembrare investiture. E anche i cardinali diocesani che Bergoglio ha creato in precedenza, sconvolgendo le logiche tradizionali della geopolitica porporata, sembrano esclusi dalla contesa per ragioni anagrafiche: Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e in passato vicepresidente della Cei, a maggio avrà appena compiuto 75 anni; Edoardo Menichelli, metropolita di Ancona, ne avrà quasi 78. E anche Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Caritas Italia, che Bergoglio ha apprezzato per la sua accoglienza dei migranti a Lampedusa, a 71 anni avrebbe un orizzonte episcopale sufficiente al limite per un solo mandato quinquennale.
Più che nelle onorificenze, quindi, le indicazioni di Francesco sono da ricercare proprio nell’identikit che il pontefice ha tracciato già dai suoi primi discorsi in Vaticano: «Non ci serve un manager, un amministratore delegato di un’azienda né un vescovo “da aeroporto” che cerchi cambi o promozioni, ma una persona che sia in cammino con il popolo con affetto, con misericordia, con dolcezza del tratto e fermezza paterna, con umiltà e discrezione e con una dose di buon umorismo». Linee guida attuate nelle scelte fatte finora.
Dalla sua elezione, Bergoglio ha nominato 67 nuovi vescovi per le diocesi italiane e aggiungendo i trasferimenti ha movimentato un centinaio delle 226 curie episcopali, in molti casi spiazzando previsioni e ambizioni. Come nella contesissima Palermo, dove è stato inviato il parroco Corrado Lorefice. O a Bologna, dove è arrivato Matteo Zuppi, ex ausiliario di Roma, forte di un curriculum pastorale al servizio dei poveri con la comunità di Sant’Egidio. E proprio nella Capitale don Angelo De Donatis, conosciuto da Bergoglio a una cena con i sacerdoti romani, è stato invitato a sorpresa per predicare gli esercizi spirituali alla curia vaticana e poi nominato vescovo collaboratore di Vallini. Pastori «con l’odore delle pecore», li definisce Francesco. E, soprattutto, immuni a carrierismo e ribalte. Per questo anche i nomi circolati finora per le cattedre episcopali più prestigiose potrebbero essere centrifugati dal Papa. La stagione delle nomine più importanti potrebbe essere ancora quella delle sorprese.
Andrea Gualtieri