Libero, 9 dicembre 2016
Così i giudici più pagati al mondo bloccano le elezioni anticipate
La chiamano già la “vendetta di Giuliano Amato”. L’ex premier socialista, sfilato dalla corsa per la Presidenza della Repubblica proprio da Matteo Renzi nonostante la disponibilità del centrodestra a votarlo, è sospettato tra i renziani di avere ordito un «mezzo golpe» impedendo il voto anticipato. Il giudice più in vista della Corte costituzionale, il “Dottor Sottile”, già cofondatore del Pd, è “accusato” di conoscere bene la Carta e, di conseguenza, rinviando il pronunciamento della Consulta sull’Italicum al 24 gennaio, ha impedito di convocare le elezioni anticipate rinviando la “finestra” da fine aprile in poi, un tempo sufficiente a “rosolare” il Rottamatore in carica per il «disbrigo degli affari correnti». L’articolo della Costituzione “incriminato” è l’88 e recita così: «Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere (...). Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato (...), ovvero quando lo impedisca il calendario delle udienze della Corte Costituzionale».
Con la scelta del 24 gennaio, considerato che ci vorrà almeno un mese per scrivere il testo della sentenza, qualche settimana per capire cosa succede e 90 giorni per convocare i comizi, si capisce che gli ermellini hanno di fatto impedito le «elezioni subito» chieste dal premier, come dalla Lega, dal M5s, da Fi e da Fdi. C’entra forse il passato dell’ex premier da socio ideatore con Massimo D’Alema della fondazione ItalianiEuropei o quello stop alla sua salita al Quirinale che poi, di fatto, ha interrotto la stagione delle «riforme condivise» con Berlusconi e portato a tutto ciò che conosciamo? I
renziani credono di si.
E pensare che Amato fu nominato alla Consulta da Giorgio Napolitano, grande sponsor della riforma fallita. Ad insospettire il premier dimissionario il fatto che il pronunciamento dei 15 alti magistrati fosse atteso ad ottobre.
Loro, che restano in carica nove anni, negano manovre: «La scelta di una data anteriore avrebbe privato le parti dei termini (...) allo scopo di costituirsi in giudizio e presentare memorie», hanno scritto in una nota. Non si lasciano convincere Matteo Salvini e, soprattutto, Giorgia Meloni, i quali sospettano che «con tutto quello che guadagnano, 30mila euro al mese, i giudici costituzionali vogliano pure farsi lunghe vacanze di Natale». Le toghe della Consulta sono, secondo l’economista della Bocconi Roberto Perotti, i magistrati più pagati del mondo. I membri 5 nominati dal Parlamento, 5 dal Capo dello Stato percepiscono 360 mila euro l’anno lordi e e il suo presidente, con l’indennità di funzione, arriva a 432 mila. La Corte, che gode di autonomia finanziaria, sembra un po’ il Bengodi: offre ai componenti un appartamento, un auto con due autisti, rimborsi altissimi e, addirittura, il telefono di casa. Mica si ammazzano di lavoro: la Corte si riunisce ogni due settimane dal martedì al giovedì e le ferie estive vanno dal 10 luglio al 20 settembre.