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 2016  dicembre 09 Venerdì calendario

Sofia Goggia, lo sci è cultura: «Leggo e studio per capire come superare i limiti»

Quello che ti colpisce di Sofia Goggia è la profondità di pensiero e il modo spontaneo in cui racconta se stessa. Figlia di un ingegnere e di un’insegnante di Lettere, eloquio forbito ed “erre moscia”, pare un marziano catapultato sulle nevi. Lei ne è consapevole ma non è mai altera. Anzi. È frizzante e punta dritto al cuore del problema. Dopo quattro infortuni alle ginocchia (tre al destro e uno al sinistro) a 24 anni è uscita dal tunnel, «un calvario», e fila veloce in Coppa del mondo. «Non sono più l’atleta che avete conosciuto anni fa». Nella trasferta in Nord America ha dato la scossa allo sci azzurro: terza in gigante, seconda in discesa e terza in supergigante. Oggi ci riprova, tra le porte larghe.
Sofia, qual è stato il cambiamento più importante?
«Sono più riflessiva. Ho fatto un lungo percorso soprattutto dentro me stessa. Ora sono all’altezza della situazione perché, dopo l’ultimo infortunio, ho imparato ad accettare i miei punti deboli. Avevo una mentalità rigida, non aperta ai cambiamenti. Passo dopo passo ho svoltato».
Come?
«Sono seguita dallo psicologo che lavora con la Nazionale (Beppe Vercelli, ndr) ma sia chiaro: il lavoro devi farlo tu. Lui mi ha aiutata a trovare la strada permettendomi di arrivare ad una visione introspettiva di me stessa. Ho imparato ad accettare i cambiamenti, l’unica costante che ti accompagna, tutto si evolve. La vita non è sempre come la desideri, devi capirlo. L’ho fatto ma ad un patto, rimanere fedele a me stessa. A volte qualcuno può pensare che io sia sopra le righe perché urlo nel leader’s corner o saluto come un maschio e non con la manina come se fossi la Regina d’Inghilterra...ma è perché sono felice».
Descriva se stessa
«Ho gusti estrosi, mi piace il pizzo e indosso spesso giubbotti di pelle. Nella foto che ho fatto per la federazione internazionale ho il colbacco di pelliccia. Il chiodo è il mio capo di abbigliamento preferito, non vedo l’ora che arrivi la primavera per indossarlo. Quella con il chiodo sono io».
Si aspettava questo exploit?
«Sapevo di potercela fare ma non pensavo di centrare tre podi. So di valere quelle posizioni soprattutto in velocità. Lavoro sodo, ho un obiettivo da raggiungere e vivo alla giornata. Pretendo molto da me stessa, mi aspetto tutto e niente, sembra un controsenso ma non lo è. Mi aiuta a rimanere con i piedi piantati a terra».
Passioni?
«La lettura. Gialli, thriller, romanzi, passo da Ken Follett alla biografia di Nadia Comaneci e alla letteratura dell’800 inglese. Vorrei avere più tempo, spesso alla sera mi addormento di colpo, stremata».
Aveva iniziato a studiare filosofia all’Università?
«Sì, avevo preparato due esami ma poi mi sono ritirata, era richiesta la frequenza. Così, mi sono iscritta a scienze politiche online. Viaggio con le dispense, le porto in tutto il mondo e appena posso studio. Anche lo sci è cultura».
Da attenta osservatrice, le piace la società nella quale viviamo?
«Per certi aspetti sì, per altri no perché è governata dall’economia e ognuno pensa per sè».
Idee sul futuro?
«Non ne ho. Tutto dipende da come me la gioco in questi dieci anni. Dopo questi podi ho più seguito ma la mia visione è H24, prendo la vita così, giorno dopo giorno.
Sofia, come si esce dal tunnel di quattro infortuni alle ginocchia?
«Con la volontà e la perseveranza. Mi pongo obiettivi giornalieri, procedo passo dopo passo. Adesso sto benissimo, ho fatto molta fisioterapia e il fisico è forte anche se c’è ancora molto lavoro da fare. L’importante è mantenere il livello raggiunto».