Corriere della Sera, 9 dicembre 2016
Sousa e il modulo inventato dagli scozzesi 150 anni fa
Contro il Palermo, nell’ultima di campionato, Paulo Sousa, allenatore della Fiorentina, ha messo tatticamente in campo una squadra che non ha precedenti nel calcio moderno. Lo rovescia anzi dalla base. Ha schierato tre difensori, una mezzala pura (Vecino), e sei giocatori offensivi quando non attaccanti puri (Tello, Borja Valero, Ilicic, Bernardeschi, Babacar e Kalinic). La Fiorentina ha poi vinto 2-1 segnando all’ultimo minuto del recupero, ma non è questa la parte interessante. L’eccezionalità sta nel modulo di gioco, mai tentato da nessun altro, non dall’inizio. La base del calcio dal 1930 a oggi è sempre stata molto semplice: almeno sei giocatori addetti alla fase difensiva, in Italia più spesso sette; e non più di quattro addetti a quella offensiva. Ci sono poi gli inserimenti da dietro, o il ritorno di attaccanti verso la propria metà campo, ma la base dell’equilibrio è sempre stata questa per tutti. Salvo poi cercare qualcosa di diverso durante la partita. Una squadra rompe il proprio equilibrio quando è il risultato ad aver rotto il suo e serve un forzatura per cercare di rimettere le cose a posto. Tanto per dare in modo approssimativo l’idea di Sousa con il Palermo, la Fiorentina ha giocato con qualcosa di simile a un 3-1-2-2-2. Per capirne l’eccezionalità tattica basta ricordare che i primi e gli ultimi a giocare con un modulo simile, furono gli scozzesi 150 anni fa. Era l’alba del calcio, il loro 4-6 rappresentò anzi una forte novità, fu in pratica l’invenzione della tattica. Gli inglesi fino ad allora avevano giocato l’1-1-8, cioè un difensore, un uomo in mezzo, e otto attaccanti in linea a metà campo, ognuno dei quali partiva in dribbling da solo in una specie di torneo medioevale con l’avversario. Gli scozzesi, rubando lo schema dal rugby, si schierarono in modo da potersi passare la palla. Nacque il passing-game, un piccolo, primitivo prototipo del possesso. Per la cronaca, Inghilterra e Scozia si incontrarono nel 1870. C’erano in campo 14 attaccanti ma finì 0-0. Da allora si continuò a considerare disdicevole difendersi, ma i difensori aumentarono sempre più, decennio dopo decennio. Il calcio all’Italiana (lo giocava già Pozzo con la Nazionale anni Trenta) fece capire che se attacchi molto, chiudi l’avversario nella sua metà campo, ma lasci scoperta la tua alle spalle. Nacque una ricerca attenta dell’equilibrio. Fino a Sousa. Che peraltro non credo ci riproverà più.