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 2016  dicembre 09 Venerdì calendario

C’era una volta la telefonata. Oggi è il trionfo dei messaggi vocali

Oggi nel mondo ci sono 7 miliardi e 800 mila sim attive e 7 miliardi e 400 mila persone. Contando anche i fissi, ci sono decisamente più telefoni che persone. Il paradosso, però, è che li usiamo sempre meno per la funzione per cui sono nati, cioè telefonare. Mentre calano numero e durata media delle chiamate, cresce sempre più l’importanza di altre forme di comunicazione: nel 2015, secondo il Pew Research Center, gli americani hanno usato lo smartphone più per «messaggiare» che per telefonare.
In Italia come all’estero le linee fisse sono in calo: nell’ultimo anno, da noi, ne sono scomparse 210 mila. Addio cornetta, ci si chiama dal cellulare. Già nel 2010 oltre una telefonata su due si faceva da mobile, nel 2015 quasi tre su quattro. Ma quanto parliamo? Secondo Asstel, l’associazione di categoria che raggruppa i servizi di telecomunicazione, nel 2015 gli italiani hanno conversato per 160 miliardi di minuti da mobile e per altri 57 da fisso. Gli americani, però, sono meno chiacchieroni di noi, soprattutto dal cellulare. Chiamano tanto, ma per pochi minuti alla volta. Nel 2007 negli Stati Uniti la durata media di una telefonata da mobile ha raggiunto il picco: 3 minuti e 13 secondi. Nel 2012, però, era già precipitata a un minuto e 8 secondi: giusto il tempo di chiedere al partner cosa manca in dispensa prima di passare dal supermercato. Per tutto il resto c’è Skype. O i messaggi vocali su WhatsApp, circa 200 milioni al giorno in tutto il mondo. O le sessioni di chat, che per un giovane americano su due sono significative proprio quanto una telefonata, con buona pace della mamma che magari vorrebbe sentire la voce del figlio anziché accontentarsi di una sfilza di emoji. Anche l’arte di messaggiare sta cambiando. In principio c’erano gli sms, ma nell’ottobre del 2013 i messaggi mandati con WhatsApp e altre app simili sono stati di più di quelli mandati a spese del proprio piano tariffario. Da lì in poi, il declino si è fatto inarrestabile: nell’aprile del 2016 Mark Zuckerberg ha annunciato che in media su Messenger e WhatsApp (che nel frattempo era stato comprato proprio da Facebook) viaggiano ogni giorno 60 miliardi di messaggi contro 20 miliardi di sms. Il triplo.
Chat e videochiamate, quindi, stanno cannibalizzando le telefonate. Ma perché? «Queste nuove forme di comunicazione – scriveva il giornalista canadese Clive Thompson nel 2010 – hanno dimostrato che la telefonata è progettata male: merita di morire». La sua non è un’opinione isolata: la riflessione sui difetti delle chiamate è ormai un genere letterario e di articoli sul tema se ne trovano a bizzeffe. Tutti sembrano concordare con l’eclettico autore e imprenditore Gary Vaynerchuk, secondo cui «telefonare è il nuovo mandare lettere»: una cosa che si fa più che altro per affetto (o per accontentare i parenti vecchia maniera). Per lavoro, si chiama solo dopo essersi accordati via mail o sms. Per sentire amici e partner lontani si opta per Skype. Nella vita di tutti i giorni, stravince il messaggino. Se proprio abbiamo fretta, possiamo sempre alzare la cornetta, purché la conversazione sia breve. E forse tutto questo non è uno snaturamento del concetto di chiamata vocale, ma un ritorno alle origini. Non dimentichiamo che in quel fatidico 10 marzo di 140 anni fa, quando Alexander Graham Bell fece la prima telefonata della storia, si limitò a dire: «Mister Watson, venga qui: voglio vederla». E poi mise giù. Totale: cinque secondi scarsi.