
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
A casa Berlusconi si festeggia la sentenza della Corte di Cassazione con la quale è stato confermato il verdetto d’assoluzione emesso dai giudici dell’Appello in merito al processo Ruby, quello delle cosiddette cene eleganti. In concreto l’esultanza di Berlusconi si traduce in tre idee: essere risarcito in qualche modo per i patimenti sofferti dal 2011 in qua; superare la legge Severino; quindi, riacquisire un titolo pieno a ridiscendere politicamente in campo.
• Idee realistiche?
Mah. Il risarcimento mi pare più un’idea propagandistica delle prime ore, senza sviluppi possibili. Qualunque cosa si pensi della Boccassini, l’iniziativa è stata presa con un quadro normativo diverso da quello in vigore al momento dell’Appello e della Cassazione. L’assoluzione è stata poi frutto di una discussione finale lunghissima (quasi dieci ore), ricca di sottigliezze giuridiche, come sapremo meglio tra 90 giorni, quando potremo leggere le motivazioni. Il superamento della legge Severino, che vieta ai condannati già in primo grado di occupare cariche istituzionali, potrebbe invece realizzarsi: Renzi ha da gestire in Campania il caso De Luca, sindaco di Salerno, condannato ma vincitore delle primarie del Pd per la carica di governatore regionale. Allo stato attuale, se corresse e vincesse, non potrebbe insediarsi. È possibile che un accordo Renzi-Berlusconi sulla Severino riporti in auge il Patto del Nazareno, anche se finora Renzi s’è tenuto alla larga dalla questione. Quanto al ritorno in campo temo che l’uomo di Arcore si faccia troppe illusioni: il partito è a pezzi e privo di linea, il conflitto di interessi opera all’incontrario, passate le regionali Berlusconi dovrà di nuovo sottomettersi al premier-segretario. Più che il ritorno in campo vedo una trasformazione profonda del centro-destra, come esito finale però di una esplosione-frantumazione, che produrrà nuovi leader, nuove sigle e nessuna chance di andare al governo per un pezzo. In questo scenario, non c’è posto per il signore di Arcore.
• Tra l’altro i guai con la magistratura non sono finiti.
No. Incombe prima di tutto il processo Ruby ter: la Procura di Milano sostiene che Berlusconi ha pagato i testimoni del processo Ruby per persuaderli a deposizioni a lui favorevoli o almeno non compromettenti. Secondo l’accusa i pagamenti sarebbero avvenuti attraverso conti esteri e con intermediari. Si tratta di molte decine di migliaia di euro. Chiusura dell’inchiesta tra la fine di aprile e i primi di maggio. Entro quella data, però, i giudici del Tribunale di Sorveglianza, quelli che hanno tenuto sotto osservazione Berlusconi durante la pena di Cesano Boscone, dovranno dichiarare che l’imputato si è effettivamente riabilitato, e questa dichiarazione, che sancirebbe l’estinzione della pena, potrebbe essere messa in forse proprio dalle conclusioni dell’inchiesta Ruby ter: se Berlusconi non fosse riabilitato, dovrebbe scontare un anno di pena ai domiciliari. Il 10 aprile, poi, a Bari, udienza preliminare del processo in cui Berlusconi è imputato con Lavitola per «induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria». L’accusa è collegata alle escort che gli venivano portate nelle sue residenze nelle estati 2008 e 2009. Infine è in corso a Napoli il processo per la compravendita dei senatori al tempo del governo Prodi (tre milioni versati a De Gregorio per indurlo a cambiare campo, ecc.)
• Eppure, se andiamo a vedere, nel match con il suo avversario principale, cioè la Procura di Milano, Berlusconi è in vantaggio…
Molto in vantaggio. Dal 1995 a oggi la Procura di Milano gli ha intentato 20 processi. Berlusconi è sgusciato via 19 volte: sette prescrizioni, due proscioglimenti per intervenuta amnistia, 10 assoluzioni. Una sola condanna: quella per il processo Mediatrade che lo ha sgombrato dal Senato e dalla vita politica costringendolo alla rieducazione di Cesano Boscone.
• Come ha fatto a uscire vivo anche da questa storia di Ruby?
Perché l’avvocato Coppi, abbandonata ogni tentazione di trasferire il processo sul piano politico l’ha tenuto strettamente sul piano del diritto. E sul piano del diritto l’accusa avrebbe dovuto dimostrare il cosiddetto «ultimo gradino»: anche riconoscendo che Berlusconi pagava le ragazze, anche ammettendo che i funzionari di polizia fossero felici di fare un piacere al presidente del Consiglio, non è stato dimostrato né che Berlusconi sapesse dell’età minore di Ruby né che abbia pressato in qualche modo, con minacce o lusinghe, i poliziotti a cui aveva raccontato che la ragazza da consegnare alla Minetti era la nipote di Mubarak. In assenza di queste prove capitali, la condanna non era possibile. Così hanno detto i giudici dell’Appello e così hanno confermato quelli della Cassazione.
• Era un processo che non andava cominciato?
È un fatto che le supposte vittime del supposto reato – Ruby e i funzionari della Questura – non hanno suffragato le tesi dell’accusa.
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