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 2015  marzo 12 Giovedì calendario

Quegli onorevoli impreparati sulla riforma. Dal «non rispondo» di Amendola al forte mal di pancia di Giorgis, fino all’orgoglio di Scalfarotto: i parlamentari del Pd davanti al cambiamento del Senato

L’attimo di spaesamento, il sospiro, la riflessione. La risposta. Una risposta molto breve per alcuni, tanta la voglia di fuggire; molto lunga per altri, così dettagliata, articolata, confusa, da sembrare una sorta di supercazzola. Succede. Agli intervistati abbiamo chiesto spiegazioni sul loro “sì” alla Camera rispetto al ddl approvato per la riforma costituzionale del Senato, nonostante i mal di pancia dichiarati, i pareri contrari di alti costituzionalisti come Stefano Rodotà e Valerio Onida, fino all’Anpi.
Gennaro Migliore, ex Sel: “Non ho tempo”. Ci mettiamo poco. “Allora è la strada giusta, è un passo avanti importante, diventa più efficace”. Cosa? “Il sistema democratico, quella che ne è uscita è una discussione fuorviante”. Democratica. (La voce si alza di un tono) “Rodotà e Onida li rispetto ma non hanno capito”. Non hanno studiato... “Lei mi sta facendo domande che vogliono una risposta diversa”. Ma lei è sempre stato convinto della necessità della riforma? “Sì...”. Bene. 21 giugno del 2013, Migliore firma un manifesto a difesa della Costituzione e contro “la spinta verso l’opzione presidenzialista, considerata ‘pericolosa per le ricadute che avrebbe sull’impianto costituzionale, che verrebbe profondamente snaturato, e sul tessuto sociale e civile del nostro Paese’”. Altri tempi.
Vincenzo Amendola, da vicino a D’Alema, a prossimo renziano. “Non le rispondo”. Perché? (silenzio). “No, non le rispondo”. Ribadiamo, perché? “Avete pubblicato l’elenco di tutti quelli che hanno votato”. Mica è segreto. “Avete scritto che abbiamo distrutto la Costituzione, quindi non rispondo”. Tuuu, tuuuu.
Andrea Giorgis, è anche ordinario di Diritto costituzionale. “Eh... Eh...”. (Pausa). Pronto? “Sì... è un voto condizionato alle modifiche della legge elettorale, puntiamo alle correzioni al Senato, ma se non ci saranno miglioramenti, il voto sarà diverso”. Ha ancora mal di pancia? “Se la dicotomia è tra chi ha mal di pancia per il voto e chi no, allora sono ancora sofferente”. E quindi? “Aspetto le modifiche, altrimenti...”.
Alfredo D’Attorre, minoranza Pd. “In questi giorni sto bene sul piano personale...”. Mentre quello politico... “Capisco il suo sarcasmo su di me e sugli altri”. No, nessun sarcasmo. “No, no, è stato un voto difficile, sofferto, da un certo punto coerente, ma abbiamo votato un testo che non condividiamo... Ma ieri è la prima delle quattro letture... abbiamo senso di responsabilità”. Infatti siete responsabili. “Se i testi resteranno questi non lo voteremo più”. Mettiamo il bollo notarile su questa dichiarazione? “C’è un resoconto parlamentare, ho votato solo per lasciare accesa una fiammella di cambiamento”.
Davide Mattiello, ex leader di Libera. “Buonasera, eccomi qui!”. Volevamo sapere del suo voto. “Ah... non ho un’opinione particolare”. Impossibile. “Pensavo mi chiamasse per il mio lavoro in commissione Antimafia”. Oggi no, allora? “Credo sia meglio procedere con le riforme anziché no... credo che sia meglio non farla. Arrivederci...”.
Giuseppe Lauricella, molto vicino ad Anna Finocchiaro. “Sì... sì... allora... avevamo davanti due vie, o accettavamo o voto contrario”. Questo è sicuro. “Abbiamo scelto la coerenza”. Soddisfatto? “No, l’impianto potrebbe essere molto meglio. Non potevamo fare la figura degli schizofrenici”.
Ivan Scalfarotto, sottosegretario alle Riforme. “(è raggiante) Sono convintissimo, sui principi fondamentali è avanzatissima”. Oltre agli -issimi, la sostanza? “Una cosa sono i grandi principi, un’altra è la macchina”. Molti costituzionalisti non sono così felici. “Ognuno ha la sua opinione, ne abbiamo sentiti tanti e sono con noi”. Parlano di rischio autoritario. “Il bicameralismo perfetto c’è solo in Italia, però mi preoccupa lo spirito della sua domanda”. Mi dispiace. “Nel nostro Paese non cambiava nulla, con la conservazione restiamo nella palude”.
Titti Di Salvo, ex Cgil, ex Sel. “Sono convinta perché ne condivido l’impianto, non per disciplina di partito. È equilibrata, ci avvicina all’Europa”. A quale lato dell’Europa, est o ovest? “Io penso che l’Italicum sia una buona legge, non capisco lo stupore” (da qui l’onorevole inizia con una lunga, lunghissima disquisizione, in alcuni punti incomprensibile). Anche l’Anpi ha manifestato “stupore”. “Mi sembrano valutazioni politiche”. Dai partigiani? “Io li rispetto, ma altri sono con noi”.
Gianni Cuperlo, ex antagonista di Renzi alle primarie. “Mi scusi sono impegnato”. Saremo brevi. “Su cosa”. Il voto sulle riforme. “Mi scusi non posso” (passano cinque minuti e richiama). “Il discorso è complesso e non voglio ridurlo, va argomentato, merita un ragionamento, magari domani”.
Paolo Beni, ex leader dell’Arci. “No! Non stiamo distruggendo nulla”. Ne è certo? “La riforma è utile e necessaria, ma non rinunceremo ad apportare modifiche migliorative”. A sì, quali? “Vi state sbagliando nella valutazione, non c’è alcun attentato alla democrazia. Ci sono solo un paio di incongruenze che vanno corrette”. Quindi ha votato una riforma costituzionale incongruente? “Ci torneremo sopra, ne sono certo...”.