Sergio Luciano, Panorama 12/3/2015, 12 marzo 2015
HA RISANATO ATITECH, ORA VUOLE SALVARE NAPOLI
[Gianni Lettieri]
Sei anni fa stava per chiudere, oggi è in attivo, ha cassa positiva e non ha debiti. «Ma non chiamatelo “miracolo” e basta: Atitech, è un miracolo... napoletano», dice Gianni Lettieri, l’imprenditore che nel 2009 accettò la «missione impossibile» di salvare l’ultimo pezzo della vecchia Alitalia che la cordata Colaninno non voleva rilevare. Atitech sta a Capodichino, aeroporto di Napoli, fa manutenzione per tutta la flotta Alitalia a medio raggio e, tra gli altri, per la Mistral Air, Air Berlin, Air Arabia, Meridiana. In questi giorni sta trattando con l’Alenia per crescere ancora, assorbendo circa 200 dipendenti e gli impianti dell’azienda del gruppo Finmeccanica a Napoli e, forse, Venezia. Sta negoziando per chiudere accordi per avviare attività in Russia e in Albania e trattando con Alitalia per gli hangar di Fiumicino. Insomma, dove c’erano macerie c’è un’azienda sana. A Napoli.
Nella primavera del 2009, i «patrioti» della nuova Alitalia la mollarono: «Tutto, ma non Atitech». E Gianni Letta chiamò Lettieri, all’epoca presidente degli industriali napoletani: «Abbiamo un problema da 600 posti di lavoro a rischio, su Napoli». Era il momento giusto, per Lettieri. Aveva creato da due anni Meridie, una finanziaria di investimenti mirati al Sud e l’aveva quotata in borsa (tuttora l’unica società della città di Napoli in Piazza Affari). E aveva appena faticosamente completato il disimpegno dalla sua attività precedente, nel tessile, quella che lo aveva reso dal nulla un imprenditore globale con l’80 per cento di produzione all’export: una sua innovazione per produrre tessuti denim speciali per jeans, in ciclo integrato, dalle balle di cotone al tessuto finito. Poi, durante una visita in Cina, Lettieri aveva visto con i suoi occhi quanto galoppava l’automazione, e aveva deciso di uscirne: oramai la battaglia nel tessile cotoniero era solo sui costi di produzione. Così, aveva ben collocato in varie mani i suoi impianti ed era pronto a ripartire: appunto con Atitech, dove Meridie investì 12 milioni di euro, vendette gli hangar a Invitalia, riaffittandoli. E vincendo.
Sarà stato anche per questo che tra ottobre 2014 e febbraio 2015 prima Matteo Renzi con Graziano Delrio e poi Maurizio Lupi hanno voluto visitare l’azienda, dopo i sindacalisti Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Per tutti loro, Atitech è la riprova del fatto che anche a Napoli «si può». «Quando ci sono impegno e serietà anche nel Mezzogiorno si possono fare le cose» spiega Lettieri. E Renzi: «Quando ci sono imprenditori capaci e coraggiosi e lavoratori all’altezza non abbiamo paura di nessuno».
Lettieri però adesso, a 58 anni, ha in atto una nuova sfida. Non basta l’azienda: vuole risanare Napoli. È il desiderio del «give back»: ridare alla terra che lo ha fatto crescere un po’ di quel che ha avuto, spiega. L’Imprenditore scugnizzo (Edizioni Iuppiter), come si è definito in un libro autobiografico, fa già politica civica da anni: è oggi il leader dell’opposizione nel consiglio comunale di Napoli, dopo aver surclassato al primo turno l’ex pm Luigi De Magistris quattro anni fa con il 43,7 per cento dei voti, per poi perdere al ballottaggio restando però in consiglio, come promesso. E ora, in piena era post-partitica, ci riprova, con una sua lista sostenuta da chi ci sta. Lettieri è a capo di un insieme di 60 movimenti civici raggruppati sotto la sigla Prima Napoli animati dall’associazione Fare Città e dal think tank under 35 Giovani in corsa.
Il suo mantra è: «Non esistono soluzioni di destra o di sinistra, ma solo buone soluzioni per la città». Un Guazzaloca napoletano. Non a caso, intellettuali di sinistra come il direttore del Corriere del Mezzogiorno Antonio Polito lo stimano e lo sostengono, artisti non certo di destra come Peppe Barra e Peppe Lanzetta presenteranno con lui in teatro la sua biografia. Mentre Enzo Avitabile, cantautore-cult, dice di lui: «Oggi io credo solo negli uomini e Gianni è una persona che ha dei valori e va avanti con quelli».
Imprenditori napoletani eccellenti come Carlo Pontecorvo (Acqua Ferrarelle) ma anche industriali del nord, come Alberto Bombassei e Riccardo Illy, sono con lui; il re della cravatta Maurizio Marinella ha annunciato che non si candiderà per sostenere Lettieri, che peraltro ha presieduto per anni gli industriali napoletani, caratterizzando la sua gestione con una serie di iniziative antiracket e anticamorra, le stesse che hanno scandito la sua vita da imprenditore. Il consenso attorno alla sfida politica di Lettieri è insomma bipartisan e socialmente trasversale, anche se lui tiene molto alla stima personale manifestatagli dal presidente emerito Giorgio Napolitano, che gli scrisse: «Apprezzo vivamente il suo impegno per Napoli».
«Il mio futuro è legato a questa sfida» dice Lettieri. «Non mi rassegno al declino di Napoli. Bisogna riavviare un percorso delle regole e della legalità. Non significherebbe ingessare la città. Al contrario, è il modo giusto, l’unico, per farla rivivere». (Sergio Luciano)